Il Consiglio Europeo ha adottato un regolamento per rafforzare il meccanismo europeo di protezione civile dell’UE, in linea con gli impegni già assunti nell’ambito di diversi accordi internazionali tra i quali il quadro di riferimento Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030, l’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
Si tratta di un importante provvedimento che ha il precipuo fine di migliorare la resilienza e la pianificazione in materia di prevenzione, preparazione e risposta agli eventi calamitosi, di origine naturale o antropica.
Attraverso questo importante provvedimento legislativo l’Unione europea continuerà a promuovere ed incentivare investimenti nella prevenzione delle catastrofi, adottando un approccio multirischio, basato sugli ecosistemi e tenendo conto dei probabili impatti dei cambiamenti climatici, in stretta cooperazione con le comunità scientifiche interessate, gli operatori economici chiave, le autorità regionali e locali e le organizzazioni non governative che operano sul territorio ed avuto anche riguardo al sistema di attivazione e funzionamento del meccanismo europeo.
Ed infatti, il meccanismo “unionale” di protezione civile, istituito per la prima volta nel 2001 e disciplinato dalla decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, è un emblema della solidarietà tanto all’interno dell’Unione quanto al suo esterno ed è deputato a coordinare la risposta alle catastrofi naturali o antropiche a livello dell’UE.
Obiettivo del meccanismo, coerentemente con le previsioni dell’articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea, è la promozione della cooperazione tra le autorità di protezione civile dei singoli stati membri per aumentare la consapevolezza e la preparazione alle catastrofi naturali o antropiche e consentire un’assistenza rapida, efficace e coordinata alle popolazioni colpite, pur restando in capo ai singoli stati membri la responsabilità primaria nella prevenzione, preparazione e risposta.
Il meccanismo di protezione civile dell’UE comprende altresì un pool europeo di protezione civile concepito come un’aliquota di risorse specializzate e volontarie di pronto dispiegamento per il caso di emergenza calamitosa, che nel 2019 ha visto anche l’integrazione delle risorse del cosìddetto rescEU, destinato a fornire assistenza in situazioni di maggiore complessità sistemica.
Del resto, l’esperienza senza precedenti della pandemia di COVID-19 ha dimostrato come le conseguenze delle catastrofi per la salute umana, l’ambiente, la società e l’economia possano assumere proporzioni catastrofiche e, pertanto, l’Unione e gli Stati membri devono essere meglio preparati a rispondere alle crisi, sempre più sistemiche e complesse del XXI secolo, anche attraverso un rafforzamento dell’esistente quadro giuridico in materia di salute e protezione civile.
Inoltre, sulla base dei principi di solidarietà e copertura universale di servizi sanitari di qualità e del ruolo centrale dell’Unione europea, è fondamentale un approccio maggiormente strutturato alle sfide sanitarie globali, attraverso un rafforzamento del meccanismo unionale per il complessivo miglioramento della capacità di prevenzione, preparazione e dei mezzi di risposta alle emergenze mediche.
In tale scenario, va altresì evidenziato come anche l’osservazione dei cambiamenti climatici stia conducendo alla rilevazione di un aumento della frequenza, dell’intensità e della complessità delle catastrofi naturali all’interno dell’Unione e a livello mondiale, rendendo così necessario un elevato livello di solidarietà tra paesi.
Per tutte queste ragioni, i membri del Consiglio europeo, con la dichiarazione comune del 26 marzo 2020, e il Parlamento europeo, nella sua risoluzione del 17 aprile 2020 sull’azione coordinata dell’UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze, hanno invitato la Commissione Europea a presentare proposte per un sistema di gestione delle crisi più ambizioso e di più ampia portata all’interno dell’Unione.
Dunque, con il regolamento appena licenziato, la Commissione Europea andrà a collaborare con gli Stati membri per definire e sviluppare gli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi nel settore della protezione civile, quale base comune non vincolante per implementare i modelli di gestione del rischio, valutarli con regolarità periodica, aumentare l’interoperabilità dei sistemi, nonché per sostenere le azioni di prevenzione e preparazione in caso di catastrofi ad alto impatto che provochino o siano in grado di provocare effetti transfrontalieri multinazionali.
Il meccanismo unionale sarà reso ulteriormente efficace attraverso l’accesso ed integrazione con le infrastrutture spaziali dell’Unione europea quali il programma europeo di osservazione satellitare della Terra dell’Unione (Copernicus) e Galileo, la conoscenza dell’ambiente spaziale e GOVSATCOM.
Il testo del regolamento definisce anche il finanziamento del meccanismo di protezione civile nel contesto del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 che prevede, tra l’altro un budget di 1.263 milioni di euro oltre ad un ulteriore consistente fondo per l’attuazione delle misure relative alla protezione civile per affrontare l’impatto della crisi Covid-19 previsto nello strumento di ripresa dell’UE.
Il Regolamento sarà a breve pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà in vigore nei consueti termini di legge.
Articolo di Davide Maniscalco, avvocato – esperto in diritto societario e commerciale, componente del D&L NET