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Consolidamento: cacciatori e prede delle tlc europee

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La Ue sembra privilegiare la via del consolidamento paneuroeo. Ecco chi sono le prede e chi i cacciatori.

La Ue ha deciso di proseguire la sua indagine sulla proposta di fusione tra Telefonica UK e Hutchison 3G UK, ritenendo di avere più esperienza dell’Antitrust britannico nell’esame delle operazioni di M&A nel settore delle telecomunicazioni, data anche la necessità di garantire “la coerenza nell’applicazione delle regole di controllo delle concentrazioni nel settore delle telecomunicazioni mobili in tutto lo Spazio economico europeo (SEE)”.

Vista la fermezza della posizione della Commissione nel caso della fusione tra Telenor e TeliaSonera, non sembra un buon segnale per l’operazione, avviata alla fine di ottobre. Bruxelles ha tempo fino al 18 aprile per decidere, ma l’orientamento recente sembra prediligere il mantenimento di 4 operatori nazionali e il consolidamento paneuropeo.

I ‘cacciatori’

Una tendenza che vede l’ex monopolista francese Orange già pronto a scaldare i motori: l’operatore ha confermato di essere al lavoro con le banche BNP Paribas e Morgan Stanley per vagliare le opportunità di consolidamento in Europa in un orizzonte di 2-5 anni. La società ha smentito le indiscrezioni su un possibile interessamento a Telecom Italia, che si susseguono ormai da diverso tempo.

Orange non è sola nella sua partita: altri importanti operatori europei, da Vodafone a Deutsche Telekom e Telefonica vogliono giocare da titolari nella gara del consolidamento europeo, con l’obiettivo di acquisire una dimensione che permetta di battersi ad armi pari con i giganti americani del web. E perché ciò possa accadere, secondo il Ceo di Orange, Stephane Richard,c’è bisogno di un vero mercato unico europeo delle telecomunicazioni”.

Deutsche Telekom, secondo gli analisti di Oddo, potrebbe essere “interessata all’acquisizione di BT nell’arco dei prossimi due o tre anni”, dopo che acquisirà una partecipazione del 12% dell’ex monopolista britannico dopo la finalizzazione della cessione dell’operatore mobile EE.

Sembra invece essere sfumato quello che da molti era stato battezzato come il matrimonio del secolo, tra Vodafone e Liberty Media, proprietario americano di Virgin Media. Le due società stavano conducendo trattative per un possibile scambio di asset, ma non si sarebbe trovato il punto di incontro. I negoziati potrebbero tuttavia ripartire in funzione dell’evoluzione dei mercati finanziari dato che – spiegano gli analisti – i fondamentali, ossia la convergenza tra fisso e mobile, restano pertinenti.

Vodafone ha comunque portato avanti un’importante campagna acquisti nel settore del cavo, acquisendo tra gli altri Kabel Deutschland in Germania e Ono in Spagna.

La società di Vittorio Colao, del resto, ha da spendere i 130 miliardi incassati con la vendita di Verizon Wireless negli Usa.

Le prede

E, se da un lato ci sono I ‘cacciatori’, dall’altro ci sono le ‘prede’, che sono per lo più quegli operatori storici che non sono riusciti a espandere la loro presenza all’estero e che quindi sono in una posizione di debolezza.

La più appetibile è senz’altro Telecom Italia, uno dei pochi operatori storici europei a non avere lo Stato tra i suoi azionisti e ad avere una struttura che ben si presta alle scalate. Lo sanno bene Vivendi e Xavier Niel: il primo è diventato azionista di maggioranza col 20,1% dopo aver ereditato da Telefonica una quota dell’8% nell’ambito della cessione dell’operatore brasiliano GVT; il secondo ha in mano una posizione lunga del 15,1% attraverso derivati che potrà esercitare tra giugno 2016 e novembre 2017.

Telecom Italia è tra l’altro un operatore prettamente nazionale, essendo la sua presenza all’estero limitata al Brasile con Tim Brasil e all’Argentina (la vendita di Telecom Argentina al fondo Fintech è stata bloccata dalle autorità locali).

Per fare un confronto, Orange, oltre che in Francia, è presente in un’altra trentina paesi tra l’Europa e l’Africa (dalla Polonia alla Spagna, passando per Tunisia e Giordania); Deutsche Telekom ha una forte presenza in Europa dell’Est mentre Telefonica è presente in una ventina di paesi, dalla Germania al regno Unito, dal Venezuela al Brasile.

Tra le prede ci sono anche l’olandese KPN  o la belga Proximus, che sarebbero nel mirino di Altice di Patrick Drahi, che ha acquisito già diversi operatori in Europa, da SFR in Francia agli asset di Portugal Telecom.

Resta solo da capire come si muoverà Bruxelles una volta che una di queste operazioni tra ‘big’ dovesse arrivare sul tavolo.

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