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Coronavirus, come usare blockchain e IA per rafforzare la risposta sanitaria

L’innovazione tecnologia strumento fondamentale per contrastare l’avanzata dell’epidemia coronavirus in Cina e nel resto del mondo. Almeno così la pensano numerosi esperti e rappresentanti delle Istituzioni nazionali e sovranazionali.

In un paper dal titolo “A Viral warning for change. The Wuhan coronavirus versus the red cross: better solutions via blockchain and artificial intelligence”, pubblicata su Ssrn.com e sul sito della facoltà di Legge della Oxford University, il direttore del Master in legge della Hong Kong University, Syren Johnstone, ha elencato i benefici attesi dall’utilizzo di tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA) e soprattutto la blockchain nel contrasto alla diffusione del coronavirus.

Per affrontare l’emergenza e pianificare le azioni necessarie per fronteggiare l’epidemia, Pechino sta cercando di gestire al meglio tutte le richieste di intervento, ma anche la raccolta di risorse finanziarie, le donazioni e l’arrivo di personale e materiale sanitario, sia dall’esterno, sia dall’interno del Paese.

Non una cosa facile, visti i numeri in gioco, ma in questo momento critico è fondamentale mantenere saldamente il controllo delle operazioni e prendere le decisioni giuste. Come fare? Come evitare un dannoso accentramento delle responsabilità e delle scelte? Come aiutare le popolazioni sui territori in maniera energica e senza sprechi o ritardi?

Blockchain

Secondo il paper, una grande mano la possono dare le tecnologie emergenti, come la blockchain e l’IA.

Una rete blockchain privata, ha spiegato Johnstone, consentirebbe la registrazione ed il monitoraggio dettagliato di tutto ciò che viene donato, dalle donazioni in dollari alle maschere modello N95 (in grado di filtrare almeno il 95% delle particelle sospese nell’aria, potenzialmente di bloccare anche l’eventuale presenza del coronavirus).

Tale tecnologia consentirebbe di determinare con esattezza i punti di scambio, dal caricamento delle donazioni alla loro consegna, fino all’uso finale, così da controllare il processo di distribuzione/allocazione ed individuare responsabili. In generale, questa tecnologia offre una maggiore possibilità di offrire trasparenza pubblica nei vari passaggi, finanziari e di merci, che sono numerosi e spesso confusi, dando a tutti la possibilità di tracciare le donazioni e verificarne anche l’utilizzo in loco (che è la parte più importante di questi processi, far arrivare le risorse a chi ne ha bisogno).

Altro problema, è l’enorme mole di dati che in tempo reale arrivano, si accumulano e variano. L’epidemia cresce nel numero di contagiati, di decessi, di città coinvolte e di porzioni di territorio, ma bisogna anche tenere conto delle misure messe in campo, delle terapie applicate, dei primi pazienti che finalmente reagiscono alle cure e che in molti casi guariscono.

Intelligenza artificiale

Le piattaforme per l’intelligenza artificiale facilitano questi compiti, raccogliendo in tempo reale tutti i dati relativi all’epidemia, regione per regione, città per città, villaggio per villaggio, mettendo in relazione i dati provenienti dai centri di ricerca e gli ospedali, con quelli delle amministrazioni locali e delle forze dell’ordine, restituendo un quadro nitido e in continua trasformazione, ma “open”, aperto a tutti i soggetti attivi sul campo, compresi i cittadini che possono in ogni momento valutare il procedere degli sforzi delle Istituzioni nella lotta all’epidemia.

Un tema, questo delle tecnologie da impiegare per far fronte alla crisi coronavirus, che in Cina è fonte di discussioni e accesi confronti, soprattutto nella gestione della catena delle responsabilità dall’alto verso il basso e delle risorse da trasferire dal centro verso le periferie.

I cinesi ricordano ancora con dolore e rabbia le inefficienze legate all’intervento della Croce Rossa nel terribile terremoto del Sichuan del 2008 (quasi 70 mila morti) e il modo in cui sono stati gestiti i miliardi di dollari donati da ogni parte per soccorrere i sopravvissuti e facilitare la ricostruzione, in molti casi andati “perduti” nelle maglie larghe della gestione centralizzata dell’emergenza.

Stando alla mappa online costantemente aggiornata sulla diffusione del virus, sviluppata dal Center for Systems Science and Engineering della John Hopkins University, al momento i contagiati sono 28.350, 565 i decessi, mentre le persone guarite sono 1.382.

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