Si chiama Enter, è un Isp milanese sul mercato dal ’96 specializzato in servizi Cloud, e negli ultimi tempi è salita all’onore delle cronache perché è l’unica azienda italiana tra i vincitori del bando “DIGIT Cloud I” indetto dalla Commissione Europea per fornire di servizi Cloud IaaS (Internet as a service) alle 52 Agenzie e istituzioni europee tra cui il Parlamento europeo, la Commissione, il Consiglio e la Corte di Giustizia. Enter si è aggiudicata il bando europeo insieme al consorzio CTA (Cloud Team Alliance), composto dalla francese Numergy, dalla spagnola Gigas, da Portugal Telecom e dalla belga Proximus, per un totale di 14 milioni di euro in quattro anni. Un risultato di tutto rispetto, considerato che Enter e il consorzio Cloud Team Alliance sono gli unici player europei vincitori del bando, accanto a grandi gruppi globali come BT, IBM, Accenture e Atos. La piattaforma Cloud di Enter è distribuita, basata sull’open source e il software utilizzato è europeo. Di questo importante risultato abbiamo parlato con il Ceo di Enter Ivan Botta.
Key4biz. Ci presenta l’azienda?
Ivan Botta. Enter è un ISP italiano, un’azienda nata nel 1996 che dopo vent’anni è ancora sul mercato, abbiamo ricavi di poco superiori a 13 milioni di euro e circa 80 addetti. Da sempre viviamo per la rete, Internet è la nostra casa, il nostro vero posto di lavoro.
Key4biz. Perché si parla tanto di voi?
Ivan Botta. Abbiamo da poco ottenuto un importante riconoscimento dall’Unione Europea. La nostra soluzione IaaS per la fornitura di Cloud Pubbliche è stata accreditata per la fornitura di servizi IaaS alle 52 Agenzie e Istituzioni Europee, tra cui il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, lo European Council e la Corte di Giustizia. E’ un ottimo risultato per noi. Quando abbiamo partecipato al tender ci siamo resi conto che la nostra soluzione di Cloud pubblica Enter Cloud Suite rispettava già al 75%-80% le specifiche tecniche del bando di gara. La cosa bella è che la CTA per fornire l’Unione Europea utilizza la nostra soluzione. La stanno già usando perché è facile e non è fornita da colossi con software “non europei”. In Europa non ci sono Cloud pubbliche, il nostro lavoro è stato proprio questo: realizzare una Cloud Pubblica con software europeo che ogni cittadino può controllare perché è open source. Una Cloud Pubblica che risiede in Europa e che possiamo controllare direttamente nei nostri data center di Milano, Francoforte e Amsterdam.
Key4biz. Come ha fatto un ISP italiano di 80 persone ad accreditarsi all’UE per fornire servizi Cloud?
Ivan Botta. Più di cinque anni fa, quando siamo partiti a lavorare sulla nostra IaaS, avevamo poche speranze per riuscirci. All’epoca il Cloud di Amazon e Google c’era già, basato su software e infrastrutture proprietarie.
Le infrastrutture Cloud e prima ancora i software che le governano richiedevano investimenti che non solo non erano alla nostra portata, ma non erano e non sono alla portata di nessun operatore europeo.
Key4biz. Quindi?
Ivan Botta. Ai tempi pensavamo che la cultura open source, la produzione distribuita e la federazione potessero essere la risposta, quindi abbiamo iniziato a lavorare con le community e in particolar modo con quella di Openstack. Quando cinque o sei anni fa abbiamo iniziato a lavorare con Openstack i contributori erano circa un migliaio, all’ultimo summit di Tokyo a novembre 2015 ne hanno contati più di 35.000. Contributori attivi, e noi siamo tra loro principalmente impegnati nel far funzionare il software sulla rete. Noi il software che serve per gestire l’infrastruttura Cloud non lo compriamo, ma contribuiamo a farlo insieme alla community in modalità open source.
Siamo gli unici Italiani ad aver fatto una cosa di questo tipo, grazie al lavoro di 5 anni esercitato con le community di produzione e la produzione distribuita, quella che solo superficialmente si conosce come Open source. Abbiamo dimostrato che si può produrre senza comprare da altri, attraverso la Federazione (che garantisce le reciproche autonomie) abbiamo capito che si può affrontare il problema della capacità produttiva.
Il bando che abbiamo vinto è un importate riconoscimento delle nostre teorie, spero il primo.