Tra minacce agli eurodeputati, pagine online che si oscurano in segno di protesta e mobilitazioni pro e contro la riforma del diritto d’autore, domani il Parlamento europeo in seduta plenaria si accinge a votare definitivamente la direttiva sul copyright.
Una riforma chiesta da tanti e da tanti altri avversata, spesso da questi ultimi con argomenti opachi e in alcuni casi del tutto pretestuosi. La notizia del possibile attentato all’eurodeputato del Partito popolare europeo Axel Voss, nonché relatore della proposta di riforma del copyright, sventato dall’intelligence tedesca a Bonn, ha turbato non poco questi ultimi giorni e a 24 ore dal voto si moltiplicano le iniziative.
Nel pomeriggio di martedì 26 marzo gli eurodeputati voteranno l’aggiornamento della normativa sul copyright, il cui scopo è quello di assicurare che i contenuti online e offline siano regolati da norme simili.
Il testo, su cui è chiamata ad esprimersi la sessione plenaria del Parlamento europeo (25-28 marzo), è frutto di un lavoro legislativo durato quasi tre anni, con l’obiettivo di portare un maggiore equilibrio nelle relazioni economiche tra le potenti piattaforme del web come YouTube, Facebook, Google News e autori, editori o artisti le cui opere contribuiscono in modo sostanziale al successo delle piattaforme stesse.
“La Direttiva sul copyright fornirà pertanto una certezza giuridica alla community dei “creators” e all’intero settore della cultura garantendo allo stesso tempo il più ampio accesso a materiale educativo, testi e data mining e migliori condizioni contrattuali per politiche remunerative più eque”, si legge in una nota diffusa stamattina dalla Siae.
Nella nota in questione, pubblicata dalla società italiana di gestione collettiva del diritto d’autore, è riportato un sondaggio condotto da Harris Interactive in Francia, Germania, Polonia, Spagna, Italia, Repubblica Ceca, Grecia e Romania, in cui si mostra che l’Europa vuole una maggiore regolamentazione per i giganti del web come Google e Facebook.
In particolare, per quanto riguarda l’Italia, l’86% degli intervistati dichiara pieno consenso all’imposizione fiscale sulle entrate realizzate da queste aziende all’interno dell’Unione europea e l’81% ritiene che i colossi del digitale si espongano solo per proteggere i propri interessi economici e non per il bene comune.
L’85% degli intervistati, inoltre, risponde con un chiaro sì all’introduzione di una regolamentazione che garantisca ad autori, editori e artisti una adeguata protezione e remunerazione circa la distribuzione delle loro opere sulle piattaforme digitali.
“In generale – si legge nel comunicato – il sondaggio rivela che agli europei interessa molto che autori e artisti recepiscano compensi adeguati dalle piattaforme online. I cittadini europei vorrebbero che autori e artisti avessero la possibilità di negoziare accordi migliori per la distribuzione delle loro opere sulle piattaforme della rete: l’80% degli intervistati dichiara di essere favorevole all’entrata in vigore di una normativa che garantisca loro una equa remunerazione. Ritengono inoltre che i giganti del tech statunitensi non stiano giocando pulito: il 74% degli intervistati dichiara infatti che queste realtà quando escono allo scoperto lo fanno per proteggere i loro vantaggi economici e non certo per l’interesse degli utenti. Stiamo infatti parlando di aziende con massicce infrastrutture di comunicazione con cui portano avanti le proprie agende politiche e commerciali e che investono budget milionari per difendere le proprie posizioni”.
Un appello per l’approvazione in via definitiva della direttiva copyright da parte dell’Europarlamento, per assicurare un giusto compenso del diritto d’autore nel mondo digitale, è stato infine firmato oggi dal Presidente SIAE, Giulio Rapetti Mogol, i due premi Oscar Ennio Morricone e Nicola Piovani e uno dei più prestigiosi autori italiani, il Maestro Paolo Conte.
Nei giorni passati anche una ventina di associazione del mondo del cinema, sempre della musica e dell’editoria aveva lanciato un appello per l’approvazione della direttiva copyright.
Da stamattina, inoltre, seguendo l’esempio di quanto fatto giovedì scorso in altri Paesi europei, le pagine in italiano di Wikipedia sono oscurate in protesta contro la direttiva in questione. Digitando “Wikipedia” sui motori di ricerca compare una pagina nera con su scritto un testo, in cui si legge: “Il 26 marzo il Parlamento europeo voterà su una nuova direttiva sul diritto d’autore. La direttiva darà agli editori il potere di limitare la diffusione di notizie e titoli in ogni sito altrui (articolo 11). Costringerà inoltre quasi tutti i siti ad analizzare preventivamente ogni contributo dei propri utenti per bloccarli automaticamente se non autorizzati dalle industrie del copyright (articolo 13)”.
La cosa bizzarra è che già l’anno passato era accaduta una cosa del genere e subito i promotori della riforma avevano spiegato che servizi di massima rilevanza culturale come le enciclopedie online non avrebbero registrato ricadute negative di alcun tipo.
A luglio 2018, gli eurodeputati avevano infatti spiegato in una nota, che “Wikipedia e le enciclopedie online sono automaticamente escluse dai requisiti imposti dalle nuove regole Ue sul copyright in via di discussione”.