È uscito da poco, ma i suoi autori, Paolo Valitutti e Daniele Truono, si sono aggiudicati già un primo riconoscimento lo scorso 5 marzo, la VII edizione del Premio “Luca Romano”, dedicato al giovane artista scomparso. Si chiama “IL CANTO DEL CLOCHARD” ed è un romanzo che intreccia storie personali e familiari nella loro, pare ineluttabile, routine. Ammonendo viceversa di come un incontro casuale – o fatale – possa piuttosto stravolgerla e rivelarci altre possibilità e altro di noi stessi. Un po’ “figlio d’arte” Paolo, anche suo padre, il giudice e scrittore Antonio Valitutti, era stato premiato nella stessa occasione, alla presenza di Antonio Marino Romano, segretario del Premio e presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Luca Romano”.
La trama è guidata dal personaggio di una politica di professione, Clara Mancini, una carriera invidiabile e una posizione di successo cui fanno da contraltare incomprensioni e opacità nella famiglia d’origine e una ormai spenta, grigia, vita matrimoniale con Giorgio. L’incontro-scontro con un senzatetto, ironicamente appellatosi Ghost, a significare l’invisibilità della sua condizione per la maggior parte dei cittadini, sarà destinato a capovolgere la sua visione delle priorità e a minare alla base un buon numero di pregiudizi che condivideva con la cerchia dei suoi amici, conoscenti, colleghi e superiori. Non senza pagarne un prezzo.
Lo stesso sguardo miope con cui alle volte guardiamo chi ci sta accanto senza comprenderlo davvero ed incapaci di intercettarne inespresse richieste d’aiuto e bisogni, lascerà il posto a nuove consapevolezze e a nuovi atteggiamenti, anche grazie alle rivelazioni di una storia familiare altra che la legherà a quel “fantasma” molto più di quanto l’inizio della storia lasciasse presagire.
Se per gli amanti di una prosa più asciutta, quella di Paolo Valitutti e Daniele Truono, in questo loro romanzo d’esordio a quattro mani, potrà sembrare a tratti ridondante o troppo fiorita, è indubbio che i due giovani scrittori abbiano viceversa ben appreso la lezione del ritmo della scrittura, un ritmo che non consente al lettore una volta iniziato di abbandonare facilmente la lettura, ma anzi gli impone di andare avanti spedito per “vedere cosa succede”. 268 le pagine e 7 i capitoli del libro, mentre Routine, Impatto, Neve, Tarli, Incontri, Prospettive, Cena, Canto, Distanza, Abisso, Eredità, Fiducia, Pioggia sono i titoli dei paragrafi, parole-chiave a scandire il senso di una lettura che in qualche modo vuole essere, e a dispetto della giovane età dei due autori, edificante e generativa di riflessione su noi stessi e il nostro modo di stare ed operare in una società davvero “civile”. “Dare sollievo ai mali di un’altra persona significa dimenticare i propri” (Abramo Lincoln).