L’efficienza energetica al 30%, come indicato dall’Unione europea per il raggiungimento degli obiettivi della strategia “Europe 2020”, del “Pacchetto Clima” e del trattato sul clima di Parigi (Cop 21), è non solo un passo verso la crescita sostenibile e la low carbon economy, ma anche un’opportunità per innovare e tornare a competitivi sui mercati.
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione centrale (PAc), il Governo, con il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’Ambiente, ha lanciato a gennaio 2017 il “Programma di riqualificazione energetica”, con una dotazione di 355 milioni di euro e con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici del patrimonio edilizio dello Stato di almeno il 3% annuo.
In Italia gli edifici della Pubblica Amministrazione sono oltre 13.000 e consumano 4,3 TWh di energia l’anno, per una bolletta complessiva di circa 650 milioni di euro.
Quelli più energivori sono circa il 20% del totale, con un consumo pari a 1,2 TWh e una spesa di 177 milioni di euro.
Proprio oggi si è svolto presso la Camera dei Deputati il convegno dal titolo: “Efficienza energetica nelle pubbliche amministrazioni locali: politiche e strumenti per la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano”.
“Per rendere efficienti energeticamente gli edifici più energivori della PA – ha spiegato il presidente dell’Enea, Federico Testa, durante il suo intervento – servirebbe investire circa 1 miliardo di euro. In questo modo si riuscirebbero a tagliare i consumi mediamente del 40%, risparmiando ogni anno circa 75 milioni di euro sulla bolletta. Inoltre, questa operazione permetterebbe di creare oltre 13.000 nuovi posti di lavoro e tagliare 130 mila tonnellate di emissioni di CO2”.
Una trasformazione in chiave green e di sostenibilità ambientale del patrimonio delle amministrazioni pubbliche che garantirebbe nuovi posti di lavoro e più innovazione e che potrebbe finalmente prendere il via anche a seguito della direttiva europea 27/2012 sull’efficienza energetica e al decreto legislativo di recepimento 102/2014, che prevedono appunto un tasso di riqualificazione energetica del 3% l’anno della superficie occupata dalla Pubblica Amministrazione centrale.
Efficienza energetica che secondo Testa giocherebbe anche un ruolo determinante per l’economia, “generando filiere industriali made in Italy”. “L’ecobonus nel residenziale – ha ricordato il presidente dell’Enea – ha già contribuito a creare circa 50 mila nuovi posti di lavoro l’anno nell’edilizia, un settore fortemente colpito dalla crisi economica”.
Tutti risultati di massimo rilievo, visto anche il momento storico, che però potrebbero essere ancora più significativi, in termini di crescita e ottimizzazione delle risorse, promuovendo interventi di deep renovation, che potrebbero abbattere del 60-80% i consumi dei condomini italiani più energivori.
Tra i dati presentati durante il convegno, emerge che le famiglie italiane negli ultimi 10 anni hanno realizzando 2,5 milioni di interventi per rendere più efficienti le proprie abitazioni, per un investimento complessivo di circa 28 miliardi di euro che ha permesso di tagliare 26 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica.