Dopo il tramonto del fair share, bocciato definitivamente dalla recente consultazione pubblica sulle reti del futuro, il nuovo campo di battaglia delle telco europee si sposta sul terreno delle comunicazioni intra Ue. La proposta di abolizione dei sovrapprezzi sulle chiamate e sugli Sms intra Ue, che porta in media un totale di 580 milioni di euro all’anno nelle casse degli operatori, è contenuta nel testo del Gigabit Infrastructure Act, in discussione a Bruxelles. Il cap del sovrapprezzo è stato fissato a 19 centesimi per le chiamate e 6 centrsimi per gli Sms, è stato introdotto nel 2019 e scade a maggio 2024.
Leggi anche: Chiamate e Sms intra-Ue, le telco contro la proposta di abolizione dei costi aggiuntivi
Mercato paneuropeo e consolidamento
L’abolizione è osteggiata dagli operatori, ma sarebbe indubbiamente un passo in avanti nel processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni in chiave paneuropea. Una misura che consentirebbe inoltre ai consumatori europei di acquistare una SIM card e di usarla in maniera permanente in un Paese europeo diverso da quello nel quale si vive. “Pensiamo se tali vincoli fossero eliminati”, diceva in occasione di ComoLake il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, favorevole alla misura che sarebbe un bel salto in avanti in ottica di mercato unico digitale e di consolidamento, e andrebbe di pari passo con un altro grande tema di stretta attualità in Europa, vale a dire l’abolizione del geoblocking anch’esso in discussione in questi giorni.
La protesta degli operatori
In una nota congiunta firmata da Ecta, GigaEurope, Etno e GSMA la preoccupazione delle telco Ue: “In previsione dei prossimi negoziati del trilogo, siamo fermamente contrari all’inclusione di misure volte a regolamentare le comunicazioni intraUE nell’ambito di applicazione del Gigabit Infrastructure Act, che riteniamo sarebbe in contrasto con gli obiettivi di questo strumento – si legge nella nota – Una recente valutazione di Analysys Mason (novembre 2023) stima che l’abolizione dei sovrapprezzi per le chiamate intra-UE potrebbe comportare una perdita di entrate di almeno 2,1 miliardi di euro per gli operatori nel quinquennio precedente al 2029 (non compresa la perdita di ricavi da pacchetti e SMS). Rimaniamo inoltre fermamente convinti che tale regolamentazione dei prezzi al dettaglio non sia giustificata. Considerato lo stato competitivo del mercato e la crescente disponibilità di alternative, la proposta del Parlamento europeo di abolire le sovrattasse al dettaglio non si basa su alcun fallimento del mercato”.
La proposta di abolizione dell’Europarlamento
Il 19 settembre scorso, via libera dalla commissione Industria de Parlamento europeo alla posizione negoziale di un progetto di legge Ue che chiede l’abolizione dei sovrapprezzi per le chiamate, i dati e gli SMS intra-Ue. Nel testo approvato con 48 voti a favore uno contrario e cinque astenuti.
Gli eurodeputati chiedono all’Ue di adottare una legislazione per regolamentare le chiamate intra-Ue prima che le attuali disposizioni scadano nel maggio 2024. “Si tratta di uno sviluppo straordinario atteso da tempo. Il Parlamento si fa nuovamente avanti a favore dei consumatori”, ha commentato in una nota diramata poco dopo il voto Ursula Pachl, vicedirettrice generale dell’Organizzazione europea dei consumatori.
“Chiamare qualcuno all’estero dal tuo Paese d’origine può comunque essere molto più costoso che chiamare qualcuno nel tuo Paese o chiamare a casa quando sei in viaggio all’estero, questo non dovrebbe essere il caso nel mercato unico dell’Ue che esiste da 30 anni”, ha proseguito Pachl. Dopo la fine delle tariffe di roaming, “questa differenziazione dei prezzi risulta confusa, sproporzionata e ingiustificata: è giunto il momento di porvi fine”, ha rimarcato.
Vedremo come andrà a finire.