La comunicazione d’impresa, se vuole essere contemporanea, non solo deve essere (anche) digitale, ma deve adattarsi a tempi che, come quelli che stiamo vivendo, richiedono di mettere in luce il rispetto del lavoro, la valorizzazione del talento, la relazione positiva con collaboratori e fornitori, la qualità dei processi produttivi e, nel contempo, coglierne le modalità con le quali accrescere la propria visibilità a dispetto di algoritmi poco generosi e disponibilità ancor più limitata da parte dei lettori ad una narrazione esclusivamente pubblicitaria.
Per queste ragioni, sui social media stanno prevalendo strategie di comunicazione che, all’interno di un perimetro condiviso e regolato, attivino “brand ambassador” interni sia per attirare talenti (employer branding) sia per supportare iniziative di carattere commerciale (social selling).
Perché queste strategie abbiano successo, occorre però affrontare alcune sfide non semplici, soprattutto sul piano organizzativo e culturale:
- predisporre una piattaforma adeguata a costruire e animare la community dei brand ambassador individuati;
- mettere a disposizione contenuti da veicolare esternamente secondo un piano editoriale chiaro e condiviso, secondo l’approccio tipico delle war room della comunicazione politica;
- formare i partecipanti attraverso pillole video e video live, contenuti interattivi, informazioni e conversazioni animate da veri e propri community manager;
- valorizzare le eccellenze, rispettare le diverse velocità di appredimento e comunicazione, supportare tutti nel merito di ciò che occorre comunicare all’estero e nel metodo di come può essere fatto al meglio;
- stabilire KPI orientati sia all’impegno profuso che al successo conseguito;
- ottenere una forte legittimazione dalla direzione generale del progetto;
- coinvolgere i partecipanti in ragione del loro ruolo aziendale, della loro familiarità con i social media e della loro relazione con l’azienda;
- Il ruolo di tali strategie infatti non è solo rivolto alla comunicazione esterna, ma è anche volto a valorizzare i collaboratori più motivati ed attivare quelli più “seduti”: la presenza social di entrambi sarà infatti arricchita e ne trarrà giovamento non solo l’azienda, ma l’immagine pubblica di tutti i professionisti coinvolti.