Gli Stati membri non sono tenuti a chiedere l’autorizzazione all’Unione europea per implementare applicazioni di contact tracing digitale, ma non possono trascurare per queste app i requisiti essenziali stabiliti oggi dalla Commissione Ue.
Sono 7.
Un approccio comune per le applicazioni di tracciamento volontarie e conformi ai principi di tutela della vita privata
Si tratta di una guida pratica per gli Stati membri all’implementazione delle applicazioni di tracciamento dei contatti e allerta. Il pacchetto di strumenti stabilisce i requisiti essenziali per queste applicazioni:
- dovrebbero essere pienamente conformi alle normative dell’UE in materia di protezione dei dati e di tutela della vita privata, come indicato negli orientamenti presentati oggi previa consultazione del comitato europeo per la protezione dei dati;
- dovrebbero essere implementate in stretto coordinamento con le autorità sanitarie pubbliche e approvate da queste ultime;
- dovrebbero essere installate su base volontaria e prontamente rimosse quando non più necessarie;
- dovrebbero mirare a sfruttare le più recenti soluzioni tecnologiche volte a rafforzare la tutela della vita privata. Probabilmente basate su tecnologia di prossimità Bluetooth, esse non consentono il tracciamento della posizione delle persone;
- dovrebbero essere basate su dati anonimizzati: le applicazioni possono allertare le persone che sono state per un determinato periodo di tempo vicine a una persona infetta affinché si sottopongano al test o si autoisolino, senza rivelare l’identità delle persone infette;
- dovrebbero essere interoperabili in tutta l’UE, affinché i cittadini siano protetti anche quando attraversano le frontiere;
- dovrebbero fondarsi su orientamenti epidemiologici convenuti e tenere conto delle migliori pratiche in materia di cibersicurezza e accessibilità;
- dovrebbero essere sicure ed efficaci.
Sebbene le applicazioni consentano un tracciamento più agevole, rapido ed efficiente rispetto ai colloqui con i pazienti infetti, il tracciamento manuale continuerà a riguardare quei cittadini che potrebbero essere maggiormente vulnerabili all’infezione, ma che sono meno propensi ad avere uno smartphone, come le persone anziane o con disabilità.
Nelle prossime versioni del pacchetto di strumenti potrà essere sviluppato un approccio comune ad altre funzionalità, in particolare per quanto riguarda le informazioni e il monitoraggio dei sintomi.
Il Commissario Breton a Google e Apple: “La vostra app deve rispettare pienamente i valori e la norme Ue sulla privacy”
“L’app di tracciamento del contagio allo studio di Google e Apple deve “rispettare pienamente i valori e la norme Ue sulla privacy”. È il monito che il commissario Ue per il mercato interno, Thierry Breton, ha lanciato al ceo di Google Sundar Pichai, nel corso di una videoconferenza tenuta nella tarda serata di ieri.
“Ho avuto uno scambio positivo e costruttivo con Sundar Pichai su questa importante questione”, ha riferito Breton, sottolineando la necessità di una “piena e rigorosa conformità dell’interoperabilità e della sicurezza dell’app di tracciamento” agli standard europei. Bruxelles esaminerà nelle prossime settimane l’implementazione della soluzione delle due big tech.
La soluzione di Apple e Google per il tracciamento dei contagi
Ecco cosa prevede l’iniziativa di Apple e Google, per la prima volta alleati. Non svilupperanno un’app vera e propria per il tracciamento digitale.
Nella prima fase, in maggio, le due aziende rilasceranno API per consentire l’interoperabilità fra i dispositivi Android e iOS delle app sviluppate dalle autorità sanitarie. Queste app ufficiali potranno essere scaricate dagli utenti attraverso i rispettivi app store.
Nella seconda fase, nei prossimi mesi, Apple e Google lavoreranno per rendere disponibile una più ampia piattaforma di contact tracing basata su Bluetooth, integrando questa funzionalità nei sistemi operativi.
Prossime tappe
Il pacchetto di strumenti tiene conto delle migliori pratiche più recenti in materia di utilizzo delle applicazioni mobili di tracciamento dei contatti e allerta per affrontare la crisi. Esso si inquadra in un processo già in atto che prevede, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, la collaborazione degli Stati membri per definire e perfezionare l’uso del pacchetto stesso e di altri strumenti pratici. Questa prima versione sarà ulteriormente arricchita in base alle esperienze degli Stati membri.
Entro il 30 aprile 2020, le autorità sanitarie pubbliche valuteranno l’efficacia delle applicazioni a livello nazionale e transfrontaliero. Gli Stati membri dovrebbero riferire in merito alle misure intraprese entro il 31 maggio 2020 e renderle accessibili agli altri Stati membri e alla Commissione per una valutazione inter pares. La Commissione valuterà i progressi compiuti e pubblicherà relazioni periodiche a partire dal giugno 2020 e per tutta la durata della crisi, raccomandando azioni o la revoca graduale delle misure che non appaiono più necessarie.
Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante per la privacy: “I princìpi della Commissione Ue in linea con parere del Edpb”
“I principi indicati dalla Commissione Europea sono perfettamente in linea con le indicazioni contenute nel parere – di cui è stato relatore il Garante italiano – reso dall’Edpb, il Comitato che riunisce le Autorità garanti europee, due giorni fa alla stessa Commissione. La Commissione, in particolare, indica come preferibili app basate sulla volontaria adesione del singolo e su sistemi di prossimità, come il bluetooth, in quanto maggiormente selettivi e, dunque, di minore impatto sulla privacy”.
In Italia è Immuni l’app di contact tracing scelta dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri – ora è sottoposta al vaglio della task force guidata da Vittorio Colao – ma ancora non è pubblica né la scheda tecnica del software né la relazione del gruppo di lavoro data-driven, nominato dal ministro dell’Innovazione, che l’ha selezionata tra 319 soluzioni proposte.
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