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Cyberbullismo, ‘Una vita da social’: poliziotti nelle scuole per far conoscere ai minori i rischi del Web

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Al via la 4^ edizione della campagna educativa condotta dalla Polizia Postale. L’obiettivo: ‘Evitare che l’uso distorto delle Rete possa continuare a generare il cyberbullismo e addirittura suicidi di alcuni adolescenti. Il web è una risorsa’

La campagna è diretta ai nativi digitali, che sono bravissimi nel maneggiare Pc, smartphone e app, ma, essendo minori, non comprendono i potenziali rischi e i pericoli che possono nascondersi dietro a uno schermo o su una chat. E molto probabilmente neanche i cyberbulli si rendono conto del male che fanno né delle possibili conseguenze penali. Infatti a tutti loro è dedicata Una vita da social, la campagna educativa sulla prevenzione dei rischi e pericoli della Rete. L’iniziativa vedrà gli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazione nelle scuole italiane a spiegare ai ragazzi pericoli e opportunità del web. “L’obiettivo”, si legge sulla pagina Facebook Una vita da social, “è fare in modo che i gravi episodi di cronaca, alcuni dei quali culminati con il suicidio di alcuni adolescenti, ed il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie non avvengano più”. Non a caso Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, presente alla cerimonia di inaugurazione della 4^ edizione, ha dichiarato “la legge sul cyberbullismo, in discussione in Parlamento, sarà dedicata a Carolina”, l’adolescente di Oleggio morta suicida a Novara nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013 all’età di 14 anni dopo essere stata bersaglio di pesanti offese ricevute da alcuni ragazzi su Internet. “Spero che la legge venga approvata entro la fine della legislatura”, ha concluso Boldrini.

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‘Una vita da social’: la campagna con tanti Like

Una vita da social è la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori. Un progetto giunto alla quarta edizione e nel corso delle tre precedenti ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazionihanno incontrato oltre 1 milione di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 106.125 genitori, 59.451 insegnanti per un totale di 8.548 Istituti scolastici, 30.000 km percorsi e 150 città raggiunte sul territorio e una pagina Facebook con 108.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. E proprio a dicembre 2016 “Una Vita da Social”, è stata selezionata dalla Commissione europea tra le migliori pratiche a livello europeo.

11% dei ragazzi approva insulti rivolti a personaggi famosi: è “libertà di espressione”

Il 40% dei ragazzi trascorre on line più di 5 ore al giorno e al 13% è capitato di insultare via web personaggi famosi. Sono alcuni dei dati che emergono da un’indagine sull’hate speech, condotta tra ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni, affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze. Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento – mette in evidenza la ricerca – che rende i ragazzi “facilmente preda di titoli sensazionalistici e ‘bufale’ che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio”.
Altro dato da evidenziare è quell’11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e un 13% a cui è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l’effetto di disinibizione dello “schermo” nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all’altra persona.

Il Superman di Una vita da social ha questa missione da compiere: sconfiggere il cyberbullismo.

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