Il 12 settembre prossimo il testo di riforma del copyright nell’Unione europea riapproda all’Europarlamento nel corso della sessione plenaria. I parlamentari saranno chiamati ad esprimersi su una nuova proposta rispetto a quella bocciata a luglio. Tra i cambiamenti adottati dal relatore Axel Voss non figura più l’obbligo per le piattaforme online di munirsi di filtri in grado di impedire nell’Unione europea la pubblicazione senza autorizzazioni di contenuti protetti. Ma resta in piedi la responsabilità delle piattaforme in caso di violazione del copyright.
Quella del 12 settembre è una delle ultime occasioni per dare l’ok alla riforma, perché la legislatura è al termine. Le elezioni europee si terranno tra il 26 e il 29 maggio dell’anno prossimo. Anche per non perdere l’occasione e altro tempo, dal 75° Festival Internazionale del Cinema di Venezia 165 sceneggiatori e registi di tutta Europa hanno sottoscritto la “Dichiarazione di Venezia” per chiedere al Parlamento europeo di approvare il prima possibile la riforma:
“Noi, autori audiovisivi, abbiamo assolutamente bisogno che questa direttiva sia adottata in tempo: per garantire la libertà di espressione e indipendenza dei creatori, nonché i diritti degli autori. Il principio di una remunerazione equa e proporzionata, misure migliorate sulla trasparenza del meccanismo di sfruttamento e di adeguamento dei contratti faranno una grande differenza. Con queste disposizioni, la direttiva migliorerà la nostra posizione nel settore”, si legge nella dichiarazione, firmata, tra gli altri, da Jacques Audiard, Mike Leigh, Laszlo Nemes, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Paolo Taviani, Giuseppe Tornatore, Gianni Amelio, Laura Morante, Marco Bellocchio e Daniele Luchetti.
Intervistato da Variety , Roberto Viola, Direttore Generale DG Connect della Commissione Ue, ha dichiarato che la direttiva darebbe anche ai registi e agli autori di film e Tv la possibilità di rinegoziare i contratti firmati prima dell’era digitale.
L’appello di 100autori e Anac
Anche 100autori, Anac, Aidac, Wgi, in collaborazione con le Giornate degli autori e la Siae, sempre da Venezia, hanno voluto sensibilizzare il Parlamento Europeo sulla proposta di riforma. Francesco Martinotti, presidente Anac: “Sono due gli articoli della direttiva che ci stanno particolarmente a cuore. Uno che ha a tema la trasparenza (quando e per quanto le opere audiovisive sono in circolazione). Il secondo articolo riguarda la difesa dell’equo compenso. Noi autori dobbiamo essere protetti come le piccole imprese nazionali. Siamo stati troppo blandi su questi temi, dovremmo fare sentire maggiormente la nostra voce”. Ha aggiunto Stefano Sardo, presidente 100autori: “Si tratta di decidere se ai governanti interessi che rimanga un audiovisivo europeo che non passi solo sulle piattaforme. Chiediamo la difesa di un diritto; le idee che funzionano devono rendere. Altrimenti l’industria della creatività crolla. Non avrebbe più senso andare a cercare un pubblico. Possiamo costringere chi utilizza un valore a riconoscere un diritto all’autore. E poi ci vuole trasparenza sull’utilizzo delle opere. Da soli non possiamo competere con gli Ott”. Dopo l’intervento di Gaetano Blandini, direttore generale Siae che ha ricordato come quella culturale sia la terza industria del Paese, è stata la volta di Lucia Borgonzoni, sottosegretario del Mibac con delega al cinema, a prendere la parola: “Pur non avendo la delega sul copyright ci tengo a dire che questa tematica ci sta a cuore ed è tra le urgenze. La proprietà intellettuale va trattata come tutto ciò che è prodotto ma è un concetto che si fa fatica a veicolare. Cercheremo di fare uno sforzo su questo tema”.
Cosa prevede il testo della riforma sul copyright Ue, l’iter travagliato
Nel settembre del 2016, la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva relativa al diritto d’autore allo scopo di “svecchiare” le norme Ue sul diritto d’autore, aggiornandole alle opportunità e sfide legate al digitale. Con la proposta di revisione, la Commissione oltre al necessario adattamento della normativa all’evoluzione digitale, ha voluto armonizzare alcune eccezioni ad oggi facoltative e a carattere nazionale e per garantire certezza giuridica in particolare relativamente agli utilizzi transfrontalieri.
Due le misure proposte più discusse:
- Link Tax. L’ articolo 11 “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale” prevede di “tassare i link”, costringendo gli aggregatori di notizie (Google, ecc…) ad acquistare licenze dagli editori per poter pubblicare i contenuti, anche in caso di semplici stralci (anteprime, snippet) o caricati dagli utenti stessi sui social (Facebook, Twitter, ecc..)
- Non più filtri per i contenuti. La nuova proposta di riforma non prevede più l’attivazione di filtri in grado di impedire nell’Unione europea la pubblicazione senza autorizzazioni di contenuti protetti, ma resta in piedi la responsabilità delle piattaforme in caso di violazione del copyright.
Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo ha respinto, con 278 voti favorevoli, 318 contrari e 31 astensioni, il mandato negoziale proposto dalla commissione giuridica il 20 giugno. Di conseguenza, la posizione del Parlamento sarà discussa, emendata e votata il 12 settembre nel corso della sessione plenaria sempre a Strasburgo.
Il voto sarà sui singoli emendamenti e sul testo nella sua nuova composizione. Se passerà, il relatore potrà iniziare i negoziati col Consiglio, il quale ha già adottato una sua posizione comune lo scorso maggio. Se non passerà, il testo ritorna in commissione Giuridica del Parlamento europeo e si riaprirà un nuovo iter parlamentare. In questa circostanza, con la riassegnazione del dossier e la legislatura ormai al termine, di sicuro questo Parlamento non porterà a termine la riforma.
Riforma Copyright Ue, le posizioni di M5S, Lega, Pd e Forza Italia
La proposta di riforma del copyright Ue vede due schieramenti politici in Italia: a favore della riforma Partito Democratico e più timidamente Forza Italia, contrari Movimento 5 Stelle e Lega.