Al Crowdialogue Europe di Graz, circa un mese fa, un panel moderato da Ronald Kleverlaan, fondatore di CrowdfundingHub (network europeo di consulenza e ricerca sulla finanza alternativa) e advisor della Commissione Europea, ha affrontato lo stato della legislazione europea sul crowd-investing (equity e lending crowdfunding). Già nel 2014, con la comunicazione della Commissione Europea “Unleashing the Potential of Crowdfunding“, subito seguito dalla comunicazione del 2015 “Piano d’azione sui mercati dei capitali dell’Unione“, l’organismo di governo europeo aveva riconosciuto che il sostegno al crowd-investing era una priorità. L’UE vedeva il crowdfunding come un’opportunità per stimolare gli investimenti e creare posti di lavoro. Allo stesso tempo, anche le autorità finanziarie europee hanno preso posizione, confermando l’importanza del crowdfunding: ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e di mercato) nel 2014 e EBA (Autorità bancaria europea) nel 2015.
Che novità sono emerse quest’anno e cosa sta facendo l’unione europea sul tema del crowdfunding? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Lerro, avvocato e presidente di AIEC (Associazione Italiana Equity Crowdfunding) che era presente a Graz e ha partecipato al panel.
Fabio Allegreni. Qual è il problema di fondo che l’UE dovrebbe affrontare?
Alessandro Lerro. Regolamenti sul crowd-investing sono stati introdotti nella maggior parte degli Stati membri senza alcun coordinamento, cosicché, al momento, ci sono almeno quattro differenti quadri giuridici generali, alcuni all’interno del sistema MIFID e altri al di fuori. Questo approccio disparato crea problemi di interpretazione piuttosto impegnativi. Ad esempio, per quanto riguarda il sistema del passaporto UE, Lasse Makela, CEO di Invesdor (la prima piattaforma di equity crowdfunding ad ottenere una licenza europea completa MIFID), ha espresso la sua preoccupazione che il loro passaporto UE per i 28 Stati membri sembra essere inutile, visto che il crowdfunding è nella maggioranza dei casi regolato fuori MIFID.
Fabio Allegreni. Come influisce questa lacuna sullo sviluppo del crowfunding?
Alessandro Lerro. La mancanza di norme uniformi rende molto difficile raccogliere investimenti in diversi Paesi e quindi scalare la dimensione delle piattaforme, che è vitale per questo tipo di industria. Inoltre, il passaporto europeo per tutta l’UE non è consentito alle piattaforme di lending, poiché solo i servizi di pagamento sono regolamentati a livello europeo, il che non è sufficiente per operare.
Fabio Allegreni. E come ha affrontato questo problema la Commissione Europea?
Alessandro Lerro. Praticamente ha deciso di non affrontarlo. La Commissione europea ha fatto una sola cosa: una proposta legislativa per il regolamento sul prospetto informativo che riduce l’esenzione per l’obbligo del prospetto informativo da € 5 milioni a € 500.000, rischiando così di mettere fuori dal mercato l’immobiliare, l’energia, le scienze della vita, la crescita delle PMI e il finanziamento per l’espansione. Inoltre, un documento di lavoro dei servizi della Commissione in data 3 Maggio 2016, ha affermato che la natura del crowdfunding è prevalentemente locale (probabilmente qualche “esperto” ha confuso crowd-investing con reward e donation crowdfunding, e si è dimenticato che è responsabilità della Commissione permettere gli investimenti transfrontalieri); che il mercato è ancora relativamente piccolo (prescindendo dal fatto che sta andando ben oltre le previsioni più ottimistiche della Banca Mondiale) e che, quindi, non vi è alcun argomento convincente per un intervento politico livello di UE.
Fabio Allegreni. Cosa si può fare a questo punto?
Alessandro Lerro. Ora è abbastanza complicato e anche pericoloso cambiare le cose. Creare nuove regole quando piattaforme e fornitori di servizi hanno investito milioni, hanno creato imprese e stanno finalmente generando trazione, può essere una soluzione peggiore del problema. Purtroppo, la Commissione ha perso una significativa opportunità di progettare un mercato uniforme ed efficace, di cui ogni Stato membro avrebbe beneficiato.
Fabio Allegreni. Una conclusione piuttosto negativa…
Alessandro Lerro. Infatti. Tutto ciò è triste e deludente. Senza alcuna spiegazione logica, i responsabili delle politiche dell’UE hanno sprecato l’occasione perfetta per regolamentare un settore da zero, che avrebbe evitato problemi di armonizzazione e avrebbe invece contribuito a lanciare quello che la stessa Commissione aveva identificato come un segmento strategico del mercato dei capitali.