Il caso

Comitato Levante Stop 5G scrive ai Comuni liguri: ‘Sospendere le autorizzazioni a nuovi impianti’ e chiede piano antenne e censimento (che già c’è)

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Il Comitato Levante Stop 5G scrive ai Comuni liguri e chiede di bloccare ogni intervento di adeguamento delle potenze e di nuove antenne, chiedendo una nuova mappatura degli impianti ignorando che il censimento degli impianti già c'è in tutti gli uffici tecnici.

Incredibile ma vero, i comitati cittadini no 5G continuano imperterriti la loro azione di boicottaggio nei confronti di nuovi impianti e degli aumenti di potenza, ormai approvati per legge, ed entrano a gamba testa sui sindaci. Il caso più eclatante arriva dalla Liguria, dove il Comitato Levante Stop5G (qui il link al gruppo su Facebook)  a tutti i Comuni liguri una pec per sollecitare l’emissione di “provvedimenti urgenti finalizzati a sospendere temporaneamente le autorizzazioni per l’installazione e/o il potenziamento di impianti di telecomunicazioni”. 

Azione di disturbo senza base giuridica

Un’azione di disturbo infondata e assolutamente illegittima, dopo l’entrata in vigore delle nuove norme a fine aprile che hanno sancito l’aumento dei limiti di emissione da 6 v/m a 15 v/m sul territorio nazionale. Un’azione di disturbo fuori tempo massimo, che si scontra peraltro con i reiterati appelli dei piccoli comuni in digital divide, che tutto vogliono fuorché restare tagliati fuori dalle nuove reti.

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Tra l’altro, il DL Coesione appena varato prevede la possibilità di bypassare i dinieghi dei sindaci, per raggiungere gli obiettivi di copertura fissati dal bando Italia 5G e non perdere così i fondi del PNRR.

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La rivolta di alcuni comuni del Tigullio

C’è da dire che nei mesi scorsi, soprattutto nella zona del Tigullio ligure, diversi sindaci su pressing del comi-tato no 5G, si sono schierati contro nuovi impianti e aumenti di potenza di quelli esistenti.

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A nulla sembra siano valsi gli ammonimenti giunti tra gli altri dal Governo e dall’Anci a dimostrazione di un certo storico scollamento fra Roma ed enti locali, con i sindaci sul territorio troppo spesso in difficoltà.

In più di un caso l’autorizzazione a nuovi impianti avviene anche grazie al principio del silenzio assenso, ma appena partono i lavori per l’installazione della nuova antenna arriva qualche comitato che blocca tutto chiamando in causa il sindaco locale.

Il caso ligure

Il comitato torna alla carica e nella sua missiva scrive che “In attesa di redigere la mappatura ed il regolamento delle antenne comunale, indispensabile a realizzare una gestione consapevole e responsabile dello spazio elettromagnetico comunale secondo i criteri di minimizzazione del rischio, riteniamo improrogabile da parte del sindaco e del consiglio comunale valutare tutti i provvedimenti utili a sospendere qualsiasi autorizzazione depositata a partire dal 29 aprile in merito alla costruzione e al potenziamento di impianti di TLC di qualsiasi genere”. Suggerendo gli attivisti, quale via percorribile, “anche un provvedimento del funzionario preposto, determina o altro, idoneo a sospendere tutte le autorizzazioni in attesa che il Comune provveda a completare la mappatura degli impianti nel territorio attraverso appositi strumenti: regolamentazione e piano antenne”, sottolineando gli attivisti, rivolti ai Comuni, che “qualora doveste decidere di optare per tale soluzione, ai fini della validità di un provvedimento comunale di sospensione temporanea delle autorizzazioni, vi è ampia giurisprudenza che viene a supporto: l’iter di approvazione del piano antenne e del regolamento abilita il provvedimento in termini giuridici”.

Ma il piano antenne dei Comuni c’è già

In altre parole, il comitato dice ai comuni di fare un censimento e un piano antenne prima di qualunque nuova installazione, facendo finta di non sapere che il censimento il Comune già lo ha, perché è l’Ufficio Tecnico che rilascia le autorizzazioni.

Per quanto riguarda il Piano Antenne, non si tiene conto del fatto che nessun Comune potrà mai imporre una pianificazione dall’alto, perché i gestori hanno esigenze tecniche che i Comuni non conoscono, e che ancora meno conoscono le società che fanno i piani antenne (e che si fanno pagare una barca di soldi).

È vero che alcune Regioni impongono ai Comuni di dotarsi di regolamento o piano antenne, ma non ha senso fare né l’uno né l’altro se non si aprono tavoli con i gestori.

E questo i comitati sembrano volutamente ignorarlo.

Il caso di Genova Albaro

Sempre in tema di no 5G, spicca l’intervento contrario ad una nuova antenna a Genova, nel quartiere di Albaro, da parte di Franco De Benedictis capogruppo di FdI in Consiglio comunale.  

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