Cosedanoncredere è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Unione Nazionale Consumatori.
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I nostri esperti rispondono alle domande più frequenti dei consumatori. La domanda di oggi è: sono appena rientrata dalla prima riunione di classe di mia figlia che inizierà la scuola tra qualche giorno; oltre a fare conoscenza con le maestre e gli altri genitori, ci è stato consegnato un foglio con la richiesta di un contributo scolastico descritto come obbligatorio per i materiali scolastici (fotocopie, carta igienica, ingresso nell’aula informatica…).
Sono rimasta un po’ sorpresa questa richiesta: si tratta realmente di un contributo obbligatorio?
Il contributo scolastico è del tutto facoltativo ed è dunque illegittima la richiesta di quegli istituti che, al momento dell’iscrizione, lo spacciano per obbligatorio. Una circolare del Ministero dell’Istruzione chiarisce bene che: “In ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro), fatti salvi i rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad es: assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, etc.). Eventuali contributi per l’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni possono dunque essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria“.
E’ scorretto, inoltre, che alla richiesta di versamento diretta ai genitori nel caso di mancato pagamento vengono fatte seguire minacce di “trattamenti sfavorevoli” nei confronti dei loro figli o ancor peggio la mancata iscrizione all’anno successivo.
Ricordiamo, dunque, che le tasse obbligatorie sono riconoscibili, peraltro, perché intestate all’Agenzia delle Entrate e mai alla scuola. Inoltre, per quanto riguarda le famiglie che decidano di contribuire, hanno il diritto di ricevere dalla scuola informazioni specifiche in merito all’utilizzo del versamento e che tale contributo (letteralmente ‘erogazione liberale’) è detraibile nella dichiarazione dei redditi nella misura del 19% (nel rigo E19, codice 31).
Il problema, purtroppo, è che alcune scuole senza quel contributo non ce la fanno a garantire ai ragazzi tutti i servizi necessari, quindi, molti genitori seppur a malincuore sono costretti a tassarsi: l’importante è sapere che non si tratta di un obbligo che pregiudica l’iscrizione del figlio a scuola; se qualche istituto non rispetta questa regola si può dunque inviare la segnalazione agli Uffici scolastici regionali che sono responsabili della vigilanza sulle scuole.