L’orizzonte della formazione aerospaziale in Italia si dipinge sempre più ricco di sfide e opportunità, guidato dall’espansione della Space Economy e dalla crescente complessità delle tecnologie spaziali. In questo contesto, la domanda di professionisti altamente qualificati è in costante ascesa, richiedendo competenze specializzate e interdisciplinari per alimentare l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore.
“Dall’ingegneria aerospaziale classica alle scienze dei materiali, dall’ottica all’elettronica, dalle telecomunicazioni all’informatica, fino alle applicazioni specifiche dei dati satellitari, il panorama delle competenze necessarie si amplia costantemente”, ha spiegato Francesco Cupertino, Rettore del Politecnico di Bari, in occasione degli Stati Generali della Space Economy, che si sono tenuti l’11 e 12 settembre a Torino e Milano.
“L’era digitale impone la necessità di competenze ingegneristico-digitali, con un focus crescente su cybersecurity, big data e intelligenza artificiale per affrontare le sfide del settore. La preparazione del capitale umano deve evolversi rapidamente per abbracciare queste nuove frontiere“, ha spiegato il Rettore. “Oltre alle competenze specialistiche, la flessibilità e la capacità di adattamento sono diventate imprescindibili di fronte alle rapide evoluzioni tecnologiche del settore spaziale. La globalizzazione e l’imporsi dell’intelligenza artificiale sottolineano l’importanza del problem solving, della gestione di progetti complessi e della capacità di operare in contesti interdisciplinari e globali. In un ambiente così dinamico e internazionale, queste competenze trasversali diventano fondamentali per il successo nel settore spaziale“, ha aggiunto Cupertino.
Formazione aerospaziale: Ibrida, che integra conoscenze accademiche con le esigenze delle imprese
“La formazione deve essere agile e allineata alle esigenze del mercato in rapida evoluzione, offrendo percorsi che preparino professionisti competenti a tutti i livelli. Il rapporto “Space Education in Europe” redatto da ESPI evidenzia l’importanza di percorsi educativi che coprano un ampio spettro di competenze spaziali, dai corsi di laurea ai dottorati di ricerca”.
Secondo il direttore del Politecnico “In Italia, l’attenzione è principalmente concentrata sull’ingegneria aerospaziale e sulle scienze spaziali, con una lacuna evidente nei percorsi specifici delle scienze giuridiche, economiche e sociali dello spazio. Questo divario richiede un approccio formativo interdisciplinare che favorisca la collaborazione tra diverse aree di studio e stimoli partenariati tra istituzioni, imprese e mondo accademico”.
Erasmus Nazionale
Per il Rettore, la formazione ibrida, che integra conoscenze accademiche con le esigenze delle imprese, è essenziale per facilitare l’ingresso di nuove risorse nel settore spaziale. “Solo attraverso una formazione dinamica e interconnessa si potrà garantire una diffusione efficace e applicazione delle tecnologie spaziali, aprendo la strada a nuove frontiere di innovazione e progresso”, ha spiegato.
L’Erasmus Nazionale consentirebbe di favorire una maggiore specializzazione delle singole sedi che potrebbero mettere a disposizione degli altri atenei i propri punti di forza in ambito formativo, consentendo l’accesso alle infrastrutture di ricerca e la connessione con le imprese operanti sui territori.
Programmi di imprenditorialità per studenti e ricercatori
“Un altro pilastro del Manifesto potrebbe essere l’introduzione di programmi di imprenditorialità per studenti e ricercatori, incentrati sul trasferimento tecnologico e lo sviluppo di nuovi modelli di business nella Space Economy. Il Politecnico potrebbe portare l’esperienza maturata con l’incubatore BINP, che in pochi anni di attività ha saputo intercettare diverse startup in ambito aerospaziale. Si potrebbe favorire la collaborazione tra incubatori ed acceleratori, soprattutto quelli nati in ambito accademico, condividendo buone pratiche e programmi di formazione per promuovere la creazione di nuove realtà aziendali nel settore, sfruttando le risorse territoriali e favorendo l’accesso ai fondi europei”.
Promozione dell’istruzione nelle discipline STEM
“Una considerazione riguarda la promozione dell’istruzione nelle discipline STEM per rispondere alla crescente domanda di professionisti con competenze tecniche e scientifiche altamente qualificanti nel settore spaziale. Dovrebbero essere incentivati programmi come quelli promossi anche da ASI, che hanno l’obiettivo di stimolare l’interesse degli studenti per le scienze e tecnologie spaziali, attraverso borse di studio, stage e collaborazioni con università e industrie private e, quindi, favorendo lo sviluppo di competenze in aree cruciali come quelle su evidenziate, nonché stimolando l’imprenditorialità”, detto.
Cooperazione tra il settore pubblico e privato
“La cooperazione tra il settore pubblico e privato (agenzie spaziali nazionali, università e aziende private) dovrebbe essere ulteriormente stimolata creando, ad esempio, ecosistemi di innovazione, hub tecnologici e infrastrutture avanzate come centri di ricerca e laboratori, fondamentali per lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia, il trasferimento di tecnologie e di know-how tra le istituzioni accademiche e il mondo industriale ma che fungono anche da attrattori per il capitale umano altamente qualificato, che può accedere a risorse altrimenti inaccessibili. Sia NASA che ESA possono fornire accesso a infrastrutture e competenze scientifiche per lo sviluppo di tecnologie spaziali e la realizzazione di progetti di grande impatto”, ha aggiunto.
Promuovere la diversità e l’inclusione
“Le politiche pubbliche per lo sviluppo del capitale umano nella Space Economy dovrebbero mirare sempre più a promuovere la diversità e l’inclusione. Incentivare la partecipazione di donne, minoranze e gruppi sottorappresentati nelle discipline STEM è una priorità per molti governi anche nel settore spaziale. Promuovere l’inclusione e la diversità nella formazione del capitale umano contribuirebbe non solo a un accesso più equo alle opportunità ma porterebbe ad una maggiore spinta nei processi di innovazione tecnologica attraverso una pluralità di competenze, visioni e prospettive“, ha concluso il Rettore.