Il virus si muove attorno a noi, sfruttando ogni vettore. Oltre all’etere, ogni materiale e superfice diventa strumento di contagio e diffusione della pandemia di Covid-19, banconote e smartphone compresi.
Un nuovo studio pubblicato su Virology Journal, condotto dall’Agenzia scientifica nazionale australiana, la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), ha dimostrato che il Coronavirus riesce a sopravvivere fino a 28 giorni sugli schermi dei nostri smartphone, su quelli degli sportelli bancomat e sulle monete.
Materiali come plastica e acciaio, ad esempio, possono favorire la sopravvivenza del virus anche per 3 giorni. Solo alcune ore, invece, per i materiali più “morbidi”.
È una ricerca che aggiorna quanto fin qui scoperto dai ricercatori sulla capacità di sopravvivenza del virus in ambiente esterno ed in base al tipo di materiale.
Le prime linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, diffuse lo scorso aprile, segnalavano che il virus poteva sopravvivere per 72 ore sulla plastica e sull’acciaio, 24 ore sul cartone.
Gli esperti ricordano e confermano tuttavia che c’è più possibilità di contrarre la malattia venendo in contatto con un’altra persona rispetto ad una superficie.
Covid-19, attenzione a smartphone e bancomat
Le caratteristiche che favoriscono la vita del Covid-19 in ambiente esterno sono le superfici dure, come il vetro, e una temperatura di circa 20°C.
Per questo è considerato ancora più importante di prima lavarsi bene le mani, portare guanti e disinfettare ogni superficie.
La ricerca ha però anche confermato che a temperature comprese tra 30°C e 40°C il Coronavirus non supera i 7 giorni di vita su questi materiali.
Mediamente, hanno precisato i ricercatori, il virus sembra resistere abbastanza bene all’esterno per circa 6-7 giorni, poi inizia a depotenziarsi.
La temperatura esterna sembra comunque giocare un ruolo chiave nella via media del virus in ambiente esterno: attorno ai 40°C arriva a sopravvivere meno di 16 ore sul cotone, meno di 24 ore su acciaio, vetro e carta, 48 ore circa su un vinile.
La buona notizia è che la luce ultravioletta può uccidere il Sars-Cov-2.
Il virus e il vetro, fondamentale sanificare
Riguardo alle tecnologie digitali, che sfruttano il vetro in maniera massiccia nell’interfacciarsi con il pubblico, dagli smartphone ai chioschi per le informazioni turistiche, dagli sportelli bancomat alle casse self-service ai supermercati, fino ai check-in di stazioni ferroviarie e aeroporti, il dato certamente preoccupa da un lato, ma dall’altro può essere risolto con una più accurata sanificazione.
A preoccupare gli studiosi è più la mancata pulizia dei dispositivi personali: “Le persone si lavano le mani e usano gel disinfettanti, ma di rado sanificano i propri smartphone”, si legge nel commento degli studiosi pubblicato dal Sydney Morning Herald.
Nel contrasto alla pandemia, quindi, in attesa di nuove cure e vaccini, rimangono sempre validi i consigli della prima ora: oltre alle tecnologie digitali e l’hig-tech e il distanziamento sociale, rimane fondamentale lavarsi le mani e sanificare gli ambienti in cui si vive, si studia, si lavora (soprattutto se smart working e didattica a distanza).