L'emergenza

Covid-19, informazione frammentata. E la Rai resta a guardare

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Frammentazione informativa e dispersione di risorse: manca ancora una “cabina di regia” dell’emergenza Covid-19, e non soltanto nella comunicazione.

Il “sistema Paese” continua a mostrarsi, anche nell’emergenza, nel suo policentrismo e nella sua frammentazione, e quindi assenza di coordinamento e dispersione di risorse: il disastro provocato da un federalismo mal applicato evidenzia drammaticamente quanto siano differenti le strutture sanitarie nelle diverse Regioni, ma il Governo non sembra essere stato in grado di riportare “ad unità” non soltanto la comunicazione istituzionale, bensì il “decision making”.

Il caso delle “mascherine” (che pure abbiamo già affrontato su queste colonne, come epifenomeno) è veramente sintomatico: non obbligatorie a livello nazionale (secondo le tesi dell’Istituto Superiore di Sanità, fatte proprie dalla Protezione Civile, è sufficiente mantenere le cautele del “distanziamento sociale”), ma assolutamente obbligatorie in due Regioni soltanto (Lombardia e Veneto).

E che dire della “comunicazione istituzionale”?! Policentrica e frammentata, con un Presidente del Consiglio che si propone al Paese, saltellando da un’emittente televisiva e l’altra, con tecniche di comunicazione che non si comprende bene a quale “scuola” si ispirino. È forse una facile ironia ricordare che lo “spin-doctor” di Conte, Rocco Casalino, si è laureato all’Università del Grande Fratello, ma francamente sfugge a qualsiasi mediologo o studioso di comunicazione pubblica comprendere quale sia la strategia (se esiste una strategia!). Senza dimenticare che si accreditano le voci che vedono Conte ed una parte del suo staff alacri all’opra nella costruzione di un “partito del Premier” (il controverso Luigi Bisignani, sicuramente esperto in “dietrologia”, è stato tra i primi a rivelare questo dietro le quinte, sulle colonne de “Il Tempo”).

Conte parla alla Nazione: tutti col fiato sospeso

Esempio odierno, giovedì 10 aprile 2020: da ieri sera, giunge voce che sia imminente una conferenza stampa del Premier, che dovrebbe annunciare il mantenimento della “chiusura” del Paese dal 13 aprile (lunedì prossimo) a domenica 3 maggio, con possibile riapertura, graduale e prudente, di alcune attività. Nella stessa occasione, Conte dovrebbe rivelare qual è lo stato dell’arte dei rapporti con la Commissione Europea, nella “trattativa” per acquisire maggiore libertà di manovra finanziaria rispetto agli storici vincoli dell’Unione Europea.

Questa conferenza stampa era stata annunciata – da fonti vicine a Palazzo Chigi – per ieri sera giovedì, ma è stata poi rimandata ad oggi. Alcuni sostenevano che si sarebbe tenuta alle 14 di oggi venerdì, ma alle 13:30 le agenzie battono questo dispaccio: “Coronavirus, Conte e ministri ancora riuniti dopo 3 ore Al termine è prevista una conferenza stampa Roma, 10 aprile. È in corso da circa 3 ore la riunione tra il premier Giuseppe Conte con i capidelegazione al governo di Pd, Iv, M5s e Leu, per le ultime limature al Dpcm per la proroga delle misure di contenimento del coronavirus, in scadenza al 13 aprile. Sono presenti, secondo quanto si apprende, anche i Ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Al termine, Conte terrà una conferenza stampa: inizialmente era prevista per il primo pomeriggio, ma a causa del protrarsi della riunione l’orario, non è stato ancora fissato” (così Askanews).

Ed il Paese resta con il fiato sospeso. E non è la prima volta.

E la Lega tuona: “oggi il premier Conte interverrà con una nuova conferenza stampa per illustrare gli esiti dell’Eurogruppo. Vogliamo informazioni puntuali e non uno show. All’Amministratore delegato Salini chiediamo di rispettare l’essenzialità della comunicazione condivisa dalla Commissione di Vigilanza con la lettera inviata dal Presidente Barachini. Il canale deputato per le conferenze stampa è Rai News: se si vogliono occupare degli spazi del Tg1 e del Tg2 è comprensibile, ma si organizzi una staffetta di pochi minuti senza stravolgere i palinsesti”. Così i parlamentari della Lega in Commissione di Vigilanza Rai, Massimiliano Capitanio, Paolo Tiramani, Dimitri Coin, Igor Iezzi, Giorgio Maria Bergesio, Simona Pergreffi e Umberto Fusco.

Epistolario agrodolce tra Rai e Commissione Vigilanza

Questa presa di posizione è il risultato di uno strano epistolario – non reso di pubblico dominio – tra Rai e Vigilanza: i due boss di Viale Mazzini hanno inviato alla Commissione bicamerale il 27 marzo un documento nel quale illustrano il grande lavorio (a parer loro) della tv pubblica per presidiare l’informazione sulla pandemia, ma il Presidente della Vigilanza Alberto Barachini (Forza Italia) ha risposto con una lettera che appare quasi uno schiaffo: “si constata con favore la pluralità ed il livello qualitativo delle iniziative e dei progetti che sono disponibili sui canali tematici e sulle piattaforme del Servizio pubblico, sebbene se ne ravvisi un carattere disorganico, eccessivamente frammentato e dispersivo che si ripercuote inevitabilmente sulla sua fruizione”. E, ancora, viene richiamata “la necessità di garantire un’offerta informativa che si contraddistingua per qualità, equilibrio e rigore e che venga declinata senza inutili enfasi o drammatizzazioni, coniugando completezza ed essenzialità”.

Di questo scambio epistolare agrodolce (più aspro che tenero, nel feedback della Vigilanza) ha scritto in modo approfondito soltanto un blog anonimo (l’autore è un ex dirigente Rai in pensione), che quotidianamente informa in modo puntuale ed approfondito di quel che avviene al Settimo Piano, denominato “Bloggorai”.

Da segnalare en passant anche l’analisi curata da “Formiche”, in un articolo dell’8 aprile firmato da Gabriele Carrer, intitolato “Si scrive Rai, si legge TelePechino. Se il servizio pubblico parla cinese (troppo?)”: è stata analizzata (a partire da una fonte DataStampa) la copertura radiotelevisiva degli aiuti che l’Italia ha ricevuto da Cina, Russia ed Usa, che avrebbe visto Rai garantire il triplo della visibilità agli aiuti di Pechino rispetto a quelli di Washington. La questione è stata sollevata sia da Federico Mollicone per Fratelli d’Italia, sia da Michele Anzaldi per Italia Viva, ma in fondo è soltanto una delle tante criticità che Rai sta purtroppo mostrando.

Come abbiamo già sostenuto, Rai non sembra infatti essere finora riuscita ad approfittare della grande chance che la pandemia le ha posto di fronte, come su un piatto d’argento: “approfittare” dell’emergenza per rilanciare la propria funzione di servizio pubblico, per rifocalizzare il proprio profilo identitario, per ridare senso strategico alla propria funzione nella società italiana.

Ancora pannicelli caldi a Viale Mazzini

Iniziative come l’“Osservatorio Rai contro le fake news” ed il “Tavolo Sociale” (vedi “Key4biz” del 3 aprile 2020, “La Rai e l’emergenza virus, cronaca di un’occasione mancata”), appaiono veramente come pannicelli caldi.

La proposta che RaiNews24 divenisse il “canale istituzionale” dell’informazione sull’emergenza, costruendo un format straordinario di rimodulazione del canale “all news” non ha avuto seguito.

Ragionandoci ancora, ci domandiamo se un evento come quello in atto non avrebbe potuto stimolare addirittura una “risposta” ancora più radicale e robusta: perché non trasformare da subito, settimane fa, la rete ammiraglia in canale ufficiale delle istituzioni?!

Una Rai 1 in “versione speciale”, con una informazione continua, accurata, attenta, fatta non soltanto di “news” ma anche di approfondimenti giornalistici e finanche di “entertainment” mirato – in primis documentari e fiction – in qualche modo afferente al tema “pandemia”, con dibattiti qualificati e con collegamenti con le sedi regionali, con finestre finalmente in grado di proporre un’offerta “di prossimità” ma al contempo di “appeal” nazionale…

Per iniziative di questo tipo, sono necessarie due doti: comprendere al meglio le potenzialità della “macchina” Rai e coraggio, molto coraggio. Temiamo che queste doti non caratterizzino gli attuali timonieri di Viale Mazzini.

E stendiamo un velo di silenzio su quel che Rai non è riuscita a fare nel rapporto con il mondo della scuola, in queste settimane: grandiose dichiarazioni di intenti, tra Ad Fabrizio Salini e Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina (un accordo è stato siglato il 24 marzo), molte belle parole ma anni-luce da quel che riescono a fare (e da ben prima la pandemia) Bbc o France Télévisions.

Il consigliere Rai in quota centro-destra, Giampaolo Rossi, ieri l’altro sulle colonne de “il Giornale”, invocava “un patto per la Nazione tra Rai e la scuola”, ma, anche in questo caso, siamo a livello di commendevoli auspici. Concretezza operativa tendente a zero.

Manca, nei vertici Rai, un minimo di sano decisionismo, e si registra una continua debolezza.

Da parte del Partito Democratico, poi, un curioso silenzio, su queste tematiche (va tutto bene in Rai, per il Pd)?! È di oggi la notizia che Valeria Fedeli, l’ex Ministra dell’Istruzione del Governo Paolo Gentiloni, è il nuovo capogruppo Pd nella Commissione di Vigilanza Rai. Ex sindacalista con una lunga storia e incarichi importanti nella Cgil, senatrice Pd dal 2013 e già Vice Presidente del Senato. Alcuni osservatori interpretano il suo ingresso in Vigilanza come capogruppo Pd come un segnale di cambiamento importante. Dal suo curriculum, non emerge alcuna competenza in materia di media e televisione, ma viene data come persona di fiducia del Segretario dem Nicola Zingaretti. Fino a fine settembre 2019, il Capo Gruppo Pd in Vigilanza Rai era stato Davide Faraone, divenuto poi Capo Gruppo di Italia Viva alla Camera.

La comunicazione del Governo permane confusa

Se Rai non riesce ad approfittare della ghiotta occasione per riaffermarsi come “canale televisivo della Nazione”, il Governo continua ad evidenziare modalità comunicazionali assolutamente confuse, a partire dalla perdurante assurda… “tripartizione” delle notizie ufficiali sull’andamento della pandemia, a livello di Stato centrale (qui accantonando il policentrismo delle Regioni): se tutti i giorni alle 18 viene celebrato il rito officiato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli (quasi un “format” ormai, anche se un po’ statico e ripetitivo), una o due volte a settimana si assiste alle conferenze del Commissario Straordinario Domenico Arcuri ed alle conferenze dell’Istituto Superiore di Sanità, con un conseguente profluvio di dispacci di agenzia, articoli giornalistici, servizi televisivi, con numeri e tesi che talvolta lasciano emergere contraddizioni quali-quantitative. Ci si domanda, semplicemente, perché il Commissario Straordinario Domenico Arcuri ed il Presidente dell’Iss Silvio Brusaferro non possano affiancarsi al Capo Dipartimento, senza questo policentrismo e questa frammentazione il cui senso (comunicazionale e politico) permane incomprensibile.

Senza dimenticare i comunicati stampa, anch’essi sui “numeri” della pandemia, che vengono diramati ogni giorno dalla Regione Lombardia piuttosto che dalla Regione Lazio, in una numerologia che stimola soltanto confusione…

L’Osservatorio “Comunicazione e situazione di crisi” dello Iulm, promosso da Stefano Rolando

In questa confusione continua e crescente, di dati e di tesi, merita essere segnalata una eccellente iniziativa promossa dall’Osservatorio sulla Comunicazione Pubblica, il Public Branding e la Trasformazione Digitale dello Iulm (Università di Comunicazione e Lingue) di Milano, diretto dal professor Stefano Rolando (forse il massimo esperto di comunicazione pubblica in Italia), che produce un prezioso monitoraggio quotidiano della comunicazione sulla pandemia. Dalla fine di febbraio, l’Osservatorio svolge un’attività di analisi quotidiana su “Comunicazione e situazione di crisi”, proponendo commenti della stampa selezionata, un “domenicale” con contributi in rete, alcuni dossier di documentazione e video-opinioni sul sito dell’Università Iulm (interventi di docenti ed esperti). Nella fase iniziale, questo “cantiere” aveva scopi connessi alla didattica universitaria, per il coinvolgimento attivo degli studenti; successivamente, il servizio, per volontà del rettore professor Gianni Canova, è stato postato sul sito dell’ateneo e reso come servizio alla comunità interna e poi all’esterno. Iniziativa commendevole, un servizio prezioso per gli operatori della comunicazione e per la cittadinanza: ci si domanda perché non ci abbia pensato la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Protezione Civile, e, infine, la stessa Rai… I mezzi e le risorse, a queste strutture, per un simile servizio non mancano certamente.

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