I big data si possono analizzare non solo per scopi commerciali, ma anche per prevedere l’andamento delle influenze stagionali o per lanciare il prima possibile l’allarme di pandemie, come il coronavirus. Così ha fatto, ma è stata inascoltata, la piattaforma di intelligenza artificiale “BlueDot”, realizzata da una piccola società canadese, che si è accorta del virus scoppiato a Wuhan in Cina (ad oggi 170 vittime) e ha lanciato i primi avvisi sull’epidemia il 31 dicembre scorso, ben prima quindi delle comunicazioni, il 9 gennaio 2020, dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, e dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, che ha lanciato l’allarme il 6 gennaio.
Coronavirus, quali big data ha analizzato la piattaforma di IA
A raccontarlo è stato Kamran Khan, fondatore e Ceo della startup, che nel 2003, mentre scoppiava l’epidemia di Sars, lavorava come specialista per le malattie infettive all’ospedale di Toronto. Khan ha spiegato il modo in cui BlueDot ha scoperto il coronavirus prima di tutti. La piattaforma utilizza un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale che analizza, non i dati sui social “perché troppo confusi”, ma i notiziari in 65 lingue, i report sulle malattie che colpiscono gli animali, i dati sulle prenotazioni dei biglietti aerei e gli annunci ufficiali per avvisare i propri clienti in anticipo per evitare zone pericolose come Wuhan. Tutti questi dati aggregati hanno fatto suonare il campanello di allarme alla piattaforma di intelligenza artificiale, a sua volta l’alert è stato poi analizzato dagli epidemiologi per valutarlo dal punto di vista scientifico ed effettivamente i medici hanno potuto constatare che la piattaforma ci “aveva preso”.
Così il rapporto di BlueDot è stato inviato ai funzionari della sanità pubblica in una dozzina di Paesi (compresi Stati Uniti e Canada), compagnie aeree e ospedali in prima linea in cui sarebbero potuti finire i pazienti infetti. Ma come detto l’allarme non è stato preso sul serio, perché, molto probabilmente, inviato da una piattaforma di IA. Al momento BlueDot è riuscita a prevedere il passaggio del virus da Wuhan a Bangkok, Taipei e Tokyo. Nel 2016 invece era riuscita a prevedere l’arrivo del virus Zika nel Sud della Florida
L’intelligenza artificiale sempre di più si dimostrerà uno degli strumenti più efficaci per prevenire i contagi dai virus, ma anche per curare le persone affette dalle epidemie.
Non a caso il gruppo Alibaba ha annunciato che metterà a disposizione degli enti pubblici di ricerca le tecnologie di intelligenza artificiale per lo sviluppo di vaccini e medicinali. Il gruppo, riporta la Xinhua, ha già creato un fondo speciale di un miliardo di yuan per le forniture di materiale sanitario e un fondo da 500 milioni per l’assicurazione degli operatori sanitari in prima linea nella lotta contro l’epidemia.
E la Fondazione Jack Ma, che porta il nome del fondatore dell’impero economico Alibaba, ha annunciato una donazione di 100 milioni di yuan (l’equivalente di circa 13 milioni di euro) per la ricerca e lo sviluppo di un vaccino dopo l’epidemia del nuovo coronavirus.