Recentemente, in questa rubrica, abbiamo parlato della Crowd Economy come di un’occasione d’oro per la Pubblica Amministrazione. Un’occasione per aggregare in maniera efficace ed efficiente i membri di una comunità in nome di obiettivi e utilità condivisi. Questo modello di sviluppo è stato già adottato da alcune amministrazioni comunali sotto il cappello “SmartCities”, tra le quali il Comune di Milano. Ne abbiamo dunque parlato con Lucia Scopelliti, responsabile del Servizio Smart City presso la Direzione Centrale Politiche del Lavoro, Sviluppo Economico e Università del Comune di Milano.
Fabio Allegreni. Che obiettivi ha il Servizio SmartCities del Comune di Milano?
Lucia Scopelliti. Il principale obiettivo che si è dato il Servizio, sin dal 2012, è stato quello di coniugare, mettendo a sistema, il concetto di città smart al concetto di città innovativa e inclusiva.
Per favorire lo sviluppo di un vero ecosistema dell’innovazione in città e quindi consentire la nascita di pratiche e progetti innovativi, si è agito su due leve complementari: da una parte azionando meccanismi virtuosi all’interno della macchina amministrativa comunale e dall’altra favorendo sinergie e creazione di una massa critica tra la società civile, il mondo dell’associazionismo, le imprese, gli organismi di ricerca e gli istituti finanziari.
Fabio Allegreni. Quali sono i principali risultati raggiunti fino ad ora?
Lucia Scopelliti. Le cose fatte sono tante. Sicuramente uno dei risultati raggiunti più importanti è l’essere diventati uno dei punti di riferimento, per tutti quei soggetti che vogliono richiamare l’attenzione su proposte fortemente innovative per la città di Milano.
Fabio Allegreni. Ad esempio?
Lucia Scopelliti. Mi riferisco ad esempio a due iniziative, del MIUR e di Regione Lombardia, con cui è stato possibile attivare investimenti per interventi sulle Smart cities e, in particolare sul territorio di Milano, per oltre 90 milioni di euro.
Difatti, la capacità di reperire risorse finanziarie “alternative” diventa un aspetto distintivo: proprio qualche giorno fa è stato firmato l’Accordo di finanziamento con la Commissione europea per “Open Care”, un progetto presentato a valere su una call di Horizon2020 che si pone l’obiettivo di sperimentare nuovi modelli di welfare che rendono il cittadino co-designer dei dispositivi di cura di cui necessita.
Un’altra intuizione è stata poi quella di FabriQ con la quale si è voluto restituire uno spazio pubblico ai cittadini assegnando una funzione di sviluppo dell’imprenditorialità giovanile e di produzione di impatto sociale.
Inoltre, proprio poche settimane fa è stato diffuso l’Icity rate 2015, classifica delle città italiane “più smart”, elaborato da Forum PA, dove Milano è passata in 3 anni dal quinto posto del 2012 al primo in classifica sul 2014 e 2015.
Fabio Allegreni. Ha accennato a FabriQ. Di cosa si tratta in particolare e quali sono le sue potenziali future evoluzioni?
Lucia Scopelliti. FabriQ è una struttura inaugurata alla fine del 2013 ed è il primo incubatore di innovazione sociale del Comune di Milano. È nato nella logica del riuso degli spazi abbandonati, è localizzato nel quartiere periferico di Quarto Oggiaro, ed è stato trasformarlo in luogo in cui “incubare” soluzioni innovative nel settore sociale.
L’incubatore è stato affidato in gestione, per un biennio, a Fondazione Brodolini e Impact Hub che si stanno occupando, oltre che della gestione degli spazi e delle attività di animazione territoriale, di accompagnare le startup nel loro percorso di crescita. Ad oggi il Comune di Milano, attraverso due avvisi pubblici, ha permesso l’insediamento all’interno dell’incubatore di dodici startup che stanno godendo di diversi servizi qualificati.
FabriQ ha permesso in due anni di finanziare dodici startup che in un breve periodo sono state capaci di impiegare, a vario titolo, oltre 70 persone. La qualità delle progettualità finanziate è evidente dalla capacità dimostrata dalle stesse startup di saper reperire anche risorse private: le startup incubate hanno ricevuto premi per circa 500 mila euro e due di queste hanno raccolto 2 milioni di euro di capitale di rischio da Fondi privati.
Per il momento stiamo lavorando a un nuovo modello di governance dell’incubatore che consenta, in un orizzonte temporale quinquennale, di garantire la completa sostenibilità economica del progetto. Stiamo anche ragionando su modelli finanziari innovativi basati sulle logiche del “social return on investment”.
Fabio Allegreni. Il Comune ha promosso un bando per la creazione di una piattaforma di civic crowdfunding. Si è concluso l’iter?
Lucia Scopelliti. Sì, proprio due settimane fa è avvenuta l’aggiudicazione del servizio. La scelta è ricaduta Piattaforma di crowdfunding “Eppela”, una delle principali piattaforme italiane “reward based”.
L’individuazione della piattaforma non è altro che un tassello di una strategia che si colloca in un puzzle più ampio. Infatti, il Comune di Milano non metterà a disposizione della propria community solamente una piattaforma di crowdfunding, ma cofinanzierà insieme ai cittadini le iniziative più interessanti. L’idea è da un lato di far conoscere lo strumento del crowdfunding a un pubblico sempre più ampio; dall’altro è una sperimentazione di allocazione di risorse pubbliche secondo una modalità il più possibile aperta e partecipativa.
Fabio Allegreni. Come funzionerà la piattaforma e che ruolo avrà il Comune?
Lucia Scopelliti. Individuata la piattaforma di crowdfunding, nelle prossime settimane sarà pubblicato da parte del Comune un Avviso pubblico per consentire la presentazione di progetti innovativi ad alto impatto sociale, rivolto a imprese, startup innovative, cooperative sociali, associazioni e onlus.
Le migliori progettualità individuate saranno pubblicate su Eppela per consentire l’avvio della raccolta online di micro-donazioni. Le risorse totali dovranno essere raccolte almeno per il 50% proprio attraverso la piattaforma e solo in questo modo si avrà accesso anche alle risorse messe a disposizione dal Comune per la parte rimanente fino ad un massimo del 50% del valore del progetto. Il Comune si fa garante di presidiare i risultati raggiunti e, in una logica di “accountability”, di favorire la comunicazione sugli impatti delle diverse iniziative finanziate.
Fabio Allegreni. Quali ulteriori sviluppi avete in programma per SmartCities?
Lucia Scopelliti. Stiamo lavorando in particolare per la promozione della sharing economy. Il percorso è stato avviato con una consultazione pubblica che si è conclusa con la realizzazione del documento programmatico “Milano Sharing City”, con il quale sono stati definiti i criteri in base ai quali riconoscere le iniziative di “sharing economy” e individuate alcune azioni per avviare e promuovere il fenomeno. Tra le prime iniziative vi è stata la concessione di un locale di proprietà comunale a soggetti che avessero interesse a promuovere il dibattito sulla sharing economy e attivare, tra l’altro, uno sportello fisico e virtuale per animare il dibattito sul tema. È stato promosso poi un albo degli operatori ed esperti dell’economia della condivisione che, a oggi, conta più di 100 iscritti.
Abbiamo anche sostenuto l’organizzazione della settimana della collaborazione (Collaborative Week), evento che si svolge dal 7 al 14 novembre presso Base Milano (Area Ex Ansaldo) per discutere di sharing economy, abitare collaborativo, mobility sharing, coworking e crowdfunding.
Inoltre, per rafforzare questo percorso è stata recentemente costituita l’Associazione “Milano Smart City” che vede la partecipazione del Comune di Milano e della Camera di Commercio di Milano nonché un prossimo coinvolgimento della stessa Città Metropolitana.