Il Piano Next Generation Eu varato dalla Commissione Europea nel 2020 dovrebbe servire ad aiutare i Paesi europei a riprendersi dalla crisi economica in cui la pandemia li ha gettati. Ma il Pnrr, cos’è? Si tratta di un Piano che interessa tutti gli Stati dell’Unione Europea, a tutti andranno infatti risorse economiche, ma l’attenzione e l’attesa per l’arrivo di questi investimenti è certamente molto più alta laddove la crisi ha picchiato più duro, come l’Italia. E, del resto, siamo il Paese che riceverà più fondi.
Cos’è il piano europeo di ripresa
Abbiamo raccolto i dati presenti nella versione aggiornata del Pnrr in pdf (che potete trovare a questo link). Vediamo così che l’Italia ha a disposizione in tutto 191,5 miliardi, di cui 122,8 sotto forma di prestiti e 68,9 di aiuti a fondo perduto, giungeranno nel nostro Paese dal Recovery Fund, che con 672,5 miliardi (698 se considerati in base agli euro correnti) è la componente largamente maggioritaria del Next Generation Eu.
Ma a questi se ne aggiungono anche altri provenienti da altre fonti. Vi sono infatti anche i 13 miliardi di React-Eu, un nuovo programma mirato alla realizzazione di politiche di coesione in tempi rapidi, circa 2 anni. E poi i 30,64 miliardi del Fondo complementare governativo, ovvero risorse interamente italiane.
Che cosa prevede il Pnrr italiano
Sommando tutte queste risorse si arriva a 235,14 miliardi di investimenti tra il 2021 e il 2026. Che secondo l’esecutivo arriveranno a 248 considerando anche altri fondi per opere specifiche, per esempio provenienti dal Fondi di Sviluppo e Coesione. È però solo ai progetti dal valore di 235,14 miliardi che si riferisce in realtà il testo del Pnrr. Ma cos’è questo acronimo di cui ultimamente si parla spesso? Cosa significa?
Che cosa significa Pnrr?
Cos’è il Pnrr?. La sigla è l’acronimo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è il documento in cui viene spiegato in modo dettagliato come il governo spenderà le risorse stanziate, verso quali obiettivi, con quali scadenze, con quali impatti previsti, e che riforme si impegna a fare per accelerare la ripresa del Paese.
Ogni Stato Membro lo deve presentare alla Commissione Europea, che lo deve approvare, e che poi monitorerà la sua messa in atto. Sull’Italia, che spenderà più di tutti, gli occhi sono naturalmente puntati in modo particolare. A gennaio era stata diffusa una prima bozza del Pnrr da parte del governo Conte, ma il piano è stato poi di fatto riscritto con l’arrivo dei ministri del governo Draghi, che hanno apportato diversi cambiamenti.
L’ultima versione aggiornata
Quella inviata a Bruxelles a fine aprile è l’ultima versione dopo la revisione fatta dall’attuale esecutivo. Il Pnrr così aggiornato ora include la spiegazione della strategia italiana e del modo in cui il nostro Paese si impegna a spendere i 235,12 miliardi nelle diverse missioni del piano. Si chiamano missioni i 6 macro-temi che la Commissione Europea vede come prioritari per il medio-lungo periodo e in cui ha imposto di suddividere i piani nazionali di investimento.
Che cosa c’è nel Pnrr aggiornato
La prima è quella chiamata “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura”, ed è quella che si occupa dell’ammodernamento di tutto il sistema produttivo, sia in ambito privato, sia in quello della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo è aumentare la produttività delle imprese italiane, rendere più efficiente il settore statale, per esempio nell’ambito della giustizia, e lo strumento principe per arrivare a tali risultati è la digitalizzazione, l’informatizzazione dei servizi, l’arrivo della fibra ovunque, in ogni azienda e in ogni casa.
A questa missione sono assegnati 50,07 miliardi, di cui 40,73 provenienti dal Recovery Fund, 0,8 da React Eu e 8,54 dal Fondo complementare del governo. La seconda missione è quella che si occupa di ambiente, e che si chiama “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. È la più ricca in termini di miliardi stanziati. Sono complessivamente 69,96, 59,33 giungeranno dal Recovery Fund, 1,31 da React Eu e 9,33 del governo.
Cos’è il Pnrr ambiente
Si tratta di quegli investimenti che mirano a rendere l’Italia meno dipendente dalla fonti fossili, e che dovranno incrementare l’energia prodotta da fonti rinnovabili come il solare. Dovranno anche rendere più efficienti dal punto di vista energetico gli edifici privati e pubblici, e favorire un modello di mobilità locale più sostenibile, con una produzione di Co2 ridotta.
Di mobilità, in senso ancora più ampio si occupa però soprattutto la terza missione, quella chiamata “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” e contiene soprattutto gli investimenti nell’Alta Velocità ferroviaria che dovrà raggiungere le aree non ancora toccate, soprattutto nel Mezzogiorno. Sono stati stanziati in questo cas0 31,46 miliardi, di cui 25,13 dal Recovery Fund e 6,33 dal Fondo Complementare Governativo.
Cos’è il Pnrr: ecco tutte le missioni
Leggermente di più è destinato alla quarta missione, quella su Istruzione e Ricerca, che inizialmente doveva ricevere meno fondi di quella sulla mobilità. L’obiettivo in questo caso è duplice. Da un lato si cercherà di potenziare l’istruzione offrendo più servizi e modernizzandola, dall’asilo nido all’università, digitalizzando la scuola e incrementando le competenze degli studenti, soprattutto nelle nuove tecnologie. Dall’altro si cercherà di avvicinare le imprese e il mondo della ricerca, per aumentare la competitività e la produttività di tutto il sistema.
Il piano italiano di ripresa e resilienza
Gli investimenti in questo caso ammonteranno in totale a 33,81 miliardi, 30,88 dal Recovery Fund, e 1,93 e un miliardo da React Eu e dal Fondo Complementare. Le ultime due missioni sono le più piccole. Quella su Inclusione e Coesione riceverà 29,62 miliardi, e include i progetti per potenziare le politiche attive del lavoro, le politiche di lotta al degrado dei quartieri periferici, le strategie per aumentare l’occupabilità dei tanti giovani che ora alimentano le file dei Neet. Quella sulla salute, con i suoi 20,22 miliardi, è quella che riceverà meno fondi. Si punterà a rafforzare quella sanità territoriale che è stata così carente durante la pandemia, con la creazione di presidi di prossimità, l’introduzione della telemedicina, la digitalizzazione del sistema sanitario.
Cos’è il concorso per il Pnrr
Per mettere a terra i giganteschi investimenti previsti dal Pnrr occorre assumere migliaia di nuove professionalità e alcuni bandi sono già stati pubblicati. Il più importante riguarda l’assunzione di 1000 esperti tra i quali: ingegneri dei trasporti (6), ingegneri civili (105), ingegneri gestionali (42), ingegneri delle telecomunicazioni, elettronici ed elettrotecnici (29), esperti statistici (4), periti chimici (4), ingegneri (12), ingegneri informatici (24), ingegneri energetici (37), ingegneri idraulici (12), ingegneri chimici (24), ingegneri ambientali (94), geometri (33), geologi (71), esperti tecnici in appalti (9), esperti nella gestione e nel monitoraggio di processi complessi (66), esperti informatici (5), esperti in rinnovabili (12), esperti in edilizia (27), esperti in contabilità pubblica e in rendicontazione dei fondi europei (15), esperti in ambiente (22), esperti giuridici (80), esperti gestionali (12), esperti digitali (29), esperti amministrativi (83), chimici o fisici (13), biologi (22), avvocati esperti in diritto ambientale (6), architetti (79), agronomi (23).
Chi può candidarsi al concorso Pnrr
Non ci sono limiti di età per candidarsi, ma bisogna essere in possesso di un diploma di laurea o una laurea triennale, magistrale o specialistica. La collaborazione durerà solo un anno, dall’1 gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, con possibilità di rinnovo del contratto. In effetti tutte le assunzioni che verranno effettuate in relazione al Pnrr saranno assunzioni a termine. Per potenziare i progetti sono state stanziate le risorse del Fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation Eu-Italia, che ammontano a 38,8 milioni per il 2021, 107 milioni per il 2022-2023 e circa 68 milioni per il 2024. Oltre a questi anche saranno usati anche i fondi del React Ue (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe, ovvero il Fondo di aiuti europei agli indigenti nell’ambito dell’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa).
Cos’è il concorso della Commissione Ripam del Pnrr
Un altro bando è stato indetto dalla Commissione Ripam (Commissione Interministeriale per l’attuazione del Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni che è composta da rappresentati di vari ministeri) e rappresenta una possibilità per 500 giovani professionisti (198 di profilo economico, 125 di profilo giuridico, 73 di profilo statistico-matematico, 104 tra informatici, ingegneri e ingegneri gestionali) di entrare a far parte della Pubblica Amministrazione, anche se per un periodo limitato. I vincitori del bando si occuperanno del monitoraggio e rendicontazione dei fondi presso le amministrazioni titolari dei relativi progetti.
Concorso Pnrr per laureati e diplomati
Terzo bando Pnrr: è prevista l’assunzione di altri 5.410 laureati e diplomati. Le figure ricercate da questo concorso Pnrr sono 1.660 tecnici laureati (180 tecnici IT, 200 tecnici di contabilità senior, 150 tecnici di edilizia senior, 40 tecnici statistici, 1060 tecnici di amministrazione, 30 analisti di organizzazione), 750 tecnici diplomati (280 tecnici It junior), 400 tecnici di contabilità junior, 70 tecnici di edilizia junior) e 3mila operatori data entry con contratto a 36 mesi.
Le assunzioni Pnrr al Sud
E’ chiaro che per raggiungere l’obiettivo di accelerare la ripresa italiana occorre dare un fortissimo impulso all’economia delle regioni del Sud. Anche perché sono quelle che hanno da sempre avuto le maggiori difficoltà a spendere i fondi europei a disposizione. Questa volta non si può sbagliare. Per questo il Pnrr prevede l’assunzione di professionalità specifiche (e “alte”) che dovranno aiutare le amministrazioni locali del Mezzogiorno a mettere a terra i loro progetti e, poi, naturalmente, rendicontarli. A questo scopo sono stati stanziati 67 milioni di euro.
L’impatto economico in Italia
L’obiettivo complessivo di tutto il Pnrr è aumentare il Pil del 3,1% entro il 2026. Nel senso: 3,1% in più di come crescerebbe il prodotto interno lordo italiano se non ci fosse alcun piano finanziato dai fondi Ue del Pnrr. Ma per poter realizzare veramente tutti i progetti dovranno essere approvate una mole imponente di leggi e riforme. E sarà la politica a essere protagonista. La parte più difficile quindi viene ora. Dalla teoria si dovrà passare alla pratica.
I dati si riferiscono al periodo 2021-2026
Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri