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Crisi Tlc, sindacati al Mimit. Ugliarolo (Uilcom): ‘Riunione improduttiva, nulla su Tim’

Il tavolo sulle telecomunicazioni al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) è stato “una riunione improduttiva”, secondo il segretario generale della Uilcom, Salvatore Ugliarolo, con “nessun chiarimento e nessuna risposta” sul futuro di Tim e la tenuta occupazionale di un settore dove sono a rischio 20mila persone.

“Su tutta una serie di questioni che abbiamo posto, a partire dal problema dei call center nei cambi di appalto, con la vertenza ancora senza soluzione dei lavoratori del numero verde Covid 1500, e il problema del cambio di appalto di Ferrovie, con il non rispetto delle clausole sociali, ci hanno comunicato che proveranno a intervenire, ma è chiaro che ci aspettavamo qualcosa di più concreto”, dice Ugliarolo al termine dell’incontro.

Futuro di Tim?

“Sul futuro di Tim – spiega il segretario generale – il ministro Urso sostiene che, per loro, il progetto è quello di una rete nazionale a controllo pubblico però poi non ha dato nessuna risposta dicendo che intanto si attende di capire cosa succede rispetto all’offerta del fondo Kkr“. “Ci siamo lasciati che probabilmente nei prossimi mesi ci sarà un nuovo incontro, ma sulla base di che cosa – conclude Ugliarolo – non è dato sapersi”. L’offerta del fondo americano scade il 30 settembre.

Il Governo ha fatto sapere che sta lavorando ad alcune misure, senza però dire quali. E sulla rete nazionale, con quali fondi? Chi la deve gestire? Quali sono le eventuali ricadute occupazionali per i lavoratori che non vanno a confluire nella NetCo?

Di concreto nulla o quasi e nessun appuntamento fissato. Tutto rinviato a settembre.

Slc Cgil: ‘Italia verso estromissione da settore strategico’

Sulla stessa linea la Slc Cgil. Il timore è che, “il nostro Paese stia ponendo le condizioni per venire estromesso dal settore più strategico dell’industria europea”. È questo il messaggio della Slc-Cgil che sottolinea come sul futuro delle nostre telecomunicazioni non faccia presagire nulla di buono il confronto tra i dati del settore prima e dopo la privatizzazione di Telecom Italia, e oggi Tim.

Nel 1997 la sola Telecom contava 130 mila dipendenti, mentre nel 2021 tutti gli operatori di Tlc ne hanno 55 mila, osserva il sindacato. Nel 1997 Telecom destinava 6 miliardi e mezzo di investimenti industriali. Nel 2021, invece, il totale degli investimenti industriali (al netto delle licenze 5G) di tutti gli operatori ammonta a 7 miliardi. Inoltre mentre il mercato europeo è in crescita, quello italiano avrebbe bruciato 14 miliardi tra il 2010 e il 2021, a fronte di un cospicuo aumento della domanda. “Se l’Europa va verso il consolidamento del settore, nel nostro Paese – per Slc – si osserva la separazione di rete e servizi, in una versione tanto drastica da non avere pari nel continente, che intacca l’assetto societario e non solo il piano contabile”.

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Tlc, Urso (Mimit): ‘Necessaria revisione politica industriale europea’

“Vi è un divario tra quello che è accaduto in Europa con troppi operatori di tlc, tanto più in Italia, e gli Stati Uniti. Chiediamo una revisione della politica industriale europea nel settore delle telecomunicazioni”. Afferma il ministro Adolfo Urso ripreso da Ansa a margine dell’inaugurazione di una mostra a Palazzo Piacentini interpellato sul confronto con i sindacati del settore che il ministro definisce “estremamente positivo, costruttivo”. Con i sindacati “condividiamo la necessità di un rilancio produttivo e industriale per rendere il settore competitivo nel nostro Paese e perciò siamo impegnati, come loro chiedono, affinché vi sia una politica industriale europea che sia consapevole di come sia necessario rendere sostenibili gli investimenti nelle telecomunicazioni”, dichiara Urso. La revisione della politica Ue “sarà accompagnata – continua il ministro – da una politica industriale di filiera che stiamo costruendo con i sindacati e con gli attori, le imprese, affinché sia possibile quell’intervento anche legislativo per completare al più presto la rete, il cablaggio del nostro straordinario Paese, e rendere più competitive le imprese e i cittadini che vi vivono”.

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