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Con l’accordo TIM-KKR, finisce la rete unica. CDP esca da TIM e ognuno per la sua strada

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Se l’operazione KKR, i cui dettagli misteriosi siamo tutti curiosi di conoscere, dovesse andare in porto, sarebbe di fatto la fine dell’ipotesi della rete unica

CDP non entri in società con KKR su rete secondaria

Cassa Depositi e Prestiti (CDP) non può entrare in questo veicolo creato da TIM e di cui TIM stessa detiene la maggioranza ed il controllo. Del resto, l’ingresso in una società che possiede la rete secondaria impone inevitabilmente già delle scelte successive obbligate. La rete secondaria di TIM (che è in rame e, sembra, con connessioni cementate di cui non si ha tracciato) è collegata alla rete primaria. Ha valore in funzione solo di tale dipendenza. L’ingresso in una società del genere da parte di CDP, segnerebbe già le scelte successive in direzione obbligata di una rete verticalmente integrata in capo a TIM.

Ma forse è meglio così. 

Telecom Italia è una azienda privata e deve andare avanti secondo quello che ritiene più conveniente per i suoi soci.

CDP dovrebbe uscire anche da TIM

 CDP dovrebbe a questo punto uscire dalla compagine azionaria di TIM (nonostante le perdite registrate o forse proprio in considerazione di esse), visto che viene fatta una operazione contraria ai suoi interessi, e puntare tutto su Open Fiber, una società inequivocabilmente pubblica che entro il 2023 avrà connesso con la fibra oltre 21 milioni di case

A questo punto rimane solo la questione delle aree grigie ancora non coperte dalla fibra. Ma grazie al Recovery Fund europeo sarà possibile coprire anche questa parte del territorio italiano entro il 2023 e dotare l’intera rete dell’edge computing di cui ha bisogno, potendo usufruire di soldi a fondo perduto.

Una nuova rete in fibra capace di coprire e servire l’intero Paese

Quindi alla fine del 2023 l’Italia intera sarà coperta con FTTH ed avremo una rete completamente nuova, super veloce, wholesale only e pubblica visto che Open Fiber è detenuta al 100% da CDP e dall’Enel. Non ci sono investitori stranieri silenti e imperscrutabili come Vivendi in TIM.

La società pubblica della rete avrebbe un valore enorme

Secondo alcune stime questa nuova infrastruttura, se quotata in Borsa, potrebbe valere oltre 20 miliardi di euro, ovvero più di 3 volte la capitalizzazione attuale di TIM.
Lo Stato, ovvero la collettività, ci guadagnerebbe, così come ci guadagnerebbero CDP (con un’operazione finalmente profittevole) ed Enel, per le quali questo si rileverebbe innanzitutto come un ottimo investimento e come un servizio al paese ed agli interessi nazionali.

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