Le criptovalute sono state salutate da molti come un driver dell’economia digitale avanzata, da altri invece sono state subito bollate come una minaccia alla stabilità economica del sistema, troppo esposto alle bolle speculative in rete.
Di fatto, dopo un primo periodo di grande crescita, di vero e proprio boom, soprattutto con il popolare bitcoin, ora le valute virtuali si trovano in un momento di grave crisi.
Lo scorso venerdì mattina tutte le principali criptovalute perdevano pesante sui mercati internazionali: nel giro di 24 ore bitcoin registrava un -5,8%, ethereum -8,5%, ripple -5,3%, eos -11%.
Solo nell’ultima settimana la capitalizzazione complessiva di mercato è passata da oltre 277 miliardi di dollari a 251 miliardi di dollari, con una perdita del 10,3% (bruciati 26 miliardi di dollari in sette giorni).
Eppure, sul Sole 24 Ore di venerd’ scorso, si leggeva che Stellar avrebbe annunciato l’acquisizione di una startup attiva nel settore della blockchain pagandola con criptovaluta. Secondo il quotidiano economico si tratterebbe di un’acquisizione di 500 milioni di lumens.
Lumens è una criptomenta creata da Stellar stessa e che oggi vale 20 centesimi di dollaro (all’inizio dell’anno ha toccato il suo picco di mercato arrivando a valere 75 centesimi di dollaro).
Negli ultimi tre mesi il valore di picco è stato di 0,50 dollari.
Oggi lumens è la settima criptovaluta al mondo per utilizzo, con una capitalizzazione di poco inferiore ai 4 miliardi di dollari.
Se tutto andrà bene sarà la prima operazione di acquisizione di un’azienda utilizzando le criptovalute.
Un passo di grande rilievo sullo scacchiere economico finanziario globale, che a questo punto potrebbe registrare ulteriori operazioni di questo tipo, ma valutato negativamente dal sistema bancario mondiale, che nel nuovo Rapporto economico annuale della BRI, la Banca dei regolamenti internazionali (Bank for International Settlements), definisce le valute virtuali come inaffidabili, vulnerabili e pericolose per la stessa economia digitale.
Il Rapporto, infatti, elenca una serie di criticità piuttosto serie, tra cui: la mancanza di affidabilità rispetto alle monete sovrane; l’estrema volatilità del valore delle criptomonete; l’alto pericolo di frodi digitali e cyber attacchi; il possibile tilt di internet.
Soffermandoci su quest’ultimo punto, sono i problemi: uno di archiviazione, l’altro di velocità di elaborazione delle informazioni.
Se un numero crescente di persone nel mondo cominciasse ad utilizzare criptovalute, “la dimensione del libro mastro si gonfierebbe ben oltre la capacità di memorizzazione di un tipico smartphone in pochi giorni, oltre quella di un tipico personal computer nel giro di poche settimane e oltre quella dei server nel giro di pochi mesi”.
C’è poi un discorso di capacità di elaborazione dei dati: “solo dei supercomputer potrebbero tenere il passo con la verifica delle transazioni in entrata”, si legge nel documento, con l’indicazione che “i volumi di comunicazione associati potrebbero bloccare l’accesso a Internet”.