Visioni contrapposte fra industry in Europa (ma il dibattito coinvolge anche gli Usa) in materia di “auto connesse”. Da un lato le case produttrici di auto, dall’altro le Telecom. Motivo del contendere lo standard tecnologico da adottare per garantire la comunicazione fra veicoli, in vista del futuro sviluppo del mercato delle connected cars. Meglio il corto raggio e la comunicazione diretta fra veicoli oppure un ecosistema più ampio, che coinvolga anche segnali dalla strada (smart roads) e lampioni intelligenti, con sensori dislocati un po’ dappertutto?
Case automobilistiche fan del V2V
Due visioni contrapposte, che potrebbero provocare una sorta di guerra di trincea fra opposte visioni. Lo scrive il Financial Times, raccontando come gran parte delle case produttrici europee sia favorevole all’adozione di una tecnologia di comunicazione a corto raggio V2V (Vehicle to vehicle), con una porzione di spettro dedicata a questo tipo di comunicazione, che potrebbe essere pronta in tempi relativamente stretti (sfruttando il WiFi) per consentire ai veicoli di procedere a distanza molto più ridotta l’uno dall’altro, sincronizzando i sistemi di frenata dei mezzi su strada.
Tlc fan del 5G
Le compagnie Tlc, dal canto loro, sostengono invece un sistema di comunicazione cellulare a lungo raggio, per consentire ai veicoli di condividere lo spettro radio con i dispositivi mobili. Per sviluppare questo sistema, precisa il Financial Times, ci vorrebbe più tempo rispetto al V2V perché bisognerebbe attendere l’avvento delle nuove reti 5G, che non saranno certamente sviluppate prima del 2020.
Insomma, uno scontro di tecnologie come ai tempi del Betamax contro il VHS per i videoregistratori negli anni ’80.
Commissione Ue
La Commissione Europea, che di fatto ha sempre legato il mercato nascente delle connected cars al 5G, dovrà prendere una decisione sulla tecnologia da adottare l’anno prossimo. Alcuni player di primo piano delle due industry, come Bmw e Vodafone, sostengono una posizione di “neutralità tecnologica” che consentirebbe lo sviluppo di entrambi i sistemi.
C’è poi da dire che negli Usa il sistema a corto raggio V2V, basato sul WiFi, è già stato ampiamente testato e sostenuto con pesanti finanziamenti pubblici.
Di fatto, diverse case automobilistiche come Renault, Toyota, Hyundai e Volkswagen, sostengono lo standard V2V con l’appoggio di diversi stati membri della Ue tra cui Francia, Svezia e Olanda, secondo fonti del Financial Times.
Volkswagen per esempio ha annunciato che alcuni modelli saranno muniti di sistema V2V a partire dal 2019.
Vantaggi del V2V
I sostenitori del V2V puntano il dito contro i possibili difetti di trasmissione del sistema cellulare, che deve connettersi ad una rete prima di collegarsi all’auto, rendendo il tutto rischioso quando servono azioni nell’ordine del millisecondo in auto (ad esempio una brusca frenata).
Vantaggi del 5G
Dal canto loro, le compagnie Tlc sostengono che il sistema cellulare è più sicuro perché essendo a lungo raggio crea una sorta di cuscinetto di sicurezza di 1.000 metri visto che la distanza che copre è molto più lunga di quella del V2V. I supporter del sistema cellulare sostengono inoltre che mentre il sistema a corto raggio del V2V può scoprire che l’auto di fronte si è fermata all’improvviso, il loro sistema a lungo raggio può registrare un incidente stradale a distanza e reagire con più largo anticipo.
Ma l’argomento più forte a favore del sistema cellulare, secondo Analysys Mason, è che può migliorare il sistema dei trasporti nel suo complesso, sfruttando il lungo raggio per gestire al meglio i sistemi semaforici e riducendo il traffico cittadino.
In sintesi, il sistema cellulare consente di inserire chip e sensori non solo nelle auto ma anche nelle strade, nei lampioni e nei semafori creando un ecosistema di comunicazione wireless più ampio per consentire al guidatore di avere un quadro più ampio della situazione. Il sistema V2V al contrario può funzionare soltanto per singoli veicoli.
La posizione della Gsma
La Gsma, associazione che rappresenta gli interessi degli operatori mobili globali, sostiene il sistema cellulare V2x (Vehicle to everithing) e bacchetta il V2V perché il suo sviluppo potrebbe “seriamente ostacolare” lo sviluppo di sistemi più avanzati, chiudendo (lock-in) il mercato in un paradigma tecnologico già superato e non “future proof”.
Neutralità tecnologica
C’è chi infine sostiene un approccio neutrale, come ad esempio Vodafone, Telefonica, Audi, Bmw, Daimler, Ford e Jaguar Land Rover che spingono appunto per la neutralità tecnologica sotto l’ombrello della 5G Automotive Association presieduta da Audi.
Un possibile compromesso potrebbe essere quello di garantire l’interoperabilità fra tutti i sistemi di connessione fra veicoli. Il che prevederebbe però costi maggiori e tempi più lunghi per lo sviluppo di sistemi basati sul 5G, a lungo raggio di trasmissione, compatibili con il più più datato V2V che al momento negli Usa è già stato testato ma che dopo l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca è stato un po’ accantonato.