Il mini vertice di Governo per la crisi energetica
Si è chiusa a tarda sera la riunione di ieri tra il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, convocata per trovare nuove soluzioni al caro bollette e al rialzo dei prezzi dell’energia.
Il Governo potrebbe trovare altri 4 miliardi di euro, senza fare scostamenti dal deficit, si legge in una nota diffusa da Teleborsa e ripresa dal Sole 24 Ore di stamane: “1,5 miliardi di euro ricorrendo ai proventi delle aste di CO2 e con la cartolarizzazione di alcuni oneri di sistema che valgono 2,5 miliardi”.
Cingolani: servono misure strutturali
In pratica sembra confermata la proposta avanzata martedì da Cingolani in audizione alla Commissione industria di Camera e Senato, in cui si sottolineava la necessità di una strategia strutturale per uscire dalla crisi energetica attuale.
“Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette, come abbiamo fatto finora – ha detto Cingolani al Parlamento – per il nostro paese, come per gli altri in Europa, è arrivato il momento di una strategia strutturale”.
È molto probabile, quindi, che si decida di avviare il percorso, tracciato dal ministro Cingolani già nei giorni scorsi, per arrivare ad un piano a lungo termine di tagli strutturali che consentano di raccogliere almeno 10 miliardi l’anno.
Rinnovabili e indipendenza energetica
Secondo quanto riportato da RaiNews, il ministro della Transizione ecologica ha proposto di intervenire sulla revisione delle regole del mercato elettrico su base europea: “Questo consentirebbe ai consumatori di beneficiare degli investimenti e dei minori costi dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, di accelerare le installazioni delle fonti rinnovabili tramite una semplificazione dei procedimenti autorizzativi, di accedere a nuovi incentivi che potrebbero esser coperti dal PNRR e dalle aste energetiche”.
Per proteggere poi le fasce di consumo più deboli, cingolani ritorna sul concetto di autonomia energetica, di maggiore indipendenza dall’esterno, come via migliore per evitare ulteriori e futuri shock economici e sociali: “Paghiamo un prezzo elevatissimo per la nostra dipendenza dalla fonte primaria e abbiamo un ‘energy mix’ troppo dipendente dall’esterno, anche se per fortuna abbiamo differenziato le sorgenti più di altri”.
Sicuramente, tra le prime cose che si possono fare, almeno nell’immediato, c’è il ricorso alle aste ETS, cioè al sistema europeo di acquisto di permessi per emettere CO2, che hanno già dimostrato la loro efficacia nell’anno passato.
Si percepisce, però, anche molta insicurezza e l’incapacità, almeno per il momento, di sciogliere i dubbi che il Governo si porta dietro da mesi. Pensare all’Italia agendo in Europa sembra quasi uno slogan, che però non va oltre il suggerimento: chi ci penserà? Come si potrebbe procedere? Con quali strumenti?
Anche il tema dell’indipendenza energetica inizia ad essere spuntato, seppur non di poco conto. Solo di gas consumiamo 70 miliardi di metri cubi l’anno, producendone solo 4. Ma questo è un combustibile fossile che inquina, meglio sarebbe potenziare la capacità delle nostre fonti rinnovabili e contemporaneamente ottimizzare i consumi (se non proprio diminuirli), perchè oltre alle regole del mercato e l’innovazione tecnologica c’è anche un’altra componente fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione: un modello di comportamento virtuoso e sostenibile.
Ulteriori proposte “a lungo termine”
Sempre ieri sera, alla trasmissione televisiva Porta a porta, la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, ha spiegato: “Stiamo ragionando anche di alcune misure a lungo termine, 12-24 mesi”.
“Per fronteggiare il caro bollette stiamo proponendo di poter sterilizzare l’Iva, mettere mano agli oneri di sistema, un contributo una tantum da parte delle aziende che producono energia e che hanno fatto extraprofitti e di estendere alle aziende la rateizzazione delle bollette già fatto per il mercato domestico, l’accelerazione sulle rinnovabili“, ha invece dichiarato Alessandra Todde, vice ministro dello Sviluppo su Rai 2.
Le paure del sistema Paese
Critica Confindustria, che in serata ha rilasciato un comunicato in cui si ribadiva la drammaticità della situazione, richiedendo interventi urgenti e strutturali di politica industriale.
“Questa drammatica evoluzione dello scenario energetico – si legge nel documento di Confindustria – implica, per la manifattura italiana, un fortissimo incremento di costi per la fornitura di energia, che passano dagli 8 miliardi circa nel 2019 a oltre 21 nel 2021 e a oltre 37 nel 2022. Si tratta di un incremento del costo complessivo del +368% nel 2021 e di oltre 5 volte rispetto ai costi sostenuti nel 2020”.
Secondo stime di Assoutenti, il combinato caro bollette e inflazione potrebbe costare all’economia italiana nel suo complesso 100 miliardi di euro di minori consumi da parte delle famiglie per l’anno in corso (sui circa 900 miliardi di euro di consumi totali medi annui a livello nazionale).