Nell’ambito del decreto legge Investment Compact, approvato il 20 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha istituito la categoria delle Pmi Innovative. In ottica Equity Crowdfunding è un potenziale grande passo avanti, in quanto estende a molte Pmi i privilegi fino ad ora riservati alle startup innovative (ad oggi poco più di 3000). Inclusa, appunto, la possibilità di raccogliere fondi attraverso le piattaforme di equity crowdfunding.
Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.Vediamo in dettaglio quali sono i vantaggi che, ora, vengono estesi anche delle PMI Innovative:
- Riduzione degli oneri per l’avvio d’impresa: esonero dal pagamento del bollo e dei diritti per l’iscrizione al registro imprese e dal canone annuale dovuto alle camere di commercio.
- Forme alternative di remunerazione: stock option per i dipendenti e work for equity per i collaboratori esterni (es. avvocati, consulenti, commercialisti). Il vantaggio per chi riceve equity è che tale forma di retribuzione non concorre alla formazione del reddito imponibile.
- Incentivi fiscali per chi investe nelle PMI innovative: detrazione fiscali pari al 19% per le persone fisiche e 20% per quelle giuridiche. A differenza però di quanto previsto per le startup innovative, in questo caso potranno beneficiare della misura solo le PMI costituite fino a sette anni dall’inizio dell’attività o dall’iscrizione alla sezione speciale del registro delle imprese.
- Possibilità di raccogliere capitali con equity crowdfunding: questo è possibile in quanto le PMI costituite in forma di Srl potranno emettere e collocare strumenti finanziari (es. quote), anche differenziandone i diritti. Per esempio, possono essere previsti tipi di quote che non danno diritto di voto in assemblea (qualcosa di simile alle “azioni di risparmio” nelle Spa).
Resteranno invece appannaggio esclusivo delle startup le agevolazioni previste in materia di lavoro e cioè l’assunzione a tempo determinato fino a 36 mesi con possibile rinnovo di ulteriori 12 mesi. Questo in quanto la norma deve essere armonizzata con Job’s Act.
Per le PMI innovative non si applicano nemmeno i vantaggi, concessi invece alle startup, relativi al diritto fallimentare.
Ma quali requisiti devono avere le imprese per rientrare nella categoria di Pmi innovative?
- Devono essere PMI e cioè con fatturato annuo inferiore a €50 milioni
- Non devono essere imprese quotate
- Devono avere l’ultimo bilancio certificato
- Devono possedere almeno due dei tre requisiti relativi alla capacità innovativa:
- le spese in ricerca e sviluppo devono essere almeno pari al 3% del maggiore importo tra costo e valore totale della produzione (escluse le spese per immobili). Tra le spese di ricerca e sviluppo possono essere incluse anche quelle per lo sviluppo precompetitivo e competitivo, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni; le spese legali per la registrazione e proiezione di proprietà intellettuale.
- I dipendenti e/o i collaboratori, per almeno un quinto, devono essere personale altamente qualificato e cioè con dottorato di ricerca o laurea magistrale.
- titolarità di almeno un brevetto o marchio relativi ai campi industriali o biotecnologico.
In sostanza, quindi, si consente alle micro e alle piccole e medie imprese italiane, anche se non sono startup, di accedere ad una fonte di finanziamento alternativa al prestito bancario o al più complesso venture capital.
Il quesito che viene naturale porsi, a questo punto, è quante imprese in Italia sono potenzialmente eleggibili come PMI Innovative. Qualcuno più attrezzato di me avrà il compito di effettuare uno studio approfondito, ma, intanto, riporto qualche riferimento, comunque puramente indicativo.
Il repertorio delle imprese innovative piemontesi, ha censito 1.332 PMI di cui almeno 700 hanno avuto attività brevettuale o hanno investito in R&S. Quello dell’Emilia Romagna ne individua almeno 7.800 che hanno depositato brevetti, investito in R&S o richiesto contributi per investimenti in innovazione.
Infine, riporto una tabella ricavata da un’elaborazione dell’Istituto Tagliacarne su dati Eurostat del 2010, in cui si evidenziano circa 35.000 imprese italiane che, però, hanno innovato nel marketing, nei processi o nei prodotti. Il numero di PMI eleggibili a “innovative” dovrebbe dunque essere una frazione più o meno grande di questo bacino.