Le comunità climatiche e la doppia transizione
A partire dal 2019 l’Europa ha dovuto fare i conti con rialzi crescenti dei prezzi delle materie prime energetiche. Situazione che poi è decisamente peggiorata con l’inizio delle operazioni militari russe in Ucraina.
La pandemia da Covid-19 ha poi reso ancora più critico il quadro generale, con un’emergenza sanitaria globale che non si vedeva da decenni. L’aggravarsi delle tensioni geopolitiche ha completato lo scenario mondiale già di per sé grave, che già da tempo deve fare i conti con gli effetti spesso devastanti dei cambiamenti climatici e con il surriscaldamento globale, frutto di un livello di emissioni di gas serra ormai ben oltre i livelli di guardia.
Questo è l’ampio orizzonte su cui l’Unione europea ha deciso di agire avviando la doppia transizione energetica e digitale, offrendo un modello di crescita centrato sulla sostenibilità ambientale, la decarbonizzazione e l’innovazione tecnologica.
Temi di grande rilevanza sociale, economica e politica, per l’agenda del Governo, degli enti locali e per le stesse imprese, che in più devono misurarsi con mercati globali sempre più competitivi, ampiamente trattati durante il Convegno “Comunità Climatiche. Nuovi modelli per un sistema sostenibile e integrato d’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche”, organizzato da ANFoV, con il patrocinio di Utilitalia e Uncem, ed il contributo di A2A, Acquedotto Pugliese, Iren e Tecno Lab Energy, che si è tenuto ieri a Roma a Villa dei Cesari.
Un evento inserito nel pieno della trasformazione economica, industriale ed energetica in corso, che non può essere trattata senza considerare le grandi sfide ambientali, climatiche e naturali che abbiamo di fronte.
Oggi il consumo di risorse energetiche è responsabile del 77,1% delle emissioni di gas effetto serra, secondo uno studio dell’Agenzia europea per l’ambiente, circa un terzo del quale attribuibile ai trasporti. La quota rimanente di emissioni proviene per il 10,55% dall’agricoltura, per il 9,10% dai processi industriali e di utilizzo del prodotto e per il 3,32% dalla gestione dei rifiuti. E la domanda di energia è in sensibile aumento.
Nel 2019 l’Unione europea nel suo insieme ha emesso più di 4 miliardi di tonnellate di gas serra in atmosfera. Mentre nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi di acqua potabile al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, stando agli ultimi dati Istat, il 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018).
Dopo due anni di grave siccità, che ha colpito diverse regioni italiane, è chiaro a tutti che è giunto il momento di intervenire sulle infrastrutture e di sviluppare un nuovo modello di consumo idrico, anche a livello di consumatori finali, i cittadini.
L’acqua e l’insieme dei servizi a essa correlati sono elementi imprescindibili per la sostenibilità ambientale, il benessere dei cittadini e la crescita economica. Tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (Sustainable Development Goals, SDGs), al tema dell’acqua sono dedicati il Goal 6 “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie” e il Goal 14 “Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”; a questi si aggiungono, per la natura integrata e indivisibile degli obiettivi, anche altri Goals, tra i quali il Goal 13 “Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze”.
Gli interventi
“L’innovazione è la chiave per affrontare ed accelerare ogni tipo di transizione. Il tema di oggi è legato al binomio comunità e clima. Esiste un solo modo per affrontare e risolvere i problemi che nascono dai cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale ed è coinvolgere cittadini, enti locali, imprese e quindi le comunità sul territorio nello sviluppo di soluzioni concrete. Dobbiamo diventare consapevoli del problema e delle esigenze e dobbiamo attrezzarci per fare qualcosa di diverso e quindi cambiare la situazione. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha dedicato più di 2 miliardi di euro per le piccole comunità. A livello di infrastrutture, le perdite idriche degli acquedotti sono mediamente del 45% in Italia, dal un minimo di Milano del 19% ad un massimo nel Lazio del 45%. Grazie all’innovazione tecnologica possiamo individuare e monitorare tali perdite. Anfov ha il compito di favorire un confronto ampio su queste tematiche. Bisogna essere consapevoli dell’importanza delle infrastrutture per la crescita del Paese”, ha spiegato Umberto De Julio, Presidente ANFoV, aprendo la serie di interventi al convegno, tutti moderati da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz.
“I tre settori chiave sono energia, rifiuti e acqua. Dobbiamo andare verso multiutility grandi in grado di fare investimenti. Pensando alle principali infrastrutture strategiche, nel nostro Paese non c’è niente che viene progettato per durare a lungo. Le dimensioni delle utilities sono fondamentali per immaginare piani di investimento adeguati. Il Paese deve essere posto nelle condizioni di realizzare nuove infrastrutture”, ha affermato Domenico Laforgia, Vicepresidente di Utilitalia.
“Bisogna capire in che modo si sta nelle transizioni. Le comunità devono capire che posizione occupare in quest’epica di cambiamenti. Serve una strategia per unire mondi diversi, dalle imprese al terzo settore, fino agli enti locali. Se questo Paese intende affrontare le sfide che ci attendono in rinnovati campanilismi, in maniera disordinata e frammentaria, probabilmente non riusciremo ad affrontare la doppia transizione, energetica e digitale. Vale anche per i Comuni, perché siamo piccoli e quindi abbiamo risorse limitate per agire. Per questo dobbiamo trovare il modo di camminare tutti assieme. A livello istituzionale, però, senza riforme, il Paese non è in grado di promuovere questo cambiamento. Per fare comunità energetiche e termiche che progetti ci sono? Che logiche si stanno applicando? Le risorse del Pnrr come si possono spendere? Siamo in grado di farlo? Bisogna capire a chi rivolgersi quando si parla di comunità. Per definire un percorso con chi si parla?”, ha detto Marco Bussone, Presidente Uncem.
“Cambiamenti climatici e riscaldamento globale. Relazione sulla situazione in Italia“
Antonio Navarra, Professore Ordinario, Università di Bologna; Presidente, Fondazione “Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici” (CMCC), ha spiegato che: “Aumentando i gas serra in atmosfera cresce la temperatura media del pianeta. Un tema noto fin dall’inizio del secolo, ben sviluppato a partire dagli anni ’60 del Novecento e oggi portato all’attenzione del grande pubblico, fino a diventare una questione geopolitica, non più solamente geografica. Il clima non è lo sfondo, ma il grande palcoscenico in cui accadono cambiamenti di massima rilevanza. La climatologia è oggi scienza. I modelli di oggi dettagliano le statistiche relativi a precipitazioni, temperature, pressione dell’aria e altre variabili chiave, che col tempo stanno cambiando, al ritmo delle emissioni di gas serra. Ogni evento potrebbe rappresentare un rischio, che va individuato e valutato, anche in termini predittivi, per meglio tutelare le infrastrutture strategiche di un Paese. Le soluzioni e le idee per individuare le politiche migliori per affrontare tali problemi sono diverse, ma serve un accordo generale, che possa vincolare gli Stati e le Istituzioni. Una certa percentuale di cambiamento climatico ci sarà comunque, ma molto si può fare per evitare il peggio. Bisogna trovare un nuovo modello decisionale per intervenire tempestivamente in ogni situazione a livello di comunità e di territori. Con il Pnrr arriveranno le risorse, circa il 40% è dedicato proprio a questo settore, ci sarà la possibilità di agire”.
“Come si sta muovendo l’Europa e in che modo l’Italia può coordinare i propri interventi?”
Nel successivo panel, Giorgio Graditi, Direttore Generale ENEA, ha chiarito che: “L’energia oggi deve essere gestita come un vero bene comune. L’efficienza energetica deve essere sviluppata nel settore della costruzione, del manifatturiero e dei servizi. Enea guarda al trasferimento tecnologico e questo ci pone in rapporto stretto con le Istituzioni e altri enti di ricerca, ma anche col mondo delle imprese. Quello delle comunità è un tema ampio, che non si caratterizza solo per la tecnologia, ma deve comprendere anche l’aspetto sociale e il tema della governance. Abbiamo un rapporto forte col mondo universitario su diversi campi, a partire dalla ricerca nel sistema elettrico sulla transizione energetica e l’evoluzione delle reti. Forte è l’attenzione al tema della formazione. Il Pnrr ha un problema di esecuzione, anche perché pesa sempre di più la scarsità delle competenze. Non c’è una soluzione unica e si possono anche raccogliere competenze dall’estero, ma a livello nazionale si deve lavorare in questo senso, si deve tornare ad investire in formazione, perché poi gli investimenti devono trasformarsi in PIL nazionale”.
Sugli stessi argomenti è intervenuto Paolo Arrigoni, Presidente GSE: “A fine 2022 la penetrazione delle rinnovabili raggiungeva il 19%, nel 2005 era del 7,5%, in 18 anni abbiamo incrementato questo dato di 11,5 punti. Sul fotovoltaico tra due settimane pubblicheremo lo stato di avanzamento degli impianti fotovoltaici che dovrebbero essere arrivati a 1,5 milioni a fine terzo trimestre di quest’anno. C’è anche il biometano, il conto termico molto utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per ristrutturare gli edifici, gestiamo il meccanismo dei certificati bianchi, che ha un rapporto elevato benefici/costi, il meccanismo per incentivare la mobilità sostenibile, gestiamo sei misure di investimento del Pnrr che cubano 7,6 miliardi di euro di contributi in conto capitale. Affrontiamo la riqualificazione degli impianti rinnovabili, rilasciamo le garanzie di origine, supportiamo il ministero dell’Ambiente per l’aggiornamento del Pniec, che è stato trasmesso in tempo entro il 30 giugno scorso, ma anche per produrre altri provvedimenti normativi. Supportiamo imprese e amministrazioni locali. Diamo grande importanza ai rapporti diretti con i territori, con sportelli virtuali per supportare imprese e associazioni di categoria, promuovendo meccanismi di incentivazione. Abbiamo lanciato un road show che toccherà tutte le regioni con un primo ciclo di 20 appuntamenti tra scuole, PA e imprese. Obiettivo primario è promuovere formazione e progettualità. Al centro della nostra azione c’è anche l’agrivoltaico, l’infrastruttura di punti ricarica per i veicoli elettrici e lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili. Tra poco arriverà il semaforo verde da Bruxelles per le comunità energetiche e arriveranno tantissime domande, anche per i contributi che sono stati stanziati per quelle sotto i 5mila abitanti. Quando arriverà il decreto con la cassetta degli attrezzi il perimetro di intervento si amplierà notevolmente tra fotovoltaico, biomassa e idroelettrico. Un driver rilevante per la transizione energetica”.
Secondo Lauro Panella, Capo dell’Unità Valore Aggiunto Europeo, Servizio Ricerche, Parlamento Europeo, “senza l’Union europea realizzare i progetti costerebbe molto di più alle comunità locali. Sull’aspetto energetico Bruxelles ha voluto pianificare una transizione energetica che riguardasse tutti. Nel 2019 ci siamo avviati al cambiamento, fino alla crisi energetica del 2021/2022. Da una parte volevamo gestire un percorso di cambiamento, che poi ci ha portati a dover trattare una vera e propria crisi. Con il Next generation RepowerEU si sono messe sul tavolo grandi risorse per promuovere la transizione. Sui territori si deve lavorare alle reti di trasmissione, nel rispetto delle specificità locali, come nel caso delle fonti rinnovabili, tra cui la revisione delle tassonomie. In risposta all’ Inflation Reduction Act degli Stati Uniti si sta provvedendo a promuovere i vari regimi di aiuti di Stato. Ma senza un mercato integrato delle energie tutto questo sarà inutile. Se investiamo in un sistema europeo dell’energia possiamo avere, secondo varie stime, un aumento di PIL comunitario di oltre 300 miliardi di euro di valore aggiunto”.
“Territori: snodo focale per le scelte e per la messa in campo degli interventi finalizzati alla sostenibilità”
Camilla Bianchi, Assessora con delega alla Transizione ecologica, all’Ambiente e al Verde, Città di Brescia, ha riportato l’esperienza del comune lombardo per quel che riguarda la rete idrica: “Per lavorare sulle emergenze bisogna programmare. Bresci sta lavorando con partner di livello come A2A Ciclo Idrico, per il lavoro di monitoraggio delle risorse idriche e la gestione della rete fognaria. Abbiamo 500 km di fognature. Un’azione di trasformazione, controllo della dispersione e gestione delle acque. Lavoriamo in un’ottica di modello idraulico completamente digitalizzato. Questo ci permette di avere capacità di previsione e capacità di comprensione di come reagisce la rete ad una serie di eventi, ma anche per evitare perdite idriche, avendo sotto controllo H24 tutta l’infrastruttura. Grazie alla collaborazione con A2A si sta adeguando un impianto nuovo automatizzato per implementare queste funzionalità e ottenere un’impronta dell’acqua. Attendiamo i decreti attuativi per le comunità energetiche, per poi lavorare alla transizione ecologica ed energetica, che parta dai territori e che non lasci indietro nessuno sui territori”.
“Abbiamo tanta tecnologia nei nostri acquedotti, con un tasso di 2 perdite scoperte al giorno e più ne scopriamo meglio possiamo intervenire per ridurle. Abbiamo una control room che monitora 1,8 milioni di abitanti. Lavoriamo con 15 università per sviluppare nuove soluzioni, come la nostra ultima campagna per la diffusione degli smart metering di ultima generazione, con cui gestire nel dettaglio la fornitura idrica. Arriveremo anche ad utilizzare l’IA per l’elaborazione dei dati provenienti dalla rete. Abbiamo ottenuto 400 milioni di euro dal Pnrr per ammodernare l’infrastruttura, ma la vera soluzione dei problemi è riuscire ad investire continuamente a partire da risorse finanziarie provenienti da più fonti, anche da privati. Siamo la stazione appaltante più grande del Sud”, ha spiegato Domenico Laforgia, Professore emerito di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente della Facoltà di Ingegneria di Lecce; Presidente Acquedotto Pugliese S.p.A., Vice Presidente Utilitalia.
Carlo Alberto Nucci, Professore ordinario di Sistemi elettrici per l’energia dell’Università di Bologna; Rappresentante Nazionale Mission EU Climate Neutral and Smart Cities, Consorzio EnSiEL, ha raccontato invece il progetto Missione 100 Città (Climate Neutral and Smart Cities): “Un’iniziativa che punta al raggiungimento delle zero emissioni per circa 112 città europee, di cui 9 italiane, che sono Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Meglio di noi solo la Francia con 10. Le nostre hanno risposto benissimo alla call di due anni fa e complessivamednte quelle elegibili erano 37. Lo scopo è diventare un esempio, un modello replicabile. Cosa fare da qui al 2030? I temi sono diversi. Il budget era di 360 milioni di euro in totale, ma lo scopo era ed è costruire le opportunità mettendo tutti i player assieme a lavorare per obiettivi. Chi ha più sole investirà nel fotovoltaico, chi più vento nell’eolico, chi ha a disposizione l’acqua nell’idroelettrico. Ora ogni singola città dovrà perfezionare un climate city contract, documento che segna in maniera chiara il piano d’azione dell’amministrazione per raggiungere gli obiettivi, compreso il piano di investimento e che poi dovrà essere approvato da Bruxelles. La Missione è quindi un punto di partenza unico nel suo genere per la trasformazione green delle nostre città, ma non solo, anche in chiave smart city. Un paradigma che ancora deve integrare soluzioni avanzate per la decarbonizzazione, la sostenibilità ambientale, il verde come infrastruttura, il taglio delle emissioni di gas serra e climalteranti, a partire dall’ampia disponibilità di tecnologico green oriented di questi ultimi anni”.
“Il ruolo delle società pubbliche/private come promotrici e moltiplicatrici di opportunità innovative sull’utilizzo efficace ed efficiente delle risorse”
Nell’intervento dal titolo: “Le comunità energetiche: paradigma di sostenibilità per la transizione energetica”, Roberto Conte, Amministratore Delegato Iren Smart Solutions, e Amministratore Delegato IBlu, ha detto: “Il ruolo delle multiutility è fondamentale in questo momento, siamo soggetti di infrastrutture e possiamo pianificare investimenti adeguati. Siamo multi-aggregazioni di utility comunali. Siamo quindi molto vicini ai territori e alle problematiche che li caratterizzano. Vogliamo procedere in questi termini anche sul tema delle comunità energetiche, un’occasione per rilanciare il ruolo delle multiutility. Nello spirito di servizio ai territori e di trasmissioni di competenze e know how, le comunità rientreranno nel nostro paradigma in un percorso virtuoso che ci vedrà come generatori di competenze ed asset. Per far partire le comunità energetiche noi investiremo direttamente. Abbiamo già 20 MW in pipeline. Ma non si deve sottovalutare la scarsità di competenze e il suo impatto sulla transizione energetica”.
Giovanni Palombini, Responsabile Marketing & Business Development A2A Smart City, ha invece introdotto il tema della “Smart Water Grid: come la rilevazione in tempo reale dei consumi può aiutare per un uso sostenibile della risorsa idrica”. “Lavoriamo in sinergia con A2A Ciclo Idrico, sviluppando know how sul trasporto del dato. Abbiamo parlato di perdite idriche, ma digitalizzando le infrastrutture si può ridurre sensibilmente la dispersione. Obiettivo del nostro lavoro – ha spiegato Palombini – è realizzare le smart water grid per il trasporto del dato fino ad una control room in grado di elaborarlo. Oltre l’acqua si devono portare anche i dati e questo necessita di una maggiore capacità di gestione di rete e risorse. Due i piani: controllare la rete grazie al digitale ci consente di avere informazioni dirette su ogni tipologia di anomalia della rete; avere a disposizione i dati che ci garantiscono maggiore consapevolezza su ogni tipo di evento che ci consente anche di prendere decisioni anche in tempo reale. In questo modo la catena del valore cresce sempre di più, con maggiore capacità di previsione. L’IA inoltre ci consentirà di raggiungere questi obiettivi in maniera più rapida ed efficace. Utilizzando algoritmi di IA possiamo arrivare ad un buon livello predittivo e creare consapevolezza nell’utente per ottimizzare i consumi finali e sviluppare modelli virtuosi”.
“La Puglia conta 1000 km di costa, con un paesaggio calcareo, generalmente permeabili e quindi quella poca pioggia che cade tende ad infiltrarsi nel terreno. Uno scenario che condiziona anche il lavoro degli impianti di depurazione, soprattutto dei reflui urbani. Acquedotto pugliese gestendo l’intero ciclo dell’acqua, tra cui la depurazione. Oggi i limiti del refluo sono molto restrittivi. Per noi è un vantaggio competitivo perché disponiamo di impianti avanzati. Il nostro piano strategico destina oltre il 10% delle risorse all’economia circolare”, ha dichiarato Antonio De Leo, Direttore industriale, Acquedotto Pugliese SpA, nel suo intervento dal titolo “Esperienze di Acquedotto Pugliese in un’ottica di economia circolare”.
“Il tema della comunità climatica si declina in tante altre comunità, dalle istituzioni pubbliche alle imprese, da quelle economiche a quelle scientifiche. Tra queste ci sono anche le piccole e medie imprese. La nostra esperienza parte da questo mondo, con due obiettivi economici: efficienza energetica e mobilità elettrica. Su quest’ultima il primo atto non è stato investire solo in tecnologia, ma anche sulle persone e le competenze, che ci hanno permesso di elaborare un software di valenza internazionale, spingendosi oltre le infrastrutture di ricarica per la diffusione dell’emobility. Hanno iniziato a Torino con Iren, istallando 1000 colonnine di ricarica circa, creando un programma certificato che è in grado di monitorare lo stato di attività del punto ricarica, anche da remoto. Un sistema intelligente che da la possibilità di creare nuovi virtuosismi in termini di efficienza, ottimizzazione e tempi di intervento. Il controllo da remoto ti consente di conoscere tempestivamente il livello di funzionamento del sistema. Piccole e medie imprese che collegate alle multiutility potrebbe stimolare una transizione più rapida delle aziende”, ha spiegato Ruggero Mennea, Consulente Tecno Lab Energy, nell’intervento dal titolo “Gestione e controllo intelligente della mobilità elettrica: il modello Torino“.
Conclusioni. Pichetto Fratin: “Il Mezzogiorno d’Italia diventerà il nuovo hub energetico dell’Unione“
Le conclusioni dell’evento sono state poi affidate da Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Ci troviamo in un momento di cambiamento storico che riguarderà diversi ambiti del quotidiano. Noi dobbiamo giocare la partita nazionale delle infrastrutture – ha detto il ministro – come le grandi reti elettriche che collegano isole al continente e il nostro Paese ad altri. Siamo in un mondo interconnesso in espansione. Poi c’è l’utilizzo di queste reti, che cambia anche il modello di consumo e produzione. Le comunità energetiche rinnovabili sono una specie di startup in fase di regolamentazione, che deve favorire e promuovere un cambio di sistema e di modello di produzione e consumo, che inciderà anche sui comportamenti individuali. Ciò che era afferente alla sfera del singolo diventerà collettivo in termini di opportunità e vantaggi. La politica e le Istituzioni dovranno fare le scelte giuste per raggiungere questi obiettivi. C’è chi ha troppa acqua e chi troppo poca, per riequilibrare queste situazioni serve l’intervento pubblico efficace e un piano di investimenti ottimizzato e aderente alle esigenze dei territori. Il nostro futuro è legato alle capacità scientifiche su cui un Paese può contare, tra cui la ricerca universitaria. Rispetto al quadro energetico internazionale di 4 anni fa sono cambiate molte cose. Abbiamo fatto delle scelte rispetto al passato, che hanno un peso enorme dal punto di vista geopolitico. Lasciata la fornitura russa ci siamo rivolti ad altri Paesi, dall’Algeria all’Azerbaijan, passando per la Libia, gli USA e la Norvegia. Oggi ci troviamo in una situazione di transizione che ci impone di vagliare ulteriori scelte, che riguarderanno l’abbandono del carbone e del petrolio entro la metà del secolo, fino al potenziamento massimo delle rinnovabili, che ci potrebbe vedere come Paese leader nel Mediterraneo. Grazie al sole e al vento porteremo energia pulita dal Sud verso il Nord dell’Europa. Il Mezzogiorno d’Italia diventerà il nuovo hub energetico dell’Unione, grazie anche alla produzione di idrogeno verde, il cui trasporto avverrà un giorno anche attraverso le infrastrutture oggi dedicate al gas naturale. Nostro obiettivo non è solo l’autonomia energetica nazionale, ma anche porci come intermediari nella fornitura energetica verso tutto il resto d’Europa”.