Il Governo Meloni con la Finanziaria 2023 sta cercando in tutti i modi di dare battaglia alle commissioni bancarie per i micro-pagamenti elettronici, quelli fino a 30 euro. Sul Pos, tramontata per il “no” dell’Ue la franchigia dei 60 euro, al Ministero dell’Economia e delle Finanze si corre ai ripari con un meccanismo di compensazione. L’idea, scrive il Sole24Ore, è quella di un fondo ristori, riservato a commercianti e professionisti con fatturato fino a 400mila euro, per compensare i costi delle transazioni fino a 30 euro. A finanziarlo sarebbe un contributo di solidarietà chiesto alle banche, che secondo le ipotesi allo studio sarebbero chiamate a versare il 50% delle commissioni superiori a un livello “congruo” da definire con Dpcm.
Con l’Euro digitale si pagherebbero le commissioni?
Sappiamo che oggi i pagamenti elettronici sono possibili grazie a iniziative di privati. Noi ci chiediamo se con l’Euro digitale, qualora la Banca Centrale Europea dovesse decidere di emetterlo, ci sarebbero le commissioni?
Nulla di scritto nero su bianco, ma non ci dovrebbero essere o sarebbero molto basse, secondo quanto risulta a Key4biz.
“L’Euro digitale assicurerà sempre pagamento con moneta ‘pubblica’”, ha detto oggi il membro del Comitato esecutivo della Bce Fabio Panetta in una nota sul rapporto Space 2022 sui mezzi di pagamenti preferiti dai cittadini dell’area euro. “La Bce”, ha aggiunto, “si impegna ad assicurare che i consumatori restino liberi di scegliere come pagare, sia ora che in futuro”. Dal rapporto emerge una forte domanda sia per il cash che per i pagamenti digitali.
Euro digitale, a che punto siamo?
La BCE sta conducendo un esercizio di prototipazione digitale dell’euro. L’obiettivo di questo esercizio è consentire ai partecipanti al mercato di sviluppare prototipi front-end, secondo le indicazioni tecniche indicate dalla Banca Centrale Europea, che possano essere integrati con l’infrastruttura di back-end sviluppata dall’Eurosistema.
Il 16 settembre scorso, la BCE ha scelto 5 società private, tra cui Amazon, per sviluppare prototipi di euro digitale nei seguenti 5 casi d’uso:
- pagamenti online peer-to-peer con la banca spagnola CaixaBank.
- pagamenti offline peer-to-peer con la multinazionale francese Worldline.
- pagamenti al punto vendita avviati dal pagatore con l’European Payment Initiative (EPI) sostenuta dalla BCE.
- pagamenti al punto vendita avviati dal beneficiario con l’italiana Nexi.
- pagamenti eCommerce con Amazon.
I prototipi negli esperimenti simuleranno quindi transazioni end-to-end in Euro digitale. I dati utilizzati sono dati fittizi. Nessun dato personale viene utilizzato nell’esercizio. Nessuna di queste società, e, in generale, nessun privato sarà protagonista del lancio dell’Euro digitale, qualora la Banca Centrale Europea dovesse decidere di emettere anche la moneta digitale nell’Eurozona.
Il presidente della task force della BCE sull’euro digitale ha anche dichiarato che “probabilmente nell’ottobre del prossimo anno sarà presa la decisione di passare o meno alla fase di realizzazione dell’euro digitale”. Quindi tra meno di anno circa sapremo se il Consiglio direttivo della BCE avrà deciso di avviare una fase sperimentale per sviluppare e testare soluzioni tecniche e accordi commerciali per l’euro digitale. Euro digitale che sarà sempre emesso dalla BCE e i cittadini potranno utilizzarlo, per piccoli pagamenti, attraverso app e sistemi di pagamento sviluppati da intermediari. Con commissioni?
Per saperne di più
Euro digitale, Panetta (Bce): “Ad ottobre 2023 la decisione se emetterlo. Ma senza Amazon”