Il Cda di Tim ha deciso di impugnare il provvedimento della Consob che ha decretato il controllo di fatto di Vivendi sulla compagnia telefonica italiana.
Nell’assicurare la piena ottemperanza della società alla disciplina che la qualificazione così effettuata comporta, il Consiglio di Amministrazione ha confermato, a maggioranza, la volontà già annunciata di impugnare la decisione agendo presso le sedi competenti. Nell’assicurare la “piena ottemperanza della società alla disciplina” che la qualificazione così effettuata comporta, il “CdA ha nondimeno confermato, a maggioranza, la volontà già annunciata di impugnare la decisione agendo presso le sedi competenti”.
Vivendi dal canto suo aveva già annunciato ricorso contro la decisione della Consob.
In ragione della decisione dell’organo di vigilanza della borsa italiana, Vivendi potrebbe vedersi costretta a consolidare i circa 25 miliardi di euro di debito di Tim. La decisione finale spetta però all’AMF (Autorité des marché financiers), la Consob francese che però non sembra orientata a confermare le conclusioni della Consob visto il clima fra Roma e Parigi legato anche alle frizioni sui cantieri Saint Nazaire e al ruolo di Fincantieri.
La posizione di Vivendi è nota. Il gruppo presieduto da Vincent Bollorè, che detiene una quota del 23,9% in Tim, sostiene di non esercitare il controllo di fatto di Tim ma di esercitare da luglio scorso attività di direzione e coordinamento sull’operatore.
Il governo italiano, dal canto suo, sta conducendo una propria istruttoria per verificare se Vivendi abbia effettivamente rispettato l’obbligo di notifica da parte di Vivendi del cambio ai vertici di Tim. L’esito dell’istruttoria potrebbe arrivare il 25 settembre oppure dopo il summit fra Macron e Gentiloni a Lione sui cantieri Saint Nazaire del 27 settembre.
Il governo italiano è sempre più orientato verso l’esercizio del golden power, i poteri speciali che gli permettono di intervenire con sanzioni e veti nei settori strategici come le reti di telecomunicazioni. L’esercizio del golden power riguarderebbe Sparkle, l’azienda di Tim che controlla una rete di 560mila chilometri di cavi sottomarini, e Telsy, la società che garantisce la sicurezza dei telefoni delle figure istituzionali.