Leggi lo studio “Microplastics and seafood: lower trophic organisms at highest risk of contamination”
La ricerca sulle cozze, le microplastiche bloccano la crescita e creano danni a livello molecolare
Mari e oceani stanno diventando una pattumiera. La plastica soprattutto li raggiunge attraverso fiumi e canali, dopo essersi accumulata nel loro tragitto interno. Negli ultimi 15 anni si sono accumulati negli oceani e nei mari di tutto il pianeta circa 170 trilioni di frammenti di plastica, principalmente di microplastiche.
L’impatto dei frammenti di plastica sulla fauna marina è terribile. Secondo un nuovo studio pubblicato su sciencedirect.com, i molluschi in particolare tendono a cibarsi con grande facilità di microfibre, il tipo più comune di microplastica che galleggia in acqua (fino al 91% del totale).
Il Plymouth Marine Laboratory negli Stati Uniti ha studiato gli effetti sull’esposizione delle cozze blu alle microfibre di plastica, in particolare sugli esemplari più giovani (circa 1 cm di lunghezza).
Ne è venuto fuori che le cozze blu in età giovane subiscono pesanti ripercussioni sui ritmi di crescita a causa dell’esposizione alla plastica marina, riducendo la crescita di circa un terzo.
“Le cozze blu che sono state esposte alla maggiore concentrazione di microfibre di poliestere erano significativamente più piccole e hanno mostrato un tasso di crescita inferiore del 36% in media rispetto alle cozze che non sono state esposte a microfibre”, si legge nello studio.
Danneggiate anche le attività di acquicoltura
Quindi i mitili adulti sono immuni a questo tipo di inquinamento? Niente affatto, anzi, i ricercatori hanno scoperto che le microfibre di plastica possono provocare danni a livello molecolare e indurre forti risposte infiammatorie nei loro organismi.
La crescita ridotta delle cozze giovani potrebbe suonare anche come campanello di allarme per chi le coltiva con finalità commerciali, perché potrebbero venir predate più facilmente e perché il loro valore nutritivo è risultato piuttosto basso durante le analisi di laboratorio, motivo per cui granchi, stelle marine e anche uccelli marini potrebbero aver bisogno di mangiarne un maggior numero rispetto al normale.
In termini di acquacoltura, invece, cozze più piccole renderebbero difficile la loro vendita e sul lungo termine è possibile una diminuzione della redditività di questa attività economica. Ostriche, cozze e capesante forniscono a livello globale più di 8 milioni di tonnellate di cibo ogni anno. Un bel danno quindi.
Non va infine dimenticato che i mitili lavorano come filtri marini, nel senso che hanno il compito di trattenere impurità e rilasciare acqua pulita. Un fatto questo che non va dimenticato perché le concentrazioni di microplastiche in questi animali sono alte e una volta che li mangiamo potremmo assorbirne anche il contenuto tossico a svantaggio della nostra salute.