La battaglia dell’Unione Europea per il Digital Single Market passa per l’abbattimento delle frontiere fisiche e digitali che separano gli stati membri. Bruxelles vuole abolire quello che definisce “protezionismo dei dati” a livello nazionale, per consentire una più fluida condivisione dei dati con particolare attenzione al libero accesso ai dati da parte delle autorità.
La proposta della Commissione sul libero flusso dei dati non personali riguarda informazioni sul registro delle imprese, sui trasporti, dati industriali machine-to-machine e dati sull’agricoltura e le condizioni meteo.
La libera circolazione dei dati all’interno dell’Unione è un obiettivo della Commissione, che ha presentato una nuova serie di norme per disicplinare il libero flusso dei dati non personali, da affiancare al nuovo Regolamento europeo per la protezione dei dati personali che sarà operativo dal 25 maggio del 2018.
L’obiettivo della Commissione Ue con il nuovo pacchetto di norme per regolare il “free flow”, il libero flusso dei dati non personali consentirà, nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario, “l’archiviazione e l’elaborazione dei dati non personali in tutta l’Unione, per rafforzare la competitività delle imprese europee e per modernizzare i servizi pubblici nel quadro di un mercato unico europeo per i servizi di dati efficiente – si legge in una nota della Commissione – L’abolizione delle restrizioni alla localizzazione dei dati è considerata, infatti, il fattore più importante per consentire all’economia dei dati di raddoppiare il proprio valore fino al 4% del PIL nel 2020”.
Il cosiddetto ‘pacchetto dati’ vieta agli stati membri la raccolta esclusiva ingiustificata sul loro territorio. E, allo stesso tempo, vuole garantirne l’accesso e la disponibilità indipendentemente dalla location del server che li conserva, con l’obbligo per i servizi cloud di assicurare sia la portabilità dei dati che la facilità nel cambiare contratto e fornitore, come avviene per esempio con gli abbonamenti telefonici.
In un post sul suo blog Andrus Ansip, Vicepresidente responsabile per il Mercato unico digitale, punta il dito contro il “Data protectionism”. Ansip vuole evitare la cosoddetta “localizzazione dei dati” incrementando pratiche transfrontaliere di storage e accesso dei dati non protetti dal GDPR. Insomma, l’obiettivo è rimuovere le barriere che impongono senza ragione l’archiviazione di dati all’interno di data center nazionali, a meno che non si tatti di dati sensibili per la sicurezza dei singoli stati.