Martedì 6 Febbraio 2018, come ogni anno, ricorre il Safer Internet Day , la giornata internazionale (ad oggi aderiscono oltre 100 Paesi) di sensibilizzazione per i rischi di Internet, istituita dalla Comunità Europea nel 2004.
Lo slogan di quest’anno è “Create, connect and share respect: a better internet starts with you”, ed è finalizzato a far riflettere bambini e ragazzi circa l’uso sicuro e consapevole della Rete indicando le linee guida per diventare parte attiva e responsabile nella realizzazione di internet come luogo positivo e sicuro.
Dallo scorso anno questa data è stata anche presa come riferimento dal Ministero dell’Istruzione per promuovere la “giornata contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola”.
Sono oltre 10 anni che svolgo ogni anno attività formativa nelle scuole di ogni ordine e grado per portare consapevolezza circa un utilizzo sano, sicuro, legale e consapevole di Internet e dei Social Media.
Grazie all’esperienza derivante dall’incontro con migliaia di bambini/ragazzi, genitori, insegnanti e educatori, posso confermare che oggi l’utilizzo errato dei nuovi media, ha portato e porta a conseguenze sotto gli occhi di tutti e cioè a fatti di cronaca che in qualche modo rientrano nella sfera della triste piaga del cyberbullismo.
Situazione attuale
Infografica Ipsos per Save the Children
Lo smartphone è oggi il regalo della Prima Comunione preferito dai bambini (9 anni). Durante i miei incontri verifico che già un buon numero di ragazzi a 10 anni utilizza lo smartphone con installato un sistema di messaggistica potentissimo quale WhatsApp e la piattaforma di maggior condivisione video, Youtube.
Il mondo offline e online, reale e virtuale si intersecano ormai in tempo reale. Ciò che fanno i ragazzi in qualunque momento della giornata viene poi dagli stessi trasferito e dunque, condiviso, via WhatSapp sul gruppo della classe, della palestra, della squadra di calcio.
Per Cyberbullismo si indica qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali realizzati, per via telematica a danno di minori (Chat e Social Media in primis), nonché la diffusione i contenuti online riguardanti uno o più componenti della famiglia di un minore con lo scopo di isolarlo, attaccarlo o metterlo in ridicolo. Rispetto al bullismo tradizionale è molto più grave in quanto non esistono limiti spazio temporali. Postare un immagine deformata piuttosto che un contenuto denigratorio all’interno del gruppo della classe di WhatsApp significa renderlo disponibile al mondo intero e per sempre. Non si torna indietro, questo è il primo messaggio che è importante trasmettere alle nuove generazioni. Se, in un neanche troppo lontano passato il veicolo principale da cui partivano gli episodi di cyberbullismo erano i social network, oggi il veicolo primario è il sistema di messaggistica istantanea, in primis WhatSapp a seguire SnapChat e Messenger. Si parte con una presa in giro “pubblica” all’interno del gruppo della classe nei confronti solitamente del più debole per arrivare a veri e propri atteggiamenti denigratori e vessatori nei suoi confronti da parte del cyberbullo.
Un ragazzo oggi dovrebbe iscriversi al Social Network o a sistemi di messaggistica come WhatsApp non prima dei 13 anni. Di fatto, una ricerca dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, emerge che quasi 8 adolescenti su 10 (78%) dagli 11 ai 13 anni hanno almeno un profilo approvato dai genitori che in qualche modo danno già un messaggio errato ai figli. Esistono le regole ma si possono trasgredire (in questo caso banalmente mentendo circa l’età). Non stupiamoci poi se i figli stessi sono i primi a non rispettare norme e codici di comportamento.
Fra i principali fatti di cronaca inerenti gravi episodi di cyberbullismo sfociati nel dramma del suicidio da parte della vittima, ricordiamo il primo caso (ottobre 2012) al mondo quello riferito alla ragazza canadese Amanda Todd. A seguire il primo caso in Italia nel gennaio 2013, Carolina Picchio. Storie diverse ma analoghe per modus operandi dei cyberbulli, cioè mediante la veicolazione di immagini rubate che in qualche modo compromettevano la loro reputazione e il loro buon nome.
L’ importanza della prevenzione
Quello che manca oggi è proprio la cultura e l’educazione digitale. Avere quelle informazioni di base (alfabetizzazione digitale) che sono indispensabili per utilizzare questo mondo fantastico, ricco di opportunità e dalle potenzialità immense, ma anche ricco di insidie e pericoli che vanno conosciuti proprio per evitarli e sapere come affrontarli all’occorrenza. Senza demonizzare ma con interventi molto pratici e concreti, occorre formare e sensibilizzare i bambini sin dalla scuola primaria, da un lato insegnando l’importanza del rispetto degli altri del significato di empatia (mettersi nei panni dell’altro), trasferendo concetti fondamentali legati alla sicurezza dei propri dati e alla tutela della reputazione personale. Nello scenario che si presenta esistono sempre tre figure predominanti: il cyberbullo (in buona percentuale è già stato vittima in passato a sua volta), la vittima (vera vittima solo se nasconde la realtà dei fatti e non ne parla con nessuno) e quella che fa la differenza nel bene o nel male, lo spettatore.
In quest’ultimo caso si hanno due scelte: omertà o richiesta di aiuto. Nel primo caso si è a conoscenza di quanto sta accadendo ma non si interviene per paura di passare per spioni o semplicemente perché si pensa non sia poi così grave. In tal caso suggerisco sempre ai ragazzi di provare a mettersi sempre nei panni di colui che subisce i soprusi e le angherie del cyberbullo. Restando in silenzio e ignorando quanto sta accadendo lasciamo evolvere una situazione che potrebbe degenerare in qualcosa di spiacevole, nel migliore dei casi sedute in cura dallo psichiatra piuttosto che isolamento in casa e cambio della scuola frequentata, nel peggiore dei casi al suicidio. In tal caso si è colpevoli quanto il cyberbullo.
Quello che si deve fare è intervenire subito, non appena ci si accorge che uno degli amici è preso di mira da altri. Fare gruppo e isolare il cyberbullo e nel caso non si riesca rivolgersi a un adulto che può essere a scelta un genitore o l’insegnante di riferimento. La tempestività dell’intervento è di estrema rilevanza questo anche per evitare la diffusione senza ritorno dei contenuti o immagini/video riguardanti la vittima e finite in Rete. Importante poi proteggere la propria privacy online inserendo dati personali visibili solo a se stessi, impostare sempre un profilo privato, configurare password efficaci non comunicate a terzi e differenziate per ognuno dei social utilizzati, doppio PIN di protezione su smartphone, evitare di inoltrare all’amico del cuore immagini intime di se stessi, mantenere l’attenzione alta ogniqualvolta si condivide qualcosa con altri Evitare poi la distrazione, una delle principali cause di errori che si commettono incautamente in Rete consentendo a terzi di carpire i nostri dati personali e sensibili e quelli dei nostri contatti.
Per aiutare a capire come un bullo/cyberbullo debba essere affrontato nel momento in cui si è soggetti ad attacchi verbali ci viene in aiuto un bellissimo video che ci fa capire due cose: da un lato dietro a uno schermo è più facile aggredire in quanto si è distanti dalla persona offesa, dall’altro ignorare il cyberbullo che aggredisce è l’atteggiamento che alla fine porta lo stesso a desistere.
Da segnalare, sempre parlando di prevenzione, “You Pol” la nuova APP della Polizia di Stato per segnalare bulli/cyberbulli e spacciatori ( #segnalabulliespacciatori). Gratuita e installabile in ogni ambiente consente di interagire e segnalare episodi di bullismo/cyberbullismo o di spaccio di stupefacenti. E’ possibile interagire direttamente con la Questura del territorio di competenza.
Per sensibilizzare i ragazzi alle conseguenze del fenomeno, è consigliabile far visionare ai ragazzi a partire dalla scuola media, il film “Cyberbully Pettegolezzi online”
Nuova legge prevenzione e contrasto cyberbullismo
Il 18 giugno 2017 è entrata in vigore la LEGGE 29 maggio 2017, n. 71 atta a prevenire e contrastare i fenomeni di cyberbullismo grazie alla caparbietà e il lavoro messo in atto dalla senatrice Elena Ferrara con il prezioso aiuto di Paolo Picchio padre di Carolina, la ragazza prima vittima acclarata di cyberbullismo in Italia.Nell’immagine che segue le principali novità della nuova legge che mira primariamente da un lato a punire il cyberbullo e dall’altro tutelare e aiutare le vittime. Questa infografica molto chiara, messa a disposizione dal Garante Privacy, dovrebbe essere diffusa fra le scuole mediante inserimento del link all’interno della home page di ciascuna di esse.
Sempre sul sito del Garante Privacy è presente il modello di segnalazione/reclamo in materia di cyberbullismo da inviare all’indirizzo di email cyberbullismo@gpdp.it
Da qualche mese è disponibile un servizio di consulenza online per le vittime di cyberbullismo e abusi in Rete o le loro famiglie, gli insegnanti, ma anche i cyberbulli che non sanno come rimediare alle loro azioni, il CNAC (CENTRO NAZIONALE ANTI CYBER-BULLISMO).
Considerazioni finali
Visto lo scenario attuale in cui le nuove tecnologie la fanno da padrone in ogni settore della nostra vita, gli atti di cyberbullismo sono ormai all’ordine del giorno. Il problema non è INTERNET ma l’utilizzo che se ne fa. Se da un lato i colossi del Web devono assumersi l’onere di investire il massimo delle risorse per tutelare e proteggere il minore online, dall’altro esiste però un problema di tipo educativo alla base di tutto. Le due principali agenzie educative, la famiglia e la scuola da questo punto di vista hanno enormi responsabilità. Da un lato un buon genitore prima di dotare il proprio figlio di un dispositivo tecnologico deve in primis inserire restrizioni e controlli parentali, a seguire imporre regole sia nei modi che nei tempi di utilizzo dello stesso. In due parole EDUCARE e AFFIANCARE per poi, una volta instradato nel modo corretto, lasciarlo libero di navigare e comunicare sempre con un occhio vigile fino alla maggiore età.
La scuola da parte sua dovrebbe annualmente prevedere un progetto di aggiornamento della tema legata all’uso sano, sicuro, legale e consapevole di Internet e dei Social Media con una particolare attenzione ai fenomeni del momento (Cyberbullismo, Sexting, Dipendenza tecnologica).
Oggi l’Europa pullula di progetti all’interno delle scuole che puntano a prevenire il fenomeno del cyberbullismo. Nel nostro Paese esistono progetti diffusi a macchia di leopardo ma che fondamentalmente si pone il medesimo obiettivo: generare consapevolezza su ragazzi, genitori e insegnanti.
Fra i principali progetti messi in campo durante il presente anno scolastico, da evidenziare su scala nazionale:
- Generazioni Connesse : un progetto coordinato dal MIUR, che prevede incontri formativi (online e in presenza) nelle comunità scolastiche (insegnanti, bambini, ragazzi, genitori, educatori). Sul sito è presente un Vademecum per la Sicurezza in Rete.
- Zanshin Tech : Lo Zanshin Tech è la prima arte marziale digitale mai creata. Fonde gli insegnamenti tradizionali delle arti marziali orientali (non violenza, rispetto dell’altro, serena concentrazione, disciplina) con conoscenze tecnologiche tratte dal mondo della cyber security. Adatto a tutti (dagli 11 anni in su) insegna a stare sicuri in rete e a difendersi da fenomeni come cyberbullismo, adescamento e altre aggressioni digitali.
- Cyberbullismo 0 in condotta : progetto formativo sponsorizzato da G Data Italia che prevede workshop formativi in alcuni Istituti Comprensivi del Nord Italia, a partire dalla scuola primaria (4^ elementare) sino alla secondaria (3^ media). Gli incontri rivolti ai bambini, alle famiglie e ai docenti tratteranno i rischi e pericoli della Rete e le misure preventive. Sarà aperto un capitolo dedicato specificamente al cyberbullismo, come oggi identificato dal legislatore, al cyberstalking e all’adescamento online e sarà trattato il tema fake news, al fine di dotare tutti gli interessati di informazioni che consentano loro un uso legale, responsabile e tutelato dei nuovi media.