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Consolidamento Tlc, quali prospettive in Italia dopo la fusione fra Vodafone e Three in Uk?

Si parla tanto di consolidamento dell’arena del mobile nelle Tlc del nostro paese e il processo potrebbe davvero partire nei prossimi mesi, forte di una nuova Commissione Ue che potrebbe essere più propensa a facilitare una nuova ondata di fusioni per rendere i player europei più pronti a rispondere alla sfida del mercato globale. Questo è l’auspicio del Rapporto Draghi, che parla di consolidamento delle Telco nel mobile come una priorità della Ue per competere a livello globale con i player americani e cinesi. Lo stesso messaggio arriva dal Rapporto Letta,  un altro caposaldo dell’azione di governo del secondo mandato di Ursula von der Leyen. Le prime dichiarazioni del nuovo commissario Ue all’Antitrust, la spagnola Teresa Ribera, lasciano ben sperare in questo senso, visto che intende favorire la nascita di player di dimensioni maggiori superando così una visione troppo localistica del business.  

Detto questo, in Italia il consolidamento che tutti nella industry reclamano è nell’arena del mobile. Basti pensare alle dichiarazioni dell’ad di Tim Pietro Labriola a ComoLake, quando ha detto “il consolidamento è un must have, lo ripeto da anni ma creare un operatore paneuropeo passa prima dal consolidamento del mercato domestico”.

Il merger Vodafone-Three Uk viatico per un cambio di passo nella Ue?

La chiusura del merger fra Vodafone e Three Uk nel Regno Unito dopo il via libera dell’Antitrust britannico sembra un buon viatico per l’inizio di una nuova stagione di merger che potrebbe favorire la nascita di operatori di scala più ampia e paneuropei.

Si parla tanto di consolidamento, ma va detto che non tutte le operazioni di fusione hanno la stessa valenza per il mercato. Una fusione come quella fra Vodafone e Three è certamente un modello da seguire anche a casa nostra, perché riguarda l’integrazione fra due operatori infrastrutturati che in questo modo troveranno diverse sinergie industriali.

Le sinergie sono quindi molto forti sul fronte dei risparmi e dell’integrazione delle reti e delle frequenze. La messa a fattor comune della clientela e la possibilità di incrementare in maniera decisiva i ricavi saranno certamente un volano per gli investimenti in nuove reti 5G. Il core business è ben definito e riguarda servizi di telefonia e di connettività mobile, con la razionalizzazione del mercato che passa da quattro a tre operatori, superando così il dogma del quarto operatore che negli ultimi anni ha caratterizzato il quadro regolatorio della Commissione Ue.

Ma in che modo la fusione di Vodafone e Three si può rapportare con la situazione del mercato italiano?

Da noi al momento è in dirittura d’arrivo la fusione fra Vodafone Italia e Fastweb, che tuttavia è ben diversa sostanzialmente da quella fra le due telco britanniche perché se da una parte Vodafone Italia è un operatore infrastrutturato, che dispone quindi di una sua rete mobile capillare, lo stesso non vale per Fastweb, un operatore che nel mobile opera come virtuale appoggiandosi a infrastrutture di rete di altri player concorrenti.

Il merger Vodafone Italia-Fastweb non consolida nel mobile, ma nel fisso

Quindi, in Italia l’operazione Vodafone Italia-Fastweb risulterà in grosse sinergie soprattutto nel fisso, senza modificare in chiave di consolidamento il mercato del mobile. Le sinergie industriali fra le due aziende si risconteranno più sul fisso.

L’operazione Vodafone Italia-Fastweb sul mercato fisso è un forte esempio di consolidamento – addirittura nel mercato dei servizi fissi alla PA si passa sostanzialmente a un duopolio, quindi pure troppo consolidato! Ma è tutto il contrario nel mercato mobile, dove la quota di mercato di Fastweb è piccola, quindi non porta ad un consolidamento. Si perdono, invece, gli effetti positivi di avere un forte challenger come era Fastweb, che fondendosi con Vodafone c’è il rischio si comporti da rent-seeker, termine tecnico per dire che potrebbe cercare una rendita di posizione. Sia ben chiaro, non è detto che lo faccia. Ma il rischio c’è.  

WindTre-Opnet fusione commerciale

Altre fusioni recenti nel mercato Tlc in Italia hanno visto l’unione fra WindTre e Opnet, specializzata in servizi FWA, che di fatto non rappresenta un consolidamento infrastrutturale perché la rete di Opnet non è una rete cellulare classica. Si tratta di una operazione a carattere più commerciale che di una vera e propria fusione, tanto più che il marchio di Opnet in quanto operatore wholesale di WindTre resta.

Altre possibili fusioni di cui si parla da qualche tempo riguardano un potenziale merger fra Tim e Poste Mobile, un altro operatore virtuale che non porterebbe ad un consolidamento infrastrutturale con i relativi benefici in termini di capex.

Le opzioni nel mobile

Per replicare in Italia un’operazione analoga a quella britannica fra Vodafone e Three Uk bisognerebbe immaginare altre opzioni, come ad esempio la fusione fra Iliad e Tim, la possibile fusione fra Iliad e WindTre e infine la fusione fra Tim e WindTre. Se una di queste tre opzioni si verificasse, allora si assisterebbe anche sul mercato italiano del mobile ad un vero consolidamento infrastrutturale con tutti i vantaggi del caso in termini di ricavi e capex.

Considerati i ben noti problemi del mercato del mobile (ricavi e margini in calo, necessità di investire in nuove reti 5G, guerra dei prezzi) un consolidamento vero dovrebbe risultare nella fusione di due operatori infrastrutturali.

In questo modo, pur restando invariata la torta complessiva dei ricavi, i player si ridurrebbero a tre e la fetta di ricavi per ciascuno di questi sarebbe più grande, con dei chiari vantaggi in termini di capacità di investire e di competere.      

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