A seguito dell’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, che ha decretato il sequestro di numerosi canali Telegram, con l’accusa di violazione del diritto d’autore per diffusione di copie pirata di giornali e accesso abusivo a sistema informatico, dal quartier generale di Dubai sono giunte le prime reazioni ufficiali.
Lettera da Telegram
Il management Telegram ha infatti inviato un messaggio alla Procura di Bari confermando il blocco operativo di tutti i canali inseriti dalla GdF nella lista di sequestro. Come riportato da La Repubblica di oggi, il testo del messaggio recitava: “Hello, thank you for your email, Thank you for your email. We have blocked all the channels from your list. All the best”, firmato Telegram Dmca.
In un primo tempo, sembrava che i canali sotto inchiesta, che diffondevano via Telegram copie pirata di quotidiani, periodici e libri, semplicemente cambiassero nome, dando l’impressione di non essere più accessibili con il vecchio.
Succedeva così che dall’edicola “Wapposa”, uno dei canali pirata più grandi e popolari, con quasi 200 mila utenti, si passasse alla nuova “Edicola Luxuriosa”, senza che si riuscisse a impedire la condivisione illecita di file protetti da copyright.
Ora però, in base a quanto riportato dal quotidiano nazionale, Telegram sembra fare sul serio e secondo la lista ufficiale inviata alla GdF anche questo frequentatissimo canale dovrebbe aver chiuso definitivamente i battenti.
La lista
Complessivamente sono 21 i canali “blocked”, tra cui quelli più conosciuti e con il maggior numero di utenti: il giù nominato “Wapposa/Luxuriosa”, con oltre 196 mila iscritti; “EbookDoe“, con quasi 52 mila iscritti; “Libri Pdf Gratis“, con oltre 48 mila iscritti; “Riviste italiane”, con oltre 27 mila iscritti; “Libri universitari Pdf”, con più di 22 mila iscritti.
Si tratta di canali con centinaia di migliaia di utenti, che ogni giorno scaricavano altrettante migliaia di copie pirata di riviste, giornali e libri, diffuse illecitamente attraverso la piattaforma Telegram, “provocando un danno all’editoria di 670mila euro al giorno, corrispondenti a circa 250 milioni di euro all’anno”, si legge in un messaggio diffuso ieri dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi).
Complessivamente si tratta di quasi 580 mila utenti iscritti a questi canali pirata, “in aumento nel periodo di diffusione del virus Covid-19, e con un incremento dell’88% delle testate diffuse illecitamente”.
Alla Fnsi si è poi aggiunta anche la voce della Federazione italiana editori giornali (Fieg). In un comunicato congiunto hanno infatti chiesto a Governo e Parlamento, “che alle iniziative di contrasto della pirateria digitale, si accompagni un’azione decisa per recepire in tempi brevi la direttiva europea sul diritto d’autore nell’ordinamento italiano, analogamente a quanto già avvenuto in altri Paesi dove il confronto con le piattaforme digitali è a uno stadio molto più avanzato. Si tratta di un passaggio imprescindibile per tutelare gli investimenti delle aziende editoriali e difendere il lavoro dei giornalisti”.