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Crowd4Fund. ‘Marketplace Lending: un’opportunità da cogliere anche in Italia’. Intervista a Aurelio Lonardo (AIAF)

Aurelio Lonardo

Il P2P Lending – noto anche sotto altri nomi come marketplace Lending, online Lending, Lending crowdfunding – rappresenta una modalità nuova ed alternativa per ottenere dei prestiti sia da parte delle persone che delle imprese.

Come si può intuire dall’acronimo, utilizza il modello “peer-to-peer” con il quale privati prestano ad altri privati attraverso dei marketplace online gestiti da società autorizzate, in Italia dalla Banca d’Italia.

Il P2P Lending sta riscontrando un successo planetario senza precedenti. Come riporta Massolution nel suo rapporto annuale sul crowdfunding, nel 2014, su un totale di $16 miliardi raccolti con il crowdfunding, le piattaforme di Lending hanno finanziato privati e imprese per 11 miliardi di dollari, principalmente in USA, Cina e UK. In Europa, oltre a UK, anche Francia, Germania, Spagna, Olanda e paesi Scandinavi hanno visto crescere nell’ultimo anno questa forma di finanziamento alternativa al tradizionale credito bancario. In Italia, invece, esistono solo due piattaforme, destinate peraltro ai soli finanziamenti a privati, ma non alle imprese.

Per fare chiarezza e capirne di più, abbiamo chiesto di farcene un quadro ad Aurelio Lonardo, Corporate Finance & Strategy Advisor, nonché leader del P2P Lending working group all’interno di AIAF (Associazione Italiana Analisti Finanziari).

Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Fabio Allegreni. Chi sono i gestori dei marketplace Lending?

 

 

Aurelio Lonardo. Il gestore del markeplace è normalmente un’istituzione finanziaria. In Italia al momento i due gestori attivi operano come intermediari finanziari (ex art. 106 del Testo Unico della legge Bancaria) o istituto di pagamento, pertanto sono soggetti a vigilanza e devono rispettare una serie di requisiti tra cui quello di un patrimonio prudenziale.

Fabio Allegreni. Come funzionano esattamente questi marketplace online del credito?

 

 

Aurelio Lonardo. Il gestore del markeplace mette a disposizione dei privati una piattaforma sulla quale è possibile concludere direttamente tra privati dei prestiti. Le attività svolte da queste società in qualità di gestore di un marketplace online di prestiti sono innumerevoli e complesse. In estrema sintesi si può dire che il gestore fornisce ai privati che offrono prestiti gli strumenti, le informazioni, i termini, i meccanismi, e l’infrastruttura per valutare, perfezionare e amministrare i prestiti fino all’estinzione, incluse eventuali operazioni di recupero dei crediti.

Contestualmente il gestore mette a disposizione dei privati che richiedono i prestiti un canale alternativo a quello classico bancario, svolgendo diverse attività tipiche di una banca, in particolare la selezione e la valutazione del merito creditizio dei richiedenti sulla base di requisiti di base e modelli di scoring.

Queste attività che in banca sono chiamate di istruttoria del credito nel gergo anglosassone del P2P Lending prendono il nome di origination o underwriting e si concludono con l’accettazione o meno della richiesta di prestito. La richiesta di prestito accettata viene quindi “listata”.

Il listing consiste nel rendere visibile la richiesta di prestito agli offerenti privati che possono vedere il profilo del richiedente e la classe di rischio di assegnazione che tiene conto sia della probabilità di default del richiedente che dei termini del prestito richiesto. L’offerente può vedere il profilo del richiedente ma non il nominativo. I richiedenti come anche gli offerenti sono noti con degli pseudonimi scelti in fase di registrazione.

Uno stesso richiedente può rientrare in classi di rischio diverse in base alla durata del prestito e l’importo richiesto: a durata e importi più alti corrisponde una classe di rischio maggiore a parità di rischiosità del richiedente. Ovviamente alle classi di maggior rischio corrispondono tassi di interesse più alti. Le scadenze dei prestiti normalmente vanno da 12 a 48 mesi.

Fabio Allegreni. Cosa deve fare un privato che vuole investire sulle piattaforme di social Lending e cioè che intende offrire prestiti?

 

Aurelio Lonardo. I privati che offrono prestiti, dopo essersi registrati sul sito del gestore, aver sottoscritto un contratto di servizio e bonificato la somma che intendono investire verso un conto di pagamento aperto a loro nome dal gestore presso una banca, vengono abilitati a fare offerte di prestito. L’offerente ha più di una modalità a disposizione per fare offerte. La modalità più utilizzata è quella automatica (autobid) attraverso la quale può definire alcuni parametri come l’importo da destinare a ciascun prestito (viene consigliato in tutti i modi di diversificare moltissimo e quindi non prestare più del 2% dei fondi per ciascun prestito), selezionare le classi di rating dei richiedenti, il tasso di interesse da offrire per ciascuna classe di rating, la durata dei prestiti. Oltre alla modalità automatica è possibile operare in manuale, ovvero fare offerte su specifiche richieste di prestito.

Le varianti possibili di offerta in automatico e manuale possono essere molteplici ed ogni gestore definisce i proprio criteri. L’obbiettivo normalmente seguito dai gestori è quello di dare agli offerenti funzionalità di offerta (bidding) che gli semplifichino il lavoro e nel contempo con la diversificazione massima su molti richiedenti e su molte classi di rischio gli permettano di conseguire un discreto rendimento delle somme investite al netto delle eventuali perdite.

Fabio Allegreni. I rendimenti per gli offerenti sono interessanti?

 

 

Aurelio Lonardo. Al momento le statistiche presentate dai principali gestori delle piattaforme indicano per gli offerenti che hanno ben diversificato rendimenti interessanti se paragonati ad altri prodotti finanziari con un livello analogo di rischio. Non a caso negli Stati Uniti gradualmente i principali protagonisti come offerenti sono diventati gli investitori istituzionali e quelli qualificati che stanno cogliendo quest’opportunità.

Fabio Allegreni. Quali sono le fonti di ricavo delle piattaforme?

 

 

Aurelio Lonardo. I servizi dell’Originator sono remunerati con commissioni. Il richiedente il prestito paga un’origination fee variabile principalmente in funzione della durata del prestito e che gli viene trattenuta all’erogazione dello stesso. Il prestatore invece paga una servicing fee che gli viene trattenuta sulle rate di rimborso del prestito.

Fabio Allegreni. Si può dire che quelli che richiedono un prestito attraverso le piattaforme di P2P Lending sono richiedenti ad alto rischio di credito?

 

 

Aurelio Lonardo. Le piattaforme di P2P Lending puntano molto a sfruttare le nuove tecnologie digitali ed il web per sviluppare funzionalità che possono migliorare e differenziare la loro customer value propostion rispetto alle banche o agli altri intermediari tradizionali: velocità di risposta ai richiedenti; trasparenza di condizioni, modelli evoluti di rating ecc. Pertanto l’obiettivo non è quello di selezionare richiedenti ad alto rischio ma quanto quello di essere capaci di stimare l’effettiva rischiosità di un richiedente sfruttando le tecnologie digitali e la conoscenza dei comportamenti social dei richiedenti che possono fornire informazioni utili per lo scoring.

Fabio Allegreni. Quali sono le principali differenze tra il P2P Lending ed il P2B Lending?

 

 

Aurelio Lonardo. Il P2P riguarda prestiti tra persone il P2B, chiamato anche P2P business, riguarda il prestito tra persone ed imprese. Il P2B si è affermato inizialmente nel Regno Unito con la piattaforma Funding Circle ma ora si sta diffondendo un po’ ovunque.

Quello che cambia sono i modelli di valutazione del rischio di credito, i processi di istruttoria/origination e le strategie di marketing e distributive verso i richiedenti imprese.

 

 

 

Fabio Allegreni. Che prospettive ci sono per il P2B Lending in Italia?

 

 

Aurelio Lonardo. Al momento non ci sono piattaforme attive, ma i rumor di mercato ne registrano alcune ai nastri di partenza in fase di autorizzazione. Va comunque segnalato come già fatto in precedenza, che, a mio avviso, solo con iniziative di forte spessore strategico e finanziario è possibile innescare una maggior competitività nel settore dei finanziamenti alle imprese e creare veri canali alternativi. D’altra parte iniziative come LendingClub e Funding Circle sono salite agli onori della cronaca proprio perché possono contare su cospicui investimenti per la crescita.

Speriamo che in Italia possa avvenire qualcosa di analogo. L’auspicio è che il P2P Lending si sviluppi in Italia proprio per innescare migliori dinamiche competitive a beneficio dei privati e delle imprese.

 

 

 

Fabio Allegreni. E le banche come vedono l’affermarsi sul mercato del modello P2P Lending?

 

 

Aurelio Lonardo. Le banche non sono molto contente per la presenza di queste piattaforme che le disintermediano e capiscono che nel lungo termine ci potrebbe essere un’erosione delle loro quote di mercato.

D’altronde, da una parte, la bassissima remunerazione dei depositi bancari porta i privati a guardare con molto interesse a forme di investimento alternative, dall’altra, prestiti molto costosi o negati spingono privati e imprese a ricercare canali di finanziamento alternativi.

Le banche sono coscienti di questo e si inizieranno a muovere non appena la sfida competitiva portata dai gestori delle piattaforme di P2P Lending sarà reale.

Fabio Allegreni. Quando questo potrebbe accadere in Italia?

Aurelio Lonardo. Se pensiamo all’Italia siamo molto lontani dal momento in cui le banche potranno soffrire della competizione delle piattaforme di P2P Lending. Al momento nel comparto dei prestiti personali i volumi di prestiti originati dalle due piattaforme attualmente attive sono una percentuale infinitesimale di quelli erogati da banche e finanziarie, mentre sul fronte del P2B Lending, cioè dei prestiti alle imprese, siamo a zero.

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