L’onda lunga delle bollette telefoniche a 28 giorni, che negli ultimi otto mesi ha infiammato le cronache non si spegne, nonostante il ritorno alla fatturazione mensile a 30 giorni che non abbatte però l’aumento medio dell’8,6% spalmato su 12 anziché 13 mensilità (indaga l’Antitrust).
Mentre gli operatori stanno per tornare alla fatturazione solare dai primi di aprile, un nuovo fronte si sta per aprire, un fronte che riguarda l’ampio e variegato sottobosco dei costi nascosti per servizi spesso e volentieri non richiesti da parte dei consumatori. A far luce su questa pratica diffusa un’inchiesta condotta da Altroconsumo condotta in 50 punti vendita di telefonia, che ha sollevato il velo su una serie di costi extra non esplicitati al momento della stipula del contratto (esercitati un po’ da tutti gli operatori chiamati in causa vale a dire Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb) per far lievitare la bolletta. Costi nascosti che secondo l’associazione ammonterebbero a ben 2 miliardi di ricavi in più all’anno. Il dossier è finito sul tavolo di Antitrust e Agcom.
La nota di Fastweb
Dal canto suo, Fastweb in una nota accoglie “con estremo favore l’inchiesta pubblicata da Altroconsumo che fa definitivamente luce sul problema dei costi nascosti nella telefonia mobile – si legge – La società apprezza in modo particolare che il lavoro di approfondita analisi sulle politiche di prezzo dei vari operatori condotto da Altroconsumo riconosca a Fastweb di aver ‘meritoriamente reso gratuiti servizi che gli altri operatori fanno pagare’ e di ‘aver dato un taglio netto al sottobosco dei costi nascosti’. Rileviamo che, in merito ai costi di attivazione, ci viene erroneamente attribuito un costo di attivazione pari a 5 euro. Si tratta in realtà del costo fisico della SIM, un costo dichiarato in tutta la comunicazione commerciale e che viene applicato da tutti gli operatori. A differenza degli altri Fastweb non applica alcun costo addizionale per l’attivazione di suddetta SIM”.
Ma quali sono i costi occulti?
Si parte con l’extra costo per l’ascolto della segreteria telefonica, al servizio “ti ho cercato”, ai costi extra per il rinnovo del piano tariffario fino all’abbonamento mensile per l’antivirus. Si tratta di servizi attivati (all’insaputa del cliente) di default sulla sim al momento dell’attivazione del contratto.
E’ vero che il cliente può disattivarli, ma l’operazione non avviene in automatico, ma richiede la chiamata al call center dell’operatore, con tutti gli incerti del caso.
L’intento dell’associazione consumatori era visitare i 50 punti vendita, con l’aspettativa di ricevere domande su quale fosse il profilo di consumo o la necessità dell’utente. Il profilo preso in considerazione era 500 minuti di chiamate, pochissimi sms (meno di 5 al mese per il resto Whatsapp, e un giga per navigare. Il 48% degli addetti alle vendite non ha nemmeno voluto sapere quale fosse il profilo di partenza. Il 32% delle offerte consigliate conteneva minuti illimitati, il che avrebbe fatto lievitare il costo fisso mensile fino a 15 euro. Anche per quanto riguarda internet gli addetti alle vendite puntano in alto: il 36% ha proposto tariffe con più di 10 giga.
Costi extra soglia
Un altro aspetto preso in considerazione dall’inchiesta riguarda i costi extra soglia, perché chiamare una volta esaurito il credito può costare fino a 29 centesimi al minuto mentre per navigare si può arrivare fino a 2 euro ogni 20 megabyte. Anche controllare il credito residuo costa. Ci sono poi i costi aggiuntivi per il recesso anticipato e gli abbonamenti frutto di accordi fra operatori e fornitori di servizi online (per lo più sottoscritti involontariamente premendo sul display dello smartphone nel punto sbagliato) che si attivano per sbaglio.