Sta passando la linea più dura in Svezia per tutelare il diritto d’autore e il marchio registrato, soprattutto per limitare i danni economici causati dalla pirateria digitale, audiovisiva e informatica. La ministra della Giustizia svedese, Heléne Fritzon, ha deciso un cambiamento di linea molto profondo nel modo di affrontare questo tipo di reati.
“Le pene dovranno essere proporzionate al danno”, ha spiegato la ministra in un Rapporto illustrato al Governo, con la richiesta di revisione e inasprimento delle leggi contro questo tipo di reati.
Due le strade davanti ai giudici, secondo il nuovo schema normativo: “Se una persona è stata giudicata colpevole del reato di violazione del copyright, ma in maniera lieve, sarà sanzionata a livello amministrativo, o, nel peggiore dei casi, condannata ad un massimo di 2 anni di reclusione”.
“Se, invece, i reati contestati sono gravi quanto i danni causati, allora si rischiano fino a 6 anni di carcere”, ha spiegato la responsabile del dicastero della Giustizia.
“Oggi esiste una pirateria organizzata, capace di operare in qualsiasi luogo del mondo e con metodi criminali che danneggiano tutti – ha precisato Fritzon – ecco perché è fondamentale la revisione delle sanzioni, perché la pena deve essere proporzionata all’ampiezza e alla gravità del danno causato”.
È la prima volta, dopo il celebre caso “The Pirate Bay”, che il Paese scandinavo torna con così tanta decisione sul tema della proprietà intellettuale e dei diritti connessi, con focus speciale sul diritto d’autore e il trademark.
Adottando questa proposta di legge, oggi, gli imputati per l’allora caso “The Pirate Bay”, Peter Sunde, Fredrik Neij e Carl Lundström, sarebbero stati quasi sicuramente condannati al massimo della pena.
In base alla nuova legge, infatti, per valutare se la violazione del copyright sia grave o live si terrà conto dei danni causati ai titolari dei diritti. In più, si legge in una breve nota sulle pagine online di World Trademark Review, lo Stato sta anche valutando se confiscare o meno i beni di proprietà dei condannati, sia beni fisici (patrimoniali), sia virtuali (tra cui piattaforme e siti web).
Le nuove disposizioni di legge potrebbero entrare in vigore il 1° luglio del 2019.