Key4biz

Copyright, il colpo di mano di Google che aggira la legge francese

Google-Brave-violazione-GDPR

Il 24 ottobre prossimo entrerà in vigore in Francia la nuova direttiva dell’Unione Europea sul copyright (il Paese è il primo ad adottarla nell’Ue) e Google ha fatto sapere che non pagherà le licenze per mostrare sul motore di ricerca le anteprime degli articoli dai siti di notizie francesi. L’articolo 15 della direttiva Ue riconosce agli editori il diritto di chiedere a terzi un’adeguata remunerazione per lo sfruttamento online dei propri contenuti (a fini commerciali).

Copyright, la ‘furbata’ di Google in Francia

Big G ha dichiarato che, piuttosto che pagare, mostrerà soltanto i titoli degli articoli delle testate europee nei risultati delle ricerche sul web, può farlo secondo la nuova normativa, senza snippet, “a meno che l’editore non abbia provveduto a informarci che questo è ciò che desidera”, ha fatto sapere Google, senza così siglare accordi di licenza con gli editori europei che operano in Francia.

Con il nuovo sistema le informazioni complementari spariranno: resterà soltanto il link con il titolo. Agli editori (di tutte le testate europee) spetterà la scelta. Potranno consentire a Google di mantenere il vecchio sistema di visualizzazione, ma a titolo gratuito, rinunciando dunque ai diritti previsti dalla direttiva Ue. Oppure potranno chiedere di pubblicare soltanto i link, “questo non ha nessun effetto sul ranking”, promette Google.

Richard Gringrass, vicepresidente di Google News, ha così motivato la decisione: “non accettiamo pagamenti da nessuno per essere inclusi nei nostri risultati. Sì, vendiamo pubblicità, ma non risultati di ricerca e le pubblicità sono chiaramente presentate come tali”. Ma Google in questi casi non deve ricevere denaro, ma pagare gli editori per l’utilizzo degli snippet, testo, foto e video. Infatti la legge francese prevede la remunerazione per tutti i contenuti, negoziata direttamente con gli aggregatori di notizie o attraverso mediatori, come le associazioni di categoria. E il pagamento (lo prevede il testo della direttiva) si limita a due mesi dalla pubblicazione del contenuto.

Inoltre, Gingras cita un recente studio di Deloitte secondo cui ogni click porterebbe un guadagno “potenziale” di circa 4-6 centesimi. Ma non quantifica gli introiti pubblicitari di Google che vengono generati dalle ricerche legate alle notizie, frutto del lavoro giornalistico prodotto dalle aziende editoriali.

Quanto guadagna Google con gli articoli

A fare i calcoli è stato, invece, Carlo Perrone – presidente di Enpa (Associazione degli editori europei) e consigliere del gruppo Gedi: “L’80% dei ricavi pubblicitari che vengono generati sul lavoro editoriale online va a Google e soltanto il restante 20% a noi editori”. “Che però”, ha ricordato Perrone, “sosteniamo tutti i costi e abbiamo anche la responsabilità di ciò che viene scritto. Le piattaforme online, invece, traggono solo i benefici”. “Quello di Google è un vero e proprio colpo di mano che ha un intento intimidatorio nei confronti degli editori”, ha concluso il presidente di Enpa.

Il ministro francese per la Cultura, Franck Riester, ha criticato la scelta della società sostenendo che la sua mossa è contraria alla “spirito e al testo” della normativa. Riester ha spinto l’azienda a negoziare a livello globale con gli editori su come pagare materiale protetto da copyright.

Come detto la Francia è stato il primo Stato membro ad adottare le nuove norme, gli altri Paesi parte della Ue hanno tempo fino al 2021 per tradurre la direttiva nelle rispettive leggi nazionali. Certo questa ‘furbata’ di Google non stimolerà i restanti Paesi a recepire la direttiva Copyright. Il precedente governo italiano era contrario a questa direttiva, la Federazione degli editori (Fieg) ha chiesto un incontro con il nuovo sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella. Speriamo di conoscere a breve la posizione dell’attuale esecutivo.

Exit mobile version