“La decisione di Car2go, una delle società che offre il servizio di car sharing di Milano, di chiedere un sovrapprezzo pari a 4,9 euro a chi lascia l’auto in periferia, penalizza chi vive nell’hinterland e danneggia gli obiettivi che il Comune di Milano e la Regione Lombardia hanno perseguito in questi anni, incentivando e favorendo il car sharing: ridurre il traffico e l’inquinamento. Utilizzare l’auto condivisa come un mezzo di trasporto alternativo a quello pubblico, come un autobus distribuito, o come alternativa alla seconda auto, consente, infatti, vantaggi per la collettività e risparmi economici al consumatore”. Lo ha detto Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC).
Per questo, l’associazione chiede di accertare se l’operatore sta rispettando la delibera della Giunta n. 1148 del 10/6/2013, la n. 338 del 27/2/2015 e la determinazione dirigenziale di autorizzazione al servizio. Numerose, infatti, le anomalie segnalate dai consumatori. Secondo le prescrizioni del Comune: “il servizio dovrà essere disponibile senza nessuna imposizione minima né in termini temporali, né in termini di distanza“, ma questo sovrapprezzo è, di fatto, una discriminazione. Fino al 19 agosto, inoltre, non vi era traccia sul sito dei famigerati 4,90 euro. Solo dopo le polemiche sui giornali, compare la voce “Costo di fine noleggio in zone a tariffazione aggiuntiva“.
Peccato che secondo le loro stesse condizioni contrattuali è addirittura un obbligo del consumatore (art. 8, lettera k) “consultare con ragionevole frequenza il Portale Internet per prendere visione di ogni aggiornamento”. Già, ma se non viene aggiornato …..
A tal proposito il call center 800 835 834, indicato sul sito, risulta irraggiungibile (“Informazione gratuita, attenzione, il numero selezionato è inesistente” dice la solita vocina automatica). Solo il numero dedicato alle emergenze (02-60063093) è attivo, ma la delibera n. 1148 del 10/6/2013 prescrive in modo chiaro ben altro, ossia che il call center sia sempre e comunque attivo, indipendentemente dalla ragione per cui uno chiama (si legge nella delibera: “il gestore dovrà garantire un servizio di call-center attivo in tutto il periodo di erogazione del servizio“).
Non solo: queste società godono di un aiuto pubblico. Ad esempio tutte le società di car sharing pagano un canone agevolato di 1.100 euro al Comune per ogni veicolo “per l’utilizzo del suolo comunale e dei servizi comunali tra cui anche quelli manutentivi“. Inoltre va detto che le società di car sharing, con la delibera n. 338 del 27/2/2015, usufruiscono o usufruiranno di uno sconto per “l’avvio del servizio integrato sul territorio extracomunale” e per “l’ampliamento sperimentale del servizio alla città metropolitana” di importo pari al 4% del canone “per ogni Comune dell’Area Urbana in cui verrà attivato il servizio”. Una ragione in più per non far pagare questo balzello di 4,90 ai consumatori sulla cui legittimità è bene che si pronuncino il Comune di Milano e l’ART.
Infine, nell’esposto dell’Unione Nazionale Consumatori (per questo anche all’Autorità Antitrust) si evidenziano alcune clausole delle Condizioni contrattuali che sembrano volte a limitare illegittimamente la responsabilità della società “per violazioni contrattuali dovute a colpa lieve”.