Vivendi con l’operazione su Telecom Italia ha accelerato anche nel nostro Paese la convergenza tra media e tlc, già partita in Europa come nel resto del mondo.
Ma quali le caratteristiche di questo lento ma inesorabile avvicinamento tra le due industrie?
In Italia abbiamo assistito all’arrivo di Netflix, all’esplosione dei servizi in streaming anche da parte dei broadcaster, agli accordi tra questi ultimi e gli operatori tlc per assicurarsi la distribuzione dei contenuti anche su fibra.
In Francia Altice di Patrick Drahi, il re d’oltralpe degli operatori via cavo, investe nel calcio con la Premier League inglese.
Ma ancora. Vivendi guidata da Vincent Bolloré, forte nella pay tv con Canal+, tenta la via delle alleanze con le telco.
Riprende quota la vecchia convergenza rete-contenuti tanto cara a Jean-Marie Messier?
Sulla carta il progetto appare molto interessante. Per gli operatori tlc è cruciale per migliorare le loro offerte con contenuti esclusivi e poter fare la differenza sul mercato, aumentando i ricavi medi per abbonato.
I media, dalla loro, hanno bisogno di canali di distribuzione potenti per mantenere i loro telespettatori, anzi aumentarli, ammortizzando i costi su una base più ampia.
La fibra ottica è diventata così necessariamente funzionale per servire questi progetti ambiziosi.
Nel resto del mondo la convergenza è giù una realtà
Ma ancora più che in Italia o Francia, dove le cose procedono a rilento nel processo di integrazione media e telecomunicazioni, all’estero la convergenza è in pieno svolgimento.
Negli Stati Uniti il numero uno delle tlc, AT&T, ha comprato il bouquet televisivo DirecTv.
Ma c’è ancora Time Warner in corsa per il servizio di video streaming Hulu.
Mossa che metterebbe in seria difficoltà Netflix.
Liberty Media di John Malone, il principale operatore via cavo del mondo, ha acquistato con Discovery All3media una società di produzione e distribuzione di programmi televisivi e rilevato una partecipazione in ITV, la più importante pay tv d’oltremanica.
La britannica BT ha speso miliardi in diritti sportivi e in Spagna Telefonica ha comprato la tv a pagamento Digital+.
L’ultima parola ai regolatori
Per Altice, che ha appena comprato due operatori via cavo negli Stati Uniti, il mercato statunitense è fondamentale per i contenuti.
La ragione l’ha spiegata qualche giorno fa Michel Combes, responsabile delle relazioni estere di Altice: “Tutto questo cambia i rapporti che abbiamo con gli editori di contenuti…potremo produrre contenuti in Europa ed esportarli negli Stati Uniti“, con un notevole risparmio di investimenti e maggiori possibilità di competere con operatori come Netflix o YouTube.
“Gli unici esempi di successo di integrazione media-telecom sono i casi in cui l’operatore ha potuto conservare l’esclusività dei contenuti premium per i propri abbonati“, ha puntualizzato Oddo, citando il best case di Belgacom, che aveva lanciato con successo le proprie offerte Belgacom Tv grazie ai diritti del calcio.
Ma bisogna anche superare gli ostacoli dei regolatori.
In Francia, Orange che si era lanciata nell’acquisto dei diritti sportivi televisivi ha subito forti paletti alle proprie ambizioni.
L’operatore aveva ottenuto l’esclusiva per la partite della Ligue 1 e imposto a tutti quelli che volevano vederle di abbonarsi alla propria offerta ADSL. Un eccellente mezzo per aumentare il numero dei propri abbonati… fino a quando la giustizia però gli ha imposto di porre fine a questo sistema di vendita.
A fare la differenza nella capacità di creazione di valore dei gruppi integrati sarà quindi infine il grado di tolleranza dei regolatori rispetto ai contenuti esclusivi.