Nel pieno della seconda ondata globale di Covid-19, sono tre i vaccini che sono arrivati alla “fase tre” della sperimentazione, quella sull’uomo, e che hanno reso pubblici i dati preliminari relativi all’efficacia contro il virus.
Si tratta del vaccino sviluppato dalla multinazionale AstraZeneca (con lo Jenner Institute di Oxford e la Irbm di Pomezia), quello sviluppato dall’americana Moderna e quello della Pfizer.
AstraZeneca ha annunciato un’efficacia del proprio vaccino sul dosaggio ottimale pari al 90%, la Pfizer ha reso noto che l’efficacia del suo ha raggiunto il 95%, mentre quello di Moderna è pari al 94,5%.
La corsa globale ai vaccini, 2,8 miliardi le dosi ordinate
Nel frattempo, i Pasi di tutto il mondo hanno iniziato la corsa all’accaparramento di questi vaccini, per assicurarsi un numero di dosi sufficiente a coprire l’intera popolazione.
Gli acquisti sono nell’ordine di miliardi di dosi ormai. Secondo lo studio effettuato dal Duke Global Health Innovation Center, l’Unione europea (Ue) ha effettuato ordini per 700 milioni di dosi (400 milioni del vaccino AstraZeneca e 300 milioni di quello della Pfizer), mentre gli Stati Uniti anche viaggiano su ordini per 700 milioni di vaccini (500 milioni di quello fornito da AstraZeneca, 100 milioni da Moderna e 100 milioni dalla Pfizer).
L’India ha ordinato 500 milioni di dosi (tutte da AstraZeneca), il Giappone circa 290 milioni (120 milioni da AstraZeneca, 120 milioni da Pfizer, 50 milioni da Moderna), la Gran Bretagna 145 milioni di dosi, seguita da Indonesia e Brasile con 100 milioni di dosi a testa.
Complessivamente, i preordini dei vaccini dalle tre aziende superano le 2,8 miliardi di dosi.
Quali Paesi riusciranno a immunizzare l’intera popolazione e quali no
Obiettivo di ogni Governo è assicurarsi almeno due dosi di vaccino per paziente e coprire l’intera popolazione.
Al momento solo l’Ue, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, la Gran Bretagna, l’Australia e il Cile sono in grado di raggiungere tale traguardo o sono sulla strada buona per farlo.
L’Ue, ad esempio, con le dosi ordinate è in grado al momento di coprire il 156.4% della popolazione, gli Stati Uniti il 213%, il Canada il 255%, il Giappone il 229%, la Gran Bretagna il 217%, l’Australia il 175%, il Cile il 130%.
La corsa ai vaccini ha contribuito a stimolare il loro rapido sviluppo. Questi ordini, infatti, hanno consentito ai laboratori di sviluppo di assumersi il rischio finanziario delle sperimentazioni cliniche, senza sapere con esattezza il grado di efficacia per evidente mancanza di dati sufficienti a valutarne il successo.
Il rischio generale, però, è che tale corsa all’accaparramento dei vaccini aumenti di fatto il gap tra i Paesi che potranno fermare la pandemia e quelli che non potranno, tra quelli che hanno le risorse finanziarie per raggiungere questo fondamentale obiettivo e quelli che queste risorse non ce l’hanno.
Lo studio ha evidenziato che se i Paesi più ricchi, che poi sono quelli che già hanno raccolto un consistente volume di ordini, riusciranno ad acquistare la maggior parte delle dosi in produzione, la pandemia potrebbe risultare estremamente più drammatica per tutti gli altri, facendo aumentare drasticamente il numero di contagiati e di morti.
L’appello di Covax, il vaccino sia per tutti
Si stima che sono 92 i Paesi che avranno bisogno di un forte sostegno finanziario esterno per acquistare i vaccini e coprire l’intera popolazione.
La GAVI Alliance, cooperazione di soggetti pubblici e privati con lo scopo di migliorare l’accesso all’immunizzazione per la popolazione umana in paesi poveri, di cui fanno parte l’Organizzazione mondiale della sanità e la Gates Foundation, ha dato vita alla piattaforma Covax proprio per raccogliere risorse finanziarie per l’acquisto di vaccini da donare ai Paesi più in difficoltà.
Ad oggi sono stati raccolti più di 2 miliardi di dollari, ma servirebbero almeno altri 5 miliardi per raggiungere questo obiettivo cruciale per il contrasto al virus e l’immunizzazione delle popolazioni.