Finanza

Crowd4Fund. Come e perché investire attraverso l’Equity Crowdfunding

di Fabio Allegreni |

Un portafoglio efficace punta sulla diversificazione e dovrebbe includere almeno 30-40 startup e, potenzialmente, anche 100 o più

Quando si parla di equity crowdfunding, si tende il più delle volte a sottolineare i vantaggi per gli imprenditori che cercano fondi.

Poiché, peraltro, lo strumento è nuovo e ancora poco conosciuto, vale forse la pena di mettersi per una volta dalla parte dell’investitore e illustrarne vantaggi e svantaggi nonché spiegare come questo strumento possa essere inserito proficuamente nelle proprie strategie di gestione del risparmio.

La premessa fondamentale è che le piattaforme di equity crowdfunding consentono di scegliere tra una vasta gamma di imprese su cui investire, senza sostenere spese di intermediazione né al momento dell’investimento né a quello dell’exit.

Inoltre, l’equity crowdfunding semplifica l’accesso ad una tipologia di investimento che, fino ad ora, era stata esclusivo appannaggio di business angels e venture capital.

Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

In che cosa si investe

 

Investire in aziende attraverso l’equity crowdfunding significa scegliere nuove imprese che si ritiene abbiano il potenziale per crescere. Si investono i soldi in cambio di una parte delle quote del loro capitale, il che significa diventarne soci. Se un’impresa in cui si è investito ha successo, le azioni che si possiedono avranno un valore più elevato di quello che si è pagato e si può quindi essere in grado di venderle ricavandone un profitto, oppure, di ricevere il pagamento di dividendi. D’altra parte, se l’iniziativa non ha successo – come peraltro succede a molte startup – si rischia di perdere tutto o almeno parte dell’investimento.

Perché investire

 

Acquisire quote di imprese in cui si crede, oltre, naturalmente, ai potenziali profitti che possono derivare dall’investimento, consente anche di conseguire alcuni benefici aggiuntivi:

  • La possibilità di essere azionista di un futuro business di grande successo. Lo stimolo diventa così scegliere le imprese che presentano i progetti più interessanti, seguire i loro progressi man mano che crescono e, infine, ottenere credito e riconoscimento per essere stati uno dei primi ad individuarle.
  • Si contribuisce alla cultura dell’innovazione, sostenendo gli imprenditori quando ne hanno più bisogno e dando loro la possibilità di ottenere grandi nuove imprese da zero o quasi.
  • È un modo per essere coinvolti nel processo di innovazione in un settore cui si è particolarmente interessati o di cui si è appassionati, per condividerne il successo. Ed è anche, perché no, una possibilità per sostenere amici e parenti nel loro sforzo di creare un nuovo business.
  • Ci sono vantaggi fiscali. In Italia, è previsto, per esempio, che una persona fisica possa detrarre dalle imposte il 20% del valore degli investimenti effettuati in startup e PMI innovative, che, tra l’altro, sono le uniche a poter raccogliere fondi attraverso le piattaforme di equity crowdfunding.

Quali sono i principali rischi dell’investimento in startup e PMI innovative

 

Ci sono tre grandi tipi di rischi quando si investe in startup.

  • L’impresa fallisce o tira a campare a lungo senza mai realmente avere successo. In questi casi, non sarà possibile riavere indietro i soldi investiti.
  • Anche se l’azienda ha successo, è probabile che l’investimento sia illiquido. L’investimento in una startup di successo è spesso bloccato per un lungo periodo di tempo – spesso diversi anni – mentre il business cresce. Ciò significa che è improbabile che si riescano a vendere le azioni e, probabilmente, nei primi anni dal momento dell’investimento, non si riceveranno nemmeno dividendi, indipendentemente dal successo che stia conseguendo l’impresa.
  • Vi è il rischio di diluizione. Se, dopo la campagna di crowdfunding, la startup raccoglie in seguito ulteriore capitale (cosa che le startup di maggior successo hanno sicuramente bisogno di fare), la percentuale di capitale che si detiene diminuirà rispetto a quella che si aveva originariamente. La diluizione in sé non è sempre negativa, per esempio è meglio avere l’1% di una società che vale 100 milioni piuttosto che il 10% di una che vale un milione, ma è comunque qualcosa di cui si deve essere consapevoli.

L’importanza della diversificazione

 

La chiave per investire con successo in startup – e attenuare i rischi di cui sopra – è la diversificazione. La maggior parte delle startup falliscono, ma le poche che ce la fanno vengono valorizzate a tal punto da consentire che le perdite vengano più che compensate. Ciò implica che, al fine di ottenere ritorni importanti, sia necessario aver investito in una o più imprese di successo.

Le possibilità che ciò avvenga sono molto più elevate se si costruisce un portafoglio diversificato, investendo piccole quantità in molte startup, piuttosto che grandi quantità in poche. Un portafoglio efficace dovrebbe includere almeno 30-40 startup e, potenzialmente, anche 100 o più.

Uno dei vantaggi principali offerti dalle piattaforme di equity crowdfunding consiste proprio nel semplificare la creazione di un portafoglio diversificato di investimenti. Impostare l’investimento minimo a un livello molto basso rende possibile investire in molte aziende, indipendentemente dal capitale complessivo che si sia disposti ad investire. Quindi, per esempio, se si decide di destinare ad investimenti ad alto rischio 10.000 euro all’anno per 3 anni, è consigliabile investire, nei 3 anni, 1.000 euro per 30 startup, piuttosto che 10.000 euro per 3 startup.

Si tenga conto che uno studio di Nesta ha rivelato che i ritorni per gli angel investor relativamente ad un portafoglio ben diversificato è mediamente pari 2,2 volte l’ammontare dell’investimento.

Come si guadagna

 

Il principale modo per far fruttare gli investimenti, banalmente, è quello di vendere le azioni ad un prezzo maggiore di quanto si è pagato. Non esiste (per ora) un mercato secondario per la negoziazione delle azioni di imprese non quotate, il che significa che non si è in grado di vendere quando si vuole. Tuttavia, se l’azienda cresce al punto in cui, per esempio, si quota in borsa, è acquisita da un’altra società o acquista azioni proprie, le azioni potranno essere vendute e, spesso, con un profitto significativo.

In alternativa, succede anche che alcune aziende siano in grado e decidano di iniziare a pagare dividendi. Ciò si verifica se l’azienda ha raggiunto una redditività, e, d’altro canto, non si aspetta di continuare a crescere in modo significativo; dunque, non re-investe tutti i profitti.

Può anche accadere in casi come la costruzione o ristrutturazione di un immobile, dove al termine dei lavori l’immobile viene venduto o affittato, oppure in altri come gli spettacoli teatrali o i film, dove l’impresa ha una durata limitata e gli utili vengono distribuiti al suo termine.

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