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Come organizzare al meglio un evento online (quarta parte)

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Definiti tutti i passaggi precedenti è arrivato il momento di cominciare a sponsorizzare il proprio evento. Il primo passo consiste nel definire le piattaforme e i luoghi da utilizzare per lo scopo.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

Negli ultimi due anni molte aziende sono state obbligate a trovare nuovi modi di entrare in contatto con il proprio pubblico. Vietate fiere ed eventi dal vivo, l’unica soluzione consisteva nel portare quei momenti di condivisione e riconoscimento nel mondo online. Sono quindi spuntati come funghi webinar e dirette live sui maggiori social.

E sebbene molti oggi dicono “non ne posso più dei webinar!”, il ruolo che hanno svolto in questi mesi è stato impagabile, e ha permesso a molte realtà di continuare a lavorare e a entrare in contatto con il proprio pubblico.

Anche noi di Neosperience abbiamo fatto largo uso dei webinar, soprattutto lungo l’ultimo anno: il grande successo ottenuto ci ha dato ragione per la scelta fatta, e ci ha permesso di comprendere il valore del lavoro svolto.

Consapevoli di ciò abbiamo deciso di condividere con voi il nostro modus operandi – attraverso una rubrica su Key4biz – per aiutarvi nella definizione strategica dei vostri eventi anche per i mesi e gli anni a venire: perché è certo che gli eventi online non spariranno come, speriamo, farà il Covid.

Ecco quindi in breve le nostre best practice, divise in 8 diverse fasi.

In questo terzo articolo descriveremo la quinta fase, ovvero quella inerente la promozione dell’evento sui diversi touchpoint.

Se non hai letto gli articoli precedenti sulle fasi 1, 2, e e 4 li puoi trovare all’interno della nostra rubrica, a questo link!

FASE 5

Promozione dell’evento sui diversi touchpoint

Definiti tutti i passaggi precedenti (scelta della piattaforma e calendarizzazione degli eventi, scelta di audience e obiettivi e definizione del tono e degli argomenti) è arrivato il momento di cominciare a sponsorizzare il proprio evento. Il primo passo consiste nel definire le piattaforme e i luoghi da utilizzare per lo scopo. C’è – sotto questo punto di vista – l’imbarazzo della scelta.

Sito internet, landing page, Facebook, LinkedIn, Instagram, Eventbrite e via dicendo sono tutte soluzioni valide, ognuna per i suoi motivi. Quello che vi consigliamo – comunque – e di non esagerare: come abbiamo visto anche nella fase 3, la qualità batte sempre la quantità.

Personalmente, noi di Neosperience utilizziamo solo 4 punti di contatto con il pubblico. Il nostro sito internet, alcune landing page dedicate (tra cui la landing di Zoom), la newsletter e LinkedIn.

Vediamo come li abbiamo adoperati.

Grazie al nostro sito riusciamo a sponsorizzare l’evento organicamente. Nello specifico, sono tre gli strumenti che utilizziamo per lo scopo: una sezione dedicata, una call to action dinamica nel top-menu, e i vari pop-up che siamo in grado di creare grazie al nostro tool proprietario per la lead generation Lead Champion.

Le landing page – invece – le utilizziamo come punto di arrivo di brevi campagne che realizziamo su Google e LinkedIn al fine di attirare pubblico all’evento e di fare brand awareness. Quella di Zoom in particolare la utilizziamo come destinazione per gli inviti one-to-one che mandiamo ai prospect più interessanti, che contattiamo direttamente su LinkedIn grazie a Sales Navigator (ne parleremo nel dettaglio nel prossimo articolo).

La newsletter la utilizziamo – invece – per invitare i partecipanti dei precedenti webinar. Molti oggi sono diventati degli assidui spettatori, cosa che non ci può che rendere molto orgogliosi. 


LinkedIn – infine – è la nostra vera piazza. In primis, sulla pagina aziendale realizziamo la sezione dedicata all’evento, dove far confluire buona parte della nostre attività di promozione.

Quando si crea un evento su LinkedIn ci sono due scelte possibili: tenerlo “chiuso” o “aperto”. Nel primo caso, l’utente per iscriversi deve lasciare la sua email, nel secondo no. A prima vista potrebbe sembrare migliore la prima opzione, ma non bisogna lasciarsi ingannare.

I problemi nel chiedere i contatti sono: 


  • L’utente non li cede volentieri, o almeno non subito. Se decidi di tenere l’evento chiuso, rischi di limitare la partecipazione
  • Molti ti lasceranno la loro email personale, e accetteranno la privacy policy di LinkedIn, non la tua: questo limita e di molto le attività di follow-up.

Realizziamo poi numerosi post da utilizzare nelle pagine delle società di gruppo e nei profili personali dei relatori e dei dipendenti. Il difficile in questo caso è riuscire a convincere i colleghi a fare attività di promozione sui propri profili social.

La soluzione migliore consiste nel creare materiale promozionale pronto all’uso, e di metterlo in condivisione su un canale di comunicazione definito (whatsapp, telegram, etc.): così facendo lo sforzo per i colleghi è minimo e saranno più disposti a darci una mano. 

Sulla piattaforma realizziamo inoltre – come detto precedentemente – le campagne a pagamento e – infine – gli inviti con messaggi one-to-one.

Da LinkedIn – mediamente – tiriamo fuori il 60/70% degli iscritti.

Le nostre scelte in questo campo – però – non sono assolute. La piattaforma da scegliere dipende sempre dagli obiettivi, dal pubblico scelto e da dove si è meglio posizionati. Se per esempio, avete 3000 followers su Facebook e solo 100 su LinkedIn, magari vi conviene concentrarvi sulla piattaforma di Zuckerberg…

Nel prossimo articolo, che pubblicheremo la settimana prossima, vi spiegheremo come portare pubblico al vostro evento. Continuate a seguirci!

Per approfondire:

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