Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Il rapporto di App Annie The State of Mobile è ormai uno dei più attesi dai professionisti del settore per la ricchezza delle informazioni e la capacità di ritrarre con dati specifici l’andamento di un mercato che, per continuare a essere dominante, deve mutare pelle ogni anno, al di là di ogni semplicistica riduzione percepita all’esterno, tra cui quella di essere costantemente “in crescita”.
L’evoluzione della telefonia mobile
Si è visto, invece, che non è semplicemente così: la telefonia mobile, per via di una concorrenza estremamente accesa, dall’introduzione dello smartphone ha attraversato diverse rivoluzioni, per poi toccare una sorta di picco tecnologico qualche tempo fa da cui si è divincolata grazie alla penetrazione in mercati crescenti.
Dal punto di vista dell’innovazione hardware e software le scommesse sono tante, dai telefonini foldable che ormai non sono più visti come una bizzarria ma come un’alternativa di lusso ma interessante al solito form factor, fino all’avvento del 5G, ma bisognerà vedere se saranno sufficienti a contrastare la saturazione del mercato e a spingere più consumatori a cambiare il proprio dispositivo più di frequente, se non proprio con la stessa regolarità di qualche anno fa, quando ogni nuovo modello era radicalmente diverso dal precedente.
Tra gaming e abbonamenti
Nel 2019, secondo il rapporto di App Annie, ci sono stati complessivamente 204 miliardi di download di app al mondo, per una spesa totale di 120 miliardi. Ogni utente, in media, passa 3,7 ore col suo dispositivo mobile ogni giorno, e l’user engagement della Gen-Z, quella venuta dopo i millennial, è superiore del 60% alle precedenti.
Più nel dettaglio, la crescita dei download annui è stata del 45% dal 2016, senza contare aggiornamenti e reinstallazioni, ma la situazione è ben diversa rispetto al passato: ora a trainare sono mercati come l’India (con un tasso di crescita pari addirittura al 190% in tre anni), il Brasile e l’Indonesia, mentre mercati già maturi come gli Stati Uniti fanno registrare tassi di gran lunga inferiori (5%), anche se non ancora pari allo zero.
Per quanto riguarda invece la spesa dei consumatori, rispetto al 2016 questa è più che raddoppiata, e oggi il 72% del denaro che viene impegnato in transazioni per le app è relativo al mercato dei giochi. Gli abbonamenti – vero modello economico vincente degli ultimi anni, da Dropbox a Netflix, da Spotify fino a Office 365 – hanno dato un contributo molto concreto alla crescita della spesa totale, e ora la loro fetta della torta è pari al 28%, rispetto al 18% del 2016.
Il mercato più grande rimane la Cina (ben il 40% della spesa mondiale), ma gli abbonamenti e gli acquisti in-app nei giochi sono riusciti a regalare il segno più alla spesa dei consumatori anche nei mercati più maturi come gli Stati Uniti, il Giappone, la Sud Corea e il Regno Unito.
Nel 2023, si calcola che l’industria della telefonia mobile contribuirà per ben 4,8 migliaia di miliardi al PIL globale.
Cinque ore al giorno con lo smartphone in mano
Tre ore e 40 minuti al giorno: è questo il quantitativo medio di ore che spendiamo con i dispositivi mobili, ma il dato non permette di capire appieno quanto questo valore sia molto più alto nei mercati emergenti come l’Indonesia – dove si arrivano quasi a sfiorare le cinque ore giornaliere – o in Cina e Brasile, entrambi superiori alla media; l’India è intorno alle 3 ore e 30 minuti, ma la crescita negli ultimi tre anni, e in particolare dal 2018 al 2019, è stata del 25%, la più alta dopo la Cina (60%, ma in virtù soprattutto del balzo tra 2017 e 2018) e a pari merito con il Canada e la Francia.
Il dato, che riguarda i telefoni Android, è comunque nettamente inferiore alle tre ore in altri mercati europei maturi, come la Francia stessa, l’Inghilterra e il Regno unito.
Abbonamenti in-app in crescita
Un altro dei trend più interessanti, come si accennava poco sopra, è quello legato agli abbonamenti in-app, quelli che, con una manciata di euro al mese, ci consentono di accedere istantaneamente a tutta la musica del mondo o giù di lì, leggere il nostro quotidiano preferito mentre facciamo colazione a casa senza dover nemmeno fare un salto in edicola, avere sempre nuovi contenuti, tra serie e film, da trasmettere alla sera e perfino trovare il partner perfetto.
Gli abbonamenti in-app costituiscono ormai il 96% della spesa nelle app non dedicate al gaming più importanti (con un dato più alto, in questo caso, per i dispositivi iOS rispetto a quelli Android).
A guidare la classifica sono Tinder – ormai uno strumento pienamente riconosciuto per la sua utilità anche da chi, anni fa, a sentirlo nominare si produceva in risolini e guance arrossite – Netflix e il suo corrispettivo cinese, Tencent Video.
E se in Google Play il 79% delle 250 app più redditizie negli Stati Uniti ha monetizzato con gli abbonamenti, su iOS la percentuale arriva al 94%.
Gen-Z, gli acquirenti di domani
La Generazione Z è costituita dai nati tra il 1997 e il 2012: anche se non ancora ai livelli della Generazione Alpha, ovvero quella successiva – “i figli dei Millennial”, cresciuti letteralmente con l’iPad in mano a calmare pianti e capricci –, comprende in ogni caso ragazzi che hanno una dimestichezza assoluta con i dispositivi mobili, con 3,8 ore trascorse in media ogni giorno tra le 25 app non dedicate al gaming (tra le quali, ovviamente, spopolano messaggistica e social network, come WhatsApp, Instagram, TikTok, Snapchat e così via) e 150 sessioni ogni mese per ciascuna app dello stesso gruppo.
Il 98% della Gen Z possiede uno smartphone, e proprio in questi giorni, secondo le stime, si sta verificando il passaggio che fa di questi giovani e giovanissimi la fetta più grande della popolazione mondiale, circa un terzo. Per questo l’imperativo per tutti gli operatori del settore, da chi offre gli abbonamenti (su SosTariffe.it si trovano sempre, pronte da comparare, le offerte più convenienti per avere minuti illimitati e gigabyte a volontà per la navigazione mobile) a chi elabora nuove app, è conquistarli: la vera sfida che, come grimaldello, sembra puntare soprattutto sui Core Games, i più immersivi, quelli dai quali staccarsi sarà ancora più difficile di prima.
Fonti: https://www.appannie.com/en/insights/market-data/state-of-mobile-2020-infographic/