Dirigenti dell’intelligence Usa e della sicurezza nazionale americana stanno esaminando tra le possibilità quella che il nuovo coronavirus sia nato, più che in un mercato, in un laboratorio di Wuhan e che si sia diffuso a causa di un incidente. Lo riferisce la Cnn citando varie fonti a conoscenza del dossier, che ritengono però prematuro trarre qualsiasi conclusione.
Gli scienziati — lo ribadiamo subito — lo escludono.
Il presidente Donald Trump ha detto ieri che gli Stati Uniti “stanno effettuando un report molto approfondito di questa orribile situazione che è accaduta”.
Il generale Mark Milley, capo dello Stato Maggiore della Difesa americana, ha dichiarato che l’intelligence statunitense sta “esaminando attentamente” il dossier per scoprire se il nuovo coronavirus sia nato in un laboratorio. “Direi solo, a questo punto, è prematuro dirlo, anche se le prove sembrano indicare un origine naturale. Ma non lo sappiamo per certo“, ha detto Milley ai giornalisti.
Washington Post: “Nel 2018 diplomatici Usa allarmarono su laboratorio Wuhan, che ha cancellato dal sito il comunicato della visita”
Ieri il Washington Post ha riportato la notizia di due dispacci diplomatici Usa a Pechino che nel 2018 ammonivano sulle carenze del laboratorio dell’istituto di virologia di Wuhan (Wiv).
La delegazione americana era guidata da Jamison Fouss, console generale a Wuhan, e Rick Switzer, consigliere dell’ambasciata per l’ambiente, la scienza, la tecnologia e salute. Wiw aveva rilasciato un comunicato stampa in inglese sull’ultima di queste visite, avvenuta il 27 marzo 2018. La scorsa settimana, l’istituto di virologia di Wuhan ha cancellato tale dichiarazione dal suo sito Web, sebbene rimanga archiviata su Internet, scrive ancora il Washington Post.
Dunque, due anni prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus, diplomatici dell’ambasciata americana a Pechino visitarono diverse volte l’istituto di virologia di Wuhan (Wiv), che stava effettuando la ricerca per prevenire la successiva pandemia simile alla SARS, e rimasero così preoccupati da mandare a Washington due ‘cable’ (sensibili ma non classificati) ammonendo sulle inadeguate condizioni di sicurezza del laboratorio, che conduceva rischiose ricerche sui pipistrelli. Lo rivela così il Washington Post, riferendo che negli ultimi due mesi le informative hanno alimentato discussioni nel governo americano se questo o un altro laboratorio a Wuhan possa essere la fonte del Covid-19, anche se per ora non sono emerse prove in questo senso e la comunità scientifica propende per un virus proveniente dagli animali e non da provetta.
L’appello cadde nel vuoto
I cable mettono in guardia sulle carenze gestionali e di sicurezza del Wiv e propongono più attenzione e aiuti non solo per l’importanza degli studi sui coronavirus dei pipistrelli ma anche per la loro pericolosità. I diplomatici americani, tra cui esperti scientifici, informarono che le scoperte del laboratorio cinese “suggeriscono fortemente che coronavirus tipo Sars dei pipistrelli possono essere trasmessi agli umani e causare malattie come la Sars. Da un punto di vista della salute pubblica, questo rende la costante sorveglianza dei coronavirus tipo Sars nei pipistrelli e gli studi sui contatti animale-umani cruciali per la previsione e la prevenzione di future epidemie di coronavirus”. L’appello cadde nel vuoto.
Alla domanda sui dispacci, il segretario di Stato Mike Pompeo, che continua a chiamare il coronavirus il “virus Wuhan”, non li ha smentiti, ma non ha nemmeno detto che mostrano legami oggettivi con Covid-19.
Nel mercato di Wuhan non si vendevano pipistrelli
L’autore dell’articolo del Wp scrive che un alto dirigente dell’amministrazione Usa gli ha detto che i cable forniscono un ulteriore elemento di prova della possibilità che la pandemia sia frutto di un incidente nel laboratorio di Wuhan. E sostiene che la versione di Pechino che il virus è emerso dal wet market (“mercati umidi”) di Wuhan è debole, citando ricerche di esperti cinesi su Lancet secondo cui il primo paziente noto di coronavirus, identificato il primo dicembre, non aveva legami col mercato e neppure oltre un terzo dei contagiati nel primo grande cluster. Il mercato inoltre non vendeva pipistrelli.
I “mercati umidi” sono chiamati così perché il termine deriva dal sangue, dalle viscere, dalle squame, dagli escrementi e dall’acqua degli animali agonizzanti in attesa di essere squartati e macellati, che bagnano i pavimenti del mercato.
Diversi medici e giornalisti che hanno riferito in anticipo sulla diffusione sono scomparsi, scrive ancora il Washington Post.
Il 14 febbraio, il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto l’accelerazione di una nuova legge sulla biosicurezza, mentre mercoledì scorso, la CNN ha riferito che il governo cinese ha posto severe restrizioni: è richiesta l’approvazione prima che qualsiasi istituto di ricerca pubblichi qualcosa sull’origine del nuovo coronavirus.
Come detto non ci sono prove che il virus sia stato progettato, gli scienziati concordano ampiamente sul fatto che provenga da animali. “Ma ciò non equivale a dire che non è venuto dal laboratorio, che ha passato anni a testare i coronavirus di pipistrello sugli animali”, ha affermato Xiao Qiang, ricercatore della School of Information dell’Università della California a Berkeley.
Trump: “Superato picco contagi, ripartire prima di maggio”
“Gli Stati Uniti hanno probabilmente superato il picco dei contagi di coronavirus”, ha detto il presidente Donald Trump durante la conferenza stampa alla Casa Bianca sul Covid-19. “Chiaramente la nostra aggressiva strategia sta funzionando”, ha dichiarato citando in particolare il calo dei contagi a New York e Detroit. Ha quindi anticipato che alcune riaperture supereranno le aspettative. “Questi incoraggianti sviluppi ci hanno messi in una posizione molto forte che ci ha consentito di finalizzare le linee guida per gli Stati sulla riapertura del Paese. È molto entusiasmante. Il Paese deve ripartire – ha aggiunto – e vogliamo farlo ripartire presto. Riapriremo alcuni Stati prima di altri e penso che alcuni Stati possano davvero riaprire prima del primo maggio”, riferendosi alla scadenza delle linee guida per il distanziamento sociale.