La tuta del metalmeccanico che tanto abbiamo visto nel corso della storia recente in film, programmi tv o nei servizi dei telegiornali non sarà più la stessa, dopo l’avvento delle tecnologie di nuova generazione nelle vecchie fabbriche, in una parola: i robot umanoidi.
Un progetto di ricerca avviato dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) e dall’Istituto italiano di tecnologia (Iit), denominato “ergoCub”, finanziato con 5 milioni di euro e della durata di tre anni, consentirà ai lavoratori, impiegati negli impianti del manifatturiero e nell’industria più in generale, di cambiare le tradizionali salopette blu e i camici da lavoro di linea con nuove tecnologie indossabili.
Una tuta di sensori per leggere il nostro corpo
Al loro posto arriverà una tuta sensorizzata, in grado di rilevare lo stato di salute psico-fisica della persona (tra cui battito cardiaco, frequenza respiratoria, temperatura corporea) e di elaborare una diagnosi in tempo reale.
Accanto agli impiegati sarà impiegata robotica avanzata, degli “umanoidi“, così sono stati definiti dal comunicato che annuncia il progetto di ricerca, che avranno proprio il compito di facilitare l’attività lavorativa dell’impianto, “determinando la necessità di sviluppare sistemi di percezione in grado di leggere il movimento dei lavoratori e analizzare i dati relativi alle sollecitazioni fisiche, così da evitare l’insorgenza di infortuni e malattie muscolo-scheletriche”.
“Con progetti come questo, noi cerchiamo di creare le condizioni per mettere a disposizione dei lavoratori e del sistema produttivo i risultati di un’attività di ricerca che sia in linea con l’evoluzione tecnologica e possa sempre contribuire a migliorare la vita delle persone”, ha dichiarato Franco Bettoni, Presidente Inail.
Un lavoro congiunto che dimostra “l’importanza di mettere in rete le eccellenze del nostro Paese, avendo come fine comune le ricadute verso i cittadini, come appunto l’utilizzo della robotica come un’opportunità per migliorare la sicurezza nell’ambiente di lavoro”, ha affermato Giorgio Metta, Direttore Scientifico Iit.
Il compagno robot
Si tratta del concetto ‘robot workmates’, cioè macchine collaborative che interagiscono con il lavoratore, “come veri compagni di lavoro”, con il compito di avvertire situazioni anomale, attraverso sistemi avanzati di percezione dello stato fisico dell’essere umano, e intervenire immediatamente a supporto, “anticipando il rischio di errore nel collega umano e gli infortuni dovuti a movimenti continui e ripetitivi”, si legge nel comunicato ufficiale.
Lo studio dovrà considerare gli effetti sul breve e sul lungo termine legati all’adozione di “robot workmates”, tra cui il rischio che il robot sia percepito come un intruso, che condiziona in modo limitante l’attività sul luogo di lavoro, invece che come un aiutante.
I dati e la nostra sicurezza
Il nuovo progetto nasce come attività di trasferimento tecnologico dei risultati ottenuti nell’ambito del progetto “AnDy” (Advancing anticipatory behaviors in dynamic human-robot collaboration), finanziato dall’Unione europea e coordinato dall’Iit, di cui l’Inail è partner.
In questa iniziativa, i ricercatori hanno sviluppato una tuta sensorizzata utile a registrare il movimento del corpo umano e a leggerne gli sforzi articolari, identificando così possibili rischi per la salute.
Le informazioni estratte dalla tuta possono essere così trasmesse a un robot, che interpreta i dati e si comporta di conseguenza per aiutare l’essere umano nei suoi compiti o in caso di malore sul posto di lavoro.