WIK Consult, la società di consulenza che per conto della Commissione Ue ha realizzato analizzato il fabbisogno finanziario per le reti ultrabroadband in Europa con un report ad hoc pubblicato a luglio, ha dato ragione al Governo italiano: i dati Ue sull’Italia, come evidenziato dal Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti con una lettera al Commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton dello scorso 4 agosto, non sono corretti. Lo ha detto nel suo intervento a ComoLake2023 – Next Generation Innovations, la conferenza organizzata da Now Italia a Cernobbio il 5, 6 e 7 ottobre, Ilsa Godlovitch, Director dell’ufficio brussellese di WIK Consult: “ha avuto ragione il Governo italiano a chiedere maggiori approfondimenti specifici sul quadro italiano” del fabbisogno economico per realizzare le nuove reti ultraveloci. D’altra parte, il report di alto profilo realizzato da WIK Consult è basato “su dati aggregate che riguardano diverse aree geografiche” che non restituiscono un quadro dettagliato valido per ogni singolo paese.
Valore indicativo e aggregato dei dati
I dati di partenza riguardano “la situazione della copertura in Germania”, da cui poi vengono dedotti i fabbisogni degli altri paesi in modo quindi soltanto indicativo. “Attenzione”, dice Godlovitch, i dati valgono in generale a livello Ue ma non per calcolare “le stime a livello nazionale”. Per arrivare a questo livello di dettaglio, “c’è bisogno di dati più approfonditi, come hanno fatto le autorità italiane”, dice testualmente Godlovitch al minuto 3’,05’’ – 3’,08’’ del suo intervento a ComoLake2023 (per attivare i sottotitoli in italiano, cliccare sull’icona ‘ingranaggio’; poi inglese (generati autonomaticamente) e dopo ‘traduzione automatica’ e infine scegliere ‘italiano’).
Il dato politico
Il dato politico rilevante è che a a suffragare i rilievi del nostro Governo, che per primo aveva chiesto più dati e quindi più tempo per valutare l’ipotesi di introdurre la normativa sul fair share, definita prematura e controproducente, sia stata direttamente la responsabile del report Ue usato dal commissario Breton per spingere, al contrario, l’adozione in Europa di una nuova tassa su Internet sulle Big Tech.
A questo punto, l’ipotesi fair share è invece del tutto tramontata per stessa ammissione del commissario Breton, che ieri ha rimandato al 2025 la presentazione di un nuovo pacchetto di norme sulle telecomunicazioni. Sarà quindi la nuova Commissione Ue, con nuovi commissari europei, ad occuparsi della vicenda e a decidere le priorità dopo la bocciatura della proposta degli incumbent in sede di consultazione pubblica.
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