Le infrastrutture digitali che oggi supportano la nostra vita quotidiana non sono più semplicemente dei canali per far circolare informazioni, ma il motore invisibile di un’economia sempre più basata su dati, intelligenza artificiale e connettività globale. Il traffico dati globale continua a crescere a ritmi vertiginosi: nel 2029, tra soli cinque anni, si stima che raggiungerà 466 exabyte al mese, complice l’adozione massiccia del 5G e l’espansione delle reti Fixed Wireless Access o FWA (per conoscere le migliori offerte in ambito di Internet casa tradizionale o con FWA, basta dare un’occhiata ai comparatori di SOSTariffe.it). Ma questa crescita, del tutto senza precedenti e imprevedibile anche considerando i tassi ritenuti affidabili fino a pochi anni fa, richiede più di semplici ampliamenti infrastrutturali: le reti devono diventare più intelligenti, adattabili e sicure. In questo contesto, l’intelligenza artificiale (AI) e la virtualizzazione delle reti stanno assumendo un ruolo centrale: on si tratta solo di migliorare la velocità o la capacità delle reti, ma di ridisegnare da zero come i dati vengono gestiti, distribuiti e protetti.
A che cosa può servire la virtualizzazione delle reti
Il mondo connesso non si accontenta di crescere, ma si si espande a velocità esponenziali. Nel 2022, il traffico dati globale ha già raggiunto i 396 exabyte al mese, e con la previsione di arrivare a 466 exabyte entro il 2029, è chiaro che siamo di fronte a una sfida colossale. Questo incremento è spinto da una serie di fattori, tra cui l’aumento del consumo di video in streaming, la diffusione dei dispositivi IoT (Internet of Things) e le applicazioni emergenti come la realtà aumentata e virtuale.
Sbaglia però chi pensa che per risolvere il problema sia sufficiente aumentare le reti esistenti, esattamente come non si risolve il traffico aggiungendo nuove strade e nuove corsie senza cognizione di causa. È necessario ripensare tutta la gestione, perché le soluzioni tradizionali, basate su infrastrutture hardware fisiche, non sono più sufficienti per affrontare queste nuove dinamiche. È qui che entra in gioco la virtualizzazione delle reti, un concetto che permette di gestire il traffico dati in modo più dinamico e flessibile. Progetti come il Janus di Comcast, che utilizza tecnologie AI per la gestione del traffico in tempo reale, sono esempi di come l’industria stia cercando di rispondere a questa crescita.
Così la virtualizzazione, un tempo considerata una soluzione sperimentale, è ora al centro della strategia di gestione delle reti, visto che questo approccio consente di spostare le funzioni di gestione del traffico dati su piattaforme cloud, riducendo la dipendenza da hardware fisico e aumentando la capacità di adattarsi rapidamente a fluttuazioni di traffico.
La rete che cura sé stessa
Poiché gestire il volume crescente di dati richiede più di semplici aggiornamenti infrastrutturali ma richiede reti più “intelligenti”, l’intelligenza artificiale sta rapidamente diventando il fulcro della gestione del traffico e delle risorse digitali in virtù delle sue caratteristiche intrinseche di rapidità, capacità di confronto su larghissima scala e flessibilità. La sua capacità di analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, identificare anomalie e ottimizzare i flussi di traffico sta rivoluzionando la gestione delle reti.
Si è accennato al progetto Janus di Comcast, uno dei pionieri in questo campo. Utilizzando AI e tecniche di machine learning, Janus consente di monitorare e ottimizzare le reti in tempo reale, riducendo i tempi di inattività del 25% durante i picchi di traffico e migliorando l’affidabilità. Queste reti AI-driven hanno potenzialità di tutto rispetto: fra le altre cose, sono anche in grado di “autodiagnosticarsi”, identificando problemi prima ancora che diventino visibili agli utenti e intervenendo automaticamente per risolverli. In più, Janus permette di scalare dinamicamente la capacità di rete in risposta ai picchi di traffico, come durante eventi sportivi in streaming in alta definizione o situazioni di grande consumo di dati e ridurre l’impatto ambientale, grazie all’uso di hardware più efficiente e all’ottimizzazione dei consumi energetici nelle reti virtualizzate.
Oltre alla gestione del traffico, l’intelligenza artificiale gioca un ruolo cruciale nella sicurezza. L’adozione di tecnologie AI da parte di aziende come Fortinet ha dimostrato che l’AI può ridurre notevolmente i tempi di risposta agli attacchi informatici, soprattutto nel rilevamento di minacce sconosciute; uesto tipo di risposta automatizzata è fondamentale per proteggere infrastrutture sempre più complesse e bersagliate da attacchi informatici sofisticati.
Non fidarsi mai di nessuno
Mentre le reti diventano più complesse, anche le minacce informatiche si evolvono. Per questo motivo, la sicurezza digitale è diventata una delle principali preoccupazioni per le aziende e i governi. Il modello di sicurezza “zero trust”, che si basa sul principio di “mai fidarsi, sempre verificare”, è diventato uno standard nell’era delle reti virtualizzate. Il principio alla base di “zero trust” è semplice: non importa chi o cosa richiede accesso a una rete, ogni richiesta deve essere autenticata e verificata. Questo approccio si è dimostrato particolarmente efficace nel prevenire accessi non autorizzati, anche da utenti apparentemente fidati. C’è però da dire che la complessità delle reti moderne richiede più di semplici verifiche manuali, e così l’intelligenza artificiale viene ora utilizzata per monitorare continuamente le reti, identificando potenziali minacce e agendo in modo proattivo per prevenire attacchi.
Le interruzioni su larga scala, come quella causata dall’aggiornamento difettoso di CrowdStrike che ha coinvolto oltre 8,5 milioni di dispositivi Windows, hanno messo in luce la vulnerabilità delle infrastrutture globali e la necessità di soluzioni di sicurezza avanzate. La combinazione di AI e zero trust non solo migliora la protezione, ma riduce anche la possibilità di errori umani, garantendo una sicurezza più solida e affidabile.
Il ruolo del 5G nella telefonia mobile
Un ruolo importante nella gestione delle nuove infrastrutture digitali, per quanto riguarda la telefonia mobile, spetterà ovviamente anche al 5G, una delle innovazioni più rilevanti nel panorama delle telecomunicazioni moderne. Secondo l’Ericsson Mobility Report, entro il 2029 il 5G gestirà circa il 75% del traffico dati mobile globale. La tecnologia non solo aumenterà la capacità delle reti, ma permetterà anche di offrire servizi innovativi come il network slicing, che consente di dedicare porzioni personalizzate della rete a specifiche applicazioni o settori. Il 5G ha anche il potenziale di trasformare l’industria attraverso l’adozione di applicazioni di realtà aumentata e virtuale, veicoli autonomi e sistemi di controllo industriale a distanza. Gestire questo volume di traffico richiederà infrastrutture altamente scalabili, ancora una volta supportate da AI e strategie di virtualizzazione, per garantire la flessibilità e la resilienza necessarie.
Fonti: https://www.ericsson.com/en/reports-and-papers/mobility-report/dataforecasts/mobile-traffic-forecast
https://www.illumio.com/blog/top-cybersecurity-news-stories-from-september-2024
https://www.infopulse.com/blog/telecom-network-optimization-ai