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Contratto di servizio Rai: oggi la giornata decisiva?

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Totale assenza di pubblico dibattito, questa sera il testo sarà approvato dalla Commissione di Vigilanza: all’acqua di rose le istanze dell’opposizione? Gli obblighi resteranno relegati in un “allegato”?

Oggi dovrebbe essere la giornata decisiva per l’approvazione del parere (obbligatorio ma consultivo) della Commissione di Vigilanza rispetto alla bozza di “contratto di servizio” della Rai per il quinquennio 2024-2028 che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit, l’ex Mise, Ministero per lo Sviluppo Economico) ha tardivamente trasmesso l’11 luglio 2023 al Parlamento.

Ci siamo soffermati più volte – ed in dettaglio – su questa tortuosa gestazione, lamentando (denunciando) la totale assenza di un dibattito pubblico su un documento che pure dovrebbe essere centrale per la definizione della funzione di “public service” di Viale Mazzini.

Quel che appare incredibile è che nessuna attenzione viene riposta, anche dai media, rispetto al documento in questione: basti pensare che, negli ultimi dieci giorni, nessuno ne ha scritto, se non chi cura questa rubrica IsICult per Key4biz (vedi “Rai: il ‘contratto di servizio’ 2023-2028 vicino alla meta. Ma resta fumoso” su “Key4biz” del 26 settembre 2023) e l’indomani l’ex Sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita, nella sua rubrica “Ri-mediamo”, sulle colonne del quotidiano “il Manifesto” (senza dimenticare ovviamente il sempre vigile “BloggoRai”, che resta la fonte più accurata sul “dietro le quinte” di Viale Mazzini).

Il nodo essenziale degli “obblighi” Rai derubricati dal… “contratto” in un… “allegato”?

Se martedì 26 settembre, su queste colonne, lamentavamo (denunciavamo) l’assurdità di un “allegato” nel quale andrebbero ad essere relegati gli obblighi più specifici del servizio pubblico, così indebolendo la già fragile valenza giuridica del “contratto”, l’indomani mercoledì 27 Vincenzo Vita sul “il Manifesto” riproponeva la stessa denuncia (in un articolo intitolato “Rai, un contratto di servizio dio patria e famiglia”): “e si invita la commissione a correggere un vero e proprio svarione. Vale a dire, si chiede di rimettere nel corpo della norma l’allegato «Offerta di servizio pubblico», che è il vero contratto di servizio. Anzi, la specificazione «pubblico» è a sua volta sbagliata, svolgendo la Rai sia attività pagate dal canone di abbonamento sia iniziative di carattere commerciale pur nella cornice dei doveri in cui si colloca l’azienda. Si tratta di una scelta stupefacente, perché un allegato – messo alla stessa stregua dell’elenco degli impianti tecnici – è per sua natura secondario rispetto al fulcro della disciplina”.

La questione permane irrisolta: già il “contratto” in sé si caratterizza per genericità e fumosità, con teoriche dichiarazioni di principio ed filosofica evocazione di massimi sistemi concettuali… relegare poi gli obblighi più specifici della Rai in un “allegato” rende ancora più annacquato un testo già geneticamente annacquato.

Soltanto il Partito Democratico (Pd), il Movimento 5 Stelle (M5s), l’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) hanno segnalato questa grave anomalia, sulla quale sarebbe stato opportuno concentrare tutte le energie, senza disperdere l’attenzione in centinaia e centinaia di piccoli emendamenti di ritocco testuale…

Mercoledì sera (27 settembre), la Commissione di Vigilanza, presieduta da Barbara Floridia (M5s), ha deciso che l’approvazione del parere sul contratto di servizio sarebbe slittata alla settimana prossima.

La bicamerale è stata quindi riconvocata per oggi, martedì 3 ottobre, per votare gli emendamenti presentati e licenziare il testo da consegnare al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), per arrivare poi alla stesura finale con la Rai.

400 emendamenti alla bozza: e la Presidente della Vigilanza Barbara Floridia chiede che ne vengano segnalati soltanto il 10 %…

Gli emendamenti presentati dai vari gruppi politici sono stati oltre 400 (!!!) ed il tentativo di arrivare a una riduzione del numero, spingendo i gruppi a segnalare solo il 10 % di quelli depositati (nel verbale della seduta del 27 settembre si legge: “ciascun Gruppo potrà segnalare una quota percentuale di emendamenti affinché i relatori siano in grado di predisporre una nuova proposta di parere”), si è infranto finora sull’opposizione dei partiti, che non vogliono rinunciare alle istanze portate avanti.

La maggioranza ha quindi dovuto trovare una sintesi al proprio interno, per tentare di raggiungere un accordo con l’opposizione, e consentire così al relatore Maurizio Lupi (Noi Moderati) di mettere a punto un testo definitivo insieme al relatore di minoranza Antonio Nicita (Partito Democratico).

La discussione è ripresa questa mattina alle 10 ed è aggiornata in sessione alle ore 20. 

Disinteresse totale dei media “mainstream”

Quel che continua a stupire è il disinteresse totale anche dei media rispetto a questa dialettica, che non fuoriesce dalle ovattate stanze della Commissione a Palazzo San Macuto…

La questione va oltre e riguarda il ruolo stesso delle opposizioni: il saggio Redattore Anonimo ha scritto su “BloggoRai” mercoledì della scorsa settimana (27 settembre), in un post ben intitolato “Rai: con l’opposizione all’acqua di rose, questo Governo vincerà sempre”, commentando giustappunto la sortita di Vincenzo Vita (sul “il Manifesto” dello stesso 27 settembre): “oggi, in particolare, siamo alquanto “divertiti” nel leggere una punta di diamante del fronte democratico, progressista e innovatore che si lancia con veemenza inaudita, quasi con ferocia sanguinaria, contro le scempiaggini sul nuovo Contratto di Servizio. Leggiamo sul Manifesto, a firma Vincenzo Vita, un articolo titolato “Rai, un contratto di servizio dio patria e famiglia”. Il Governo e i suoi ministri più coinvolti hanno tremato leggendolo. La Meloni, chissà, potrebbe avere avuto uno stranguglione mentre a Viale Mazzini hanno convocato una riunione di emergenza del Comitato Strategico”.

Ironia feroce, quella del Redattore Anonimo, ma condivisibile: opposizione all’acqua di rose?!

E continua acido, l’Anonimo: “ora, come si dice, benvenuti a bordo, buongiorno bellezza. Di questo argomento si sa tutto da mesi, quasi da un anno, ed è passato pressoché inosservato, sottotraccia, silenziato e nascosto con buona pace di quasi tutti, più tutti che quasi. Questi quasi tutti, compreso l’autore dell’articolo, se ne sono guardati bene dallo studiare già dai primi di luglio il testo completo del nuovo Contratto sul quale c’era abbondanza di argomenti per sparare a palle incatenate e scatenare l’inferno almeno per aprire il dibattito, rendere pubblici i suoi contenuti più nefasti. Silenzio. Tutti muti”.

Tutti muti, silenzio assordante in effetti.

Con due eccezioni soltanto: BloggoRai appunto ed IsICult/Key4biz.

Questa è la vera verità.

Tutti (o quasi) muti, nell’arco di oltre un anno… Ed opposizioni all’acqua di rose?

Si ricordi che Viale Mazzini aveva esaminato ed approvato lo schema del “Contratto di Servizio” 2023-28 (in verità ci si dovrebbe riferire al quinquennio 2024-2028) nella seduta del 3 luglio 2023. Si leggeva nel comunicato stampa ufficiale del cda Rai di quel giorno: “l’iter procedurale prevede che il testo sia ora trasmesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla Commissione Parlamentare di Vigilanza, per l’acquisizione del relativo parere, all’esito del quale il Cda Rai e il Mimit saranno nuovamente tenuti a esprimersi per un’approvazione definitiva entro il termine del 30 settembre, scadenza del Contratto di Servizio attualmente in vigore”.  

Si ricordino i passaggi precedenti: il Consiglio dei Ministri aveva deliberato le “linee guida” con l’“atto di indirizzo” del 18 maggio 2022; l’ulteriore definizione delle “linee guida” era avvenuta con la Delibera n. 266 adottata il 19 luglio 2022 dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom)… C’è stata poi una lunghissima ulteriore… gestazione, che si è conclusa con l’approvazione di un testo da parte del cda Rai il 3 luglio 2023 e con la trasmissione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla Commissione di Vigilanza l’11 luglio 2023.

A distanza di 1 anno (uno!) dalle “linee guida” dell’Agcom. Ciò basti.

Il precedente “contratto di servizio” (vigente fino a sabato scorso 30 settembre…), per il quinquennio 2018-2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2018. L’articolo 30 di questo contratto recita: “gli effetti del presente Contratto, che ha durata quinquennale, decorrono dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Fino alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del successivo Contratto, i rapporti tra la Rai e il Ministero restano regolati dalle disposizioni del presente Contratto”. Quindi “formalmente”, il contratto (2018-2022) ancora in essere avrebbe perso efficacia dal 6 marzo 2023, ma è stato prorogato al 30 settembre 2023 dal Governo (con decisione assunta il 21 dicembre 2022) e resta efficace fino alla pubblicazione nella G. U.…

Si ricordi che il Governo guidato da Giorgia Meloni si è insediato il 22 ottobre 2022: su queste colonne, scrivevamo, nel gennaio 2023, rispetto al “contratto di servizio” Rai: “nessun pubblico dibattito, nessun confronto con la società civile. E, peraltro – va denunciato – la stessa società civile non brilla nel richiedere una dialettica con le istituzioni e la stessa Rai. Anche in questo caso, sembra prevalere passività, inerzia, rassegnazione. Come è noto, qualche settimana fa il “contratto di servizio” per il periodo 2018-2022 è stato prorogato di ben 8 mesi, ma ci si domanda come sia possibile che nessuno (ribadiamo: nessuna testata giornalistica né fonte web) abbia segnalato la notizia che, rispetto ai “6 mesi” annunciati formalmente anche da un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri il 21 dicembre 2022, la proroga è stata invece definita, in Gazzetta Ufficiale, a ben “8 mesi”. Quindi, il precedente / attuale “contratto di servizio” resta in vigore fino al 30 settembre 2023. Soltanto “Key4biz” ha segnalato la notizia (e la contraddizione tra il comunicato stampa di Palazzo Chigi, dopo la riunione del Consiglio dei Ministri del 21 dicembre, ed il comunicato pubblicato sul sito web del Mimt), come se non si trattasse di una notizia rilevante per l’economia politica del sistema mediale nazionale” (si rimanda a “Key4biz” del 2 gennaio 2023, “Pasticcio Manovra 2023 e Milleproroghe: “Bonus Cultura” rimandato al 2024, “Contratto di servizio” Rai a settembre 2023”, ed al successivo “Rai, il contratto di servizio scomparso dai radar e la presidenza della Commissione Vigilanza in stand-by” su “Key4biz” dell’11 gennaio 2023).

Il 27 aprile 2023, il Ministro Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) dichiarava, in audizione in Vigilanza: “mi impegno a consegnare alla Commissione il contratto di servizio in tempo utile per consentire le vostre deliberazioni, cioè entro il mese di giugno”. Ed annunciava che il ministero “terrà nella massima considerazione” le indicazioni che verranno dalla Bicamerale. Lamentava il Ministro che il ritardo nella gestazione del contratto era co-determinato anche dalla non approvazione del “piano industriale” di Viale Mazzini: “è evidente che la fase di incertezza in Rai è di ostacolo alla definizione del contratto di servizio”, riferendosi alla “mancata attuazione del piano industriale che è elemento essenziale”. “Occorre porsi il problema di come la Rai possa raggiungere gli obiettivi”, aggiungeva, sottolineando che il dicastero “deve chiedersi se le risorse siano coerenti con gli obblighi contrattuali” e per questo “è necessario valorizzare la coerenza con il piano industriale”.

Il concetto evocato dal Ministro è corretto, ma non ci sembra che la questione sia stata affrontata realmente, dato che non esiste nel “contratto” alcuna quantificazione budgetaria, ovvero definizione delle risorse necessarie per rispondere in modo (reale, non teorico e generico) agli “obblighi”.

Il 13 giugno 2023 il Consiglio di Amministrazione della Rai annunciava di aver approvato le “linee guida” (sic) del nuovo “piano industriale” 2023-2025: in argomento, non è trapelata 1 riga una del contenuto, ma sicuramente è stato trasmesso al Mimit… Anzi 1 riga è stata resa pubblica: nel documento di presentazione dei nuovi palinsesti Rai (avvenuta a Napoli il 6 settembre), si legge: “il Piano industriale della Rai ha evidenziato l’esigenza di attirare l’audience dei giovani”. Oh, perbacco!

Il contratto di servizio, nella versione attuale: poco più di una stretta di mano…

Come abbiamo denunciato, da anni (e non soltanto su queste colonne), nella forma attuale il “contratto di servizio” è poco più che una simpatica stretta di mano: non esiste infatti una definizione precisa delle “prestazioni” e quindi così facendo il Ministero può sfuggire alla quantificazione delle “controprestazioni”.

Contratto evanescente per assenza di sinallagma.

Come dire?!

C’erano tutti i tempi, per avviare e sviluppare un dibattito pubblico. Che invece non c’è stato.

Il 25 luglio 2023, la Presidente della Commissione Vigilanza Barbara Floridia, avendo ricevuto soltanto da due settimane (l’11 luglio) la bozza dal Mimit, dichiarava, con atto di grande cortesia relazionale nei confronti del Ministro: “su richiesta unanime dei componenti della Commissione di Vigilanza, ho chiesto e ottenuto dal Mimit un differimento al prossimo 20 settembre del termine per l’espressione del parere obbligatorio sul contratto di servizio Rai. La notevole mole di audizioni e la volontà condivisa di svolgere un lavoro approfondito non consentirebbero d’altronde di esprimere il parere entro le prossime due settimane… Ringrazio il Ministro Urso la disponibilità nei confronti della Commissione di Vigilanza, nella consapevolezza della comune volontà di giungere alla definizione di un testo capace di intercettare e di esprimere le sfide, le ambizioni e gli obiettivi del servizio pubblico per i prossimi cinque anni”.

Ottime intenzioni, almeno sulla carta: “le sfide” e “le ambizioni” e “gli obiettivi”…

Le “audizioni” richiamate, però, dall’11 luglio, sono state pochine (ma quale “notevole mole”, di grazia?!), e non si sa bene con quale criterio definite.

Audizioni in Vigilanza: rappresentative della “società civile” e delle istituzioni interessate?

In effetti, che senso hanno audizioni in assenza dello schema di contratto, testo che è pervenuto alla Vigilanza soltanto l’11 luglio?!

Queste le audizioni tenutesi da quella data (fino al 7 settembre, allorquando è emerso in Vigilanza una prima bozza di parere):

  • 12 luglio 2023, Carlo Bartoli (Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti); Daniele Macheda (Segretario dell’Unione sindacale giornalisti Rai); Angelo Oliveto (delegato della Federazione Nazionale Stampa Italiana nell’esecutivo Usigrai);
  • 13 luglio 2023: Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani).

Il 18 luglio 2023 – si legge nel resoconto curato dai servizi parlamentari –  il calendario della Commissione veniva “rimodulato”, in funzione dell’esigenza di “svolgimento delle ulteriori audizioni in merito allo schema di contratto di servizio, le quali coinvolgeranno figure dirigenziali del servizio pubblico, i Ministeri direttamente interessati, nonché rappresentanti della società civile”…

Bene.

  • 20 luglio 2023: Salvatore Cuzzocrea (Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane); Monica Logozzo (componente dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione);
  • 25 luglio 2023: Andrea Caretta (Presidente del Consiglio di Amministrazione Cares – Osservatorio di Pavia), Vittorio Cobianchi (Direttore dell’Osservatorio di Pavia);
  • 26 luglio 2023: Giuseppe Busia (Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione – Anac);
  • 27 luglio 2023: Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’Economia e delle Finanze – Mef);  
  • 1° agosto 2023: Angelo Mellone (Direttore Intrattenimento Day Time Rai); Paolo Corsini (Direttore Approfondimento); Angela Marriella (Direttrice Relazioni Istituzionali); Davide Di Gregorio (Direttore Staff Direttore Generale Corporate);
  • 2 agosto 2023: Gian Marco Chiocci (Direttore del Tg1 Rai); Antonio Ciro Patrizio Preziosi (Direttore del Tg2); Francesco Pionati (Direttore del Giornale Radio);
  • 3 agosto 2023: Adolfo Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy – Mimit);
  • 4 agosto 2023: Elena Capparelli (Direttrice di Rai Play e Digital); Maurizio Imbriale (Direttore Contenuti Digitali e Transmediali); Adriano De Maio (Direttore Rai Cinema e Serie Tv); Paolo Del Brocco (Amministratore delegato RaiCinema);
  • 5 settembre 2023: Donatella Martini (Presidente dell’Associazione Donne In Quota); Rossana Oliva (Presidente onoraria della Rete per la Parità); Raffaele Angelo Cagnazzo (Presidente dell’Ente Nazionale per la Protezione e l’Assistenza dei Sordi – Ens); Sandra Cioffi (Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti – Cnu / Agcom); Gianluca Curti (Presidente Cna Cinema e Audiovisivo); Chiara Sbarigia (Presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi – Apa); Enrico Giovannini (Direttore Scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – Asvi); Roberto Zaccaria (costituzionalista e Past President della Rai).

Fine della fiera.

Non è stato convocato in audizione 1 creativo (uno): un regista, uno sceneggiatore… Non è stato convocato in audizione 1 sociologo o mediologo (uno)… Non è stata audita nemmeno la Siae, che pure è socia della Rai spa…

Può ritenersi una simile “eletta schiera” di auditi rappresentativa delle varie anime della “società civile? No.

Può ritenersi una simile selezione delle istituzioni rappresentativa dei soggetti interessati al “contratto di servizio”? No.

Eppure la Presidente Floridia aveva annunciato che sarebbero stati coinvolti i Ministeri “competenti”: non risulta sia stato però chiamato in audizione nemmeno il titolare del dicastero forse più direttamente interessato (a parte il Mimit), ovvero il Ministero della Cultura (Mic), affidato a Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia)…

E forse sarebbe stato interessante audire anche il Presidente della Società Italiana degli Autori e Editori, Salvatore Nastasi, considerando che Rai non ha un “socio unico”, e che si affianca al Mef anche la Siae, che detiene una quota azionaria dello 0,44 % di Rai Radiotelevisione Italiana spa. E peraltro Siae rappresenta oltre 106mila autori, ovvero la spina dorsale del sistema creativo italiano.

E, nell’economia delle audizioni, non è stato coinvolto nemmeno 1 rappresentante (uno!) dell’anima artistico-creativa del sistema culturale italiano: incredibile, ma vero!

Non 1 regista, non 1 sceneggiatore, non 1 scrittore…

E che dire della totale assenza di sociologi e mediologi, che pure, forse, una qualche parola in argomento avrebbero potuto manifestarla?!

Non 1 sociologo, non 1 mediologo…

E nemmeno 1 economista. Nemmeno 1 esperto di “public policy”.

E doveva essere soltanto Key4biz ovvero IsICult a rendere di pubblico dominio il testo consegnato dalle rappresentanti di Donne in Quota e Rete per la Parità e soprattutto la memoria del Presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella (che non è stato poi audito in Commissione)?! Si veda “Key4biz” del 6 settembre 2023, “Rai, nebbia sul contratto di servizio. Interviene anche l’Agcom”. Assumendo così Key4biz/IsICult quasi una funzione di… “supplente”, rispetto a doveri di trasparenza e condivisione e disseminazione di dati ed analisi?!

La Presidente Barbara Floridia non ha infatti nemmeno reso di pubblico dominio (almeno fino ad oggi) le memorie che sono state consegnate o indirizzate alla Commissione…

Chi ha avuto interesse ad escludere la società civile – intesa in senso ampio e plurale – dalla gestazione del nuovo “contratto di servizio” Rai?!

Conclusivamente, chi ha avuto ed ha interesse a determinare una gestione ritardata e soprattutto così nebbiosa del documento?!

Attendiamo l’esito dei lavori della Commissione, questa sera…

Antonio Nicita annuncia che il Pd non firma la proposta di “mediazione” ovvero la bozza elaborata dal relatore di maggioranza Maurizio Lupi

Giunge peraltro notizia questa mattina che, degli oltre 400 emendamenti presentati, sono stati ammessi soltanto 80 emendamenti (quindi un 20 % del totale, a fronte del 10 % auspicato) sull’ultima bozza del parere sul “contratto di servizio” proposta dalla maggioranza in Commissione di Vigilanza: così ha dichiarato il relatore di maggioranza Maurizio Lupi, nel corso della riunione mattutina della Bicamerale chiamata a esaminare il testo. Lupi ha spiegato che la maggior parte degli emendamenti accolti sono dell’opposizione e che la maggioranza ha fatto evidenti passi indietro in un’ottica di mediazione. Lupi ha anche precisato che, se l’opposizione non dovesse votare questo testo “di mediazione”, si tornerebbe al vecchio testo base, con la discussione sui 400 emendamenti presentati, anche quelli di maggioranza sin qui bloccati.

Poco dopo si è appreso che la Commissione di Vigilanza Rai esaminerà e voterà soltanto la proposta di parere sul “contratto di servizio” della Rai sottoscritta dal solo relatore di maggioranza, Maurizio Lupi: infatti, il relatore di minoranza, il senatore del Pd Antonio Nicita, non ha firmato la proposta.

Il Pd e la minoranza chiederanno di votare i propri emendamenti…

E temiamo che l’esito possa essere prevedibile.

L’allarme resta grande. Lo scenario incerto.

Ci si augura che la montagna non partorisca un topolino.

Latest news (aggiornamento delle ore 16:30): duro scontro tra Pd e M5s

A distanza di poche ore da quando abbiamo chiuso “in tipografia” l’articolo (v. supra), si è… scatenato “l’inferno” in Vigilanza Rai, dinamica che qualcuno sta interpretando come un ulteriore scontro e distanziamento tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle (su questioni “macro” che vanno ben oltre la specifica querelle sul “contratto di servizio” Rai.

Come abbiamo già segnalato nell’articolo, dapprima il Pd, nella persona del senatore Antonio Nicita, ha annunciato il proprio voto contrario alla bozza “di mediazione” redatta da Maurizio Lupi, relatore di maggioranza. Ha quindi rassegnato le dimissioni dal ruolo di relatore di minoranza.

Lo scontro, nelle ultime ore, si è inasprito, con accuse reciproche da dem e grillini.

Va comunque apprezzato che il relatore Lupi avesse recepito almeno in parte la questione relativa agli “obblighi” specificati nel famigerato “allegato 1”, accogliendo che anch’esso venisse pubblicato nella Gazzetta Ufficiale: non si tratta di un sofisma, ma questa ipotesi non significava effettivamente elevare il contenuto dell’“allegato” alla dignità formale (giuridica, ma anche sostanziale) del “contratto” vero e proprio (per quanto – ribadiamo – sempre annacquato ed evanescente).

In sostanza, tesi del Partito Democratico: “il Gruppo del Pd in Vigilanza Rai vota contro il parere del relatore Maurizio Lupi sul contratto di servizio Rai. Ci sono criticità per le quali non possiamo che esprimere la nostra contrarietà. Non sono state accolte infatti le nostre proposte volte, solo per fare degli esempi, a introdurre maggiori garanzie su principi e valori legati ai temi dei diritti e sul pluralismo; sono stati respinti persino gli emendamenti sul valore dell’istruzione, sul contrasto al cyberbullismo e sul tema della biodiversità. Necessario secondo noi, inoltre, specificare il concetto di ‘digital public media company’ che nel testo è descritto solo come ‘digital media company’”. Così recita una nota dei componenti “dem” della Commissione Vigilanza Rai. “Anche gli emendamenti sul ruolo di RaiFiction e RaiPlay nell’industria dell’audiovisivo e come specchio del pluralismo sociale non hanno trovato spazio. Nello stesso modo, la richiesta di partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori anche nella rappresentanza prevista del cda Rai non è stata accolta così come la proposta di creazione volontaria di un Organo di vigilanza. No, infine, anche agli emendamenti sul contrasto ai conflitti di interesse e sulla trasparenza. Una serie di risposte negative che motivano con chiarezza il nostro voto e la decisione del nostro relatore Antonio Nicita di rimettere il mandato. Dispiace che i 5 stelle abbiano votato diversamente dalle altre opposizioni”, concludono gli esponenti dem.

Replica il Movimento 5 Stelle: “il nostro voto favorevole al parere sul contratto di servizio si basa esclusivamente sulla sostanza del contenuto di un testo, che è stato decisamente migliorato rispetto all’inizio. La cosa interessante è che parte di questi miglioramenti provengono proprio dalle forze politiche che oggi hanno votato ‘No’ e che hanno usufruito del ruolo-chiave del relatore, come nel caso di Nicita del Pd. Se altri hanno fatto valutazioni diverse, noi come detto guardiamo al merito: dalla tutela delle minoranze linguistiche alle norme in favore delle persone con disabilità, dalla valorizzazione delle sedi regionali e dei centri di produzione al sostegno all’industria dell’audiovisivo, del teatro, del cinema, della danza e delle arti visive affinché si supportino i talenti emergenti rafforzando la produzione indipendente italiana. Ma, soprattutto, senza il nostro voto favorevole, il pallino sarebbe rimasto tutto nelle mani della maggioranza, con il rischio di vedere venir meno importanti ‘conquiste’ come la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta, la diffusione dei valori dell’accoglienza e dell’inclusività. Obiettivamente non sarebbe stato un grande risultato”. Così l’esponente M5S in Commissione di Vigilanza Rai, la già Sottosegretaria Anna Laura Orrico.

Controreplica il Partito Democratico: “siamo sorpresi da M5s, abbiamo difeso emendamenti per loro… Per la prima volta in Commissione di Vigilanza Rai, la minoranza non firma il parere della maggioranza. Il senatore Nicita, relatore di minoranza, ha rimesso il mandato, perché ciò che è rimasto fuori dal parere pesa di più di ciò che è stato accolto negli emendamenti sul lavoro, sul rispetto delle diversità, sulla qualificazione del pluralismo, sul monitoraggio, su giovani e minori. L’unica forza di opposizione che ha votato con la maggioranza di destra è il Movimento Cinque Stelle”. E spiegano ancora, i parlamentari Pd in Commissione Vigilanza Rai: “non sta a noi giudicare le legittime scelte politiche dei 5S o farci domande su ciò che le ha animate. Ma è inaccettabile che si faccia disinformazione, perché il tema del giornalismo d’inchiesta stava già nella bozza dei relatori a luglio e non era più un tema di discussione. Oggi vi erano oltre 200 emendamenti che parlavano di discriminazione, disinformazione, orientamento sessuale, inclusione, multiculturale e multietnica, valorizzazione del lavoro in Rai, minoranze linguistiche, monitoraggio, misurazione pluralismo, controllo, conflitti di interesse. Molti erano anche dei 5S e ci è toccato, nella dichiarazione finale di voto, dover difendere gli emendamenti dei 5S al posto loro. Siamo colpiti. Non si era mai visto una forza politica votare con così tanta convinzione ed entusiasmo un atto che escludeva la maggior parte delle sue proposte”.

Pesante scambio di accuse…

Sale sulla ferita da altri parlamentari: il senatore di Italia Viva Enrico Borghi, Presidente del Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe del Senato, accusa il M5s di “inciucio”, sostenendo: “‘la Rai anticipa sempre la politica, dice una regola italiana non scritta. Anche oggi Giuseppe Conte si dimostra funzionale alla destra, accomunato dalla stessa passione per la gestione del potere. Evidentemente appagato dalla lottizzazione, il M5S sul Contratto di Servizio con la Rai per l’ennesima volta vota con la maggioranza, getta la maschera e svela l’inciucio”. Ed Avs, nelle persone di Peppe De Cristofaro, e di Angelo Bonelli, Co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra spiegano le ragioni del loro voto contrario: “come Alleanza Verdi Sinistra, abbiamo votato contro la proposta di contratto di servizio presentata dalla maggioranza. Sono stati respinti gli emendamenti che chiedevano che la Rai condannasse i comportamenti omotransfobici, il razzismo e l’abilismo nei servizi di informazione. Inoltre, sono stati scartati gli emendamenti che avrebbero bandito le fake news dall’informazione del servizio pubblico, garantendo il primato del metodo scientifico e impedendo la diffusione di posizioni assolutamente antiscientifiche, che potrebbero disorientare l’opinione pubblica”.

Questa nota di aggiornamento viene chiusa in redazione alle ore 16:30.

Lo scontro è duro, e non sembra soltanto… formal-formalistico.

Il Partito Democratico precisa anche che, in relazione alla querelle “allegato” versus “contratto”, aveva chiesto che tutto il testo dell’“allegato” venisse elevato pienamente, a tutti gli effetti, come parte del “contratto”. Il che non è stato, ovvero questa istanza non è stata accolta.

In sintesi: si registra uno strano scontro tra un Movimento 5 Stelle “realista” ovvero “possibilista” (come dire, in sintesi?! “meglio poco, che nulla”), ed un Partito Democratico “idealista” ed “intransigente” (ovvero: “quel “poco” non conta… “nulla””).

Si dovrà attendere qualche ora, per capire come va a finire la curiosa vicenda. Che comunque, a fronte di quel che è avvenuto nei mesi scorso (deficit di dibattito pubblico), non entusiasma nessuno.

Last minute…

Il parere della Vigilanza è stato approvato nel pomeriggio di martedì 3 ottobre 2023. Via libera della bicamerale, quindi, al parere sul contratto di servizio (che è – si ricordi – obbligatorio, ma comunque… consultivo: un’assurdita’). L’opposizione si è quindi spaccata sul testo messo a punto dal relatore di maggioranza, Maurizio Lupi. Ha votato a favore, oltre ai partiti di maggioranza, il Movimento 5 Stelle. Contrari invece il Pd, Italia Viva, Verdi e Sinistra. Azione si è astenuta.
La “palla” torna ora al Mimit, per arrivare poi alla stesura finale con Viale Mazzini. Il Ministro Adolfo Urso ha accolto con soddisfazione l’esito della votazione “a larga maggioranza” (sic), rimarcando che il testo è stato approvato “con il voto favorevole di una parte significativa dell’opposizione… si tratta di un confronto costruttivo tra le forze politiche, che rafforza il servizio pubblico con un contratto di servizio credibile, sostenibile, inclusivo e responsabile”. Amen.

Clicca qui, per il resoconto della riunione della Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Roma, 27 settembre 2023, contenente tutti gli emendamenti allo schema di parere sul “contratto di servizio Rai 2024-2028”.

( articolo chiuso in redazione alle ore 12 di martedì 3 ottobre 2023 ed emendato alle 16,30 )

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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